“Siamo ancora in tempo a fermare la deriva di Renzi”. Intervista a Chiara Geloni

CHIARA GELONI

CHIARA GELONI (Contrasto)

Ieri si è svolta direzione del PD. Sabato prossimo si terrà, a Roma, l’Assemblea Nazionale per la convocazione del Congresso. Come si svilupperà? Per alcuni osservatori la scissione si fa sempre più vicina. Andrà davvero così? Ne parliamo, in questa intervista, con Chiara Geloni, giornalista ed ex direttore di YouDem TV ai tempi della Segreteria PD di Pierluigi Bersani.

Chiara, la direzione non ha soddisfatto, secondo le parole di Bersani, la Sinistra PD. Francamente l’impressione,  agli occhi della gente, che la Sinistra PD sia incontentabile. Non Volevano il Congresso? 

Il congresso è previsto nel 2017 per statuto, non si tratta di volerlo o meno. È vero che i non renziani del Pd hanno detto nei mesi scorsi che accelerare verso le elezioni anticipate prima di fare il congresso, e quindi senza fare un bilancio di questi anni e presentare una nuova proposta agli italiani, sarebbe stata una forzatura inaccettabile. Però, e anche questo era stato detto da tempo, lo sarebbe altrettanto un congresso che si risolva solo in una conta per rilanciare la leadership di Renzi e gli consegni un mandato in bianco per esercitare i pieni poteri. E anche sull’impressione che tutto questo fa “agli occhi della gente” sarei più cauta nel giudicarlo.

Cosa è mancato nell’intervento di Renzi? 

Non ha preso nessun impegno circa un congresso vero che dia la possibilità di un vero confronto politico, salvo vaghe allusioni alle regole (poi sui giornali di oggi ha detto “li seppelliremo con le loro regole”, virgolettato smentito ma che faccio fatica a ritenere inventato). Ha ripetuto che chi perde dovrà rispettare chi vince, come se in un partito non fosse necessario e dovuto anche il contrario. Non ha nemmeno detto che, come prevede lo statuto in caso di congresso anticipato, si dimetterà formalmente in assemblea. Ha eluso il fatto che il Pd come partito di maggioranza relativa ha responsabilità innanzitutto verso l’Italia e verso i nostri alleati europei. Ha accennato con nonchalance al fatto che il tesseramento si chiude il 28 febbraio, cioè tra quindici giorni, e sembra non avere idea dello stato in cui è il partito sui territori. Infine ha respinto un documento della minoranza che impegnava il Pd a sostenere il governo a prescindere dagli esiti del congresso. Non ci sono molti elementi per sentirsi garantiti.

La Sinistra teme che  Renzi faccia cadere il governo prima della scadenza della legislatura. Pensi davvero che Mattarella non faccia nulla?

La mia fiducia nel presidente Mattarella è totale. Ma il presidente della repubblica non è onnipotente e la nostra è una democrazia parlamentare. Se il partito di maggioranza relativa, se la maggioranza del parlamento gli chiedono di sciogliere le camere lui deve farlo. Mattarella è il garante della costituzione e la costituzione dice questo.

Torniamo al Congresso. La Sinistra PD  Si presenta con ben tre candidature, e forse si candiderà Andrea Orlando. Vi sarà una convergenza su di lui? 

Vedremo quali saranno le candidature al momento di presentarle. Andrea Orlando ieri ha detto molte cose apprezzabili sul fatto ad esempio che non ci serve una conta e che le primarie rischiano di diventare la sagra dell’antipolitica e altre inaccettabili (come la richiesta di autocritica a chi ha votato No, evitando che il Pd venisse seppellito – davvero – dalla valanga referendaria), e comunque non ha rotto con Renzi, non gli ha votato contro e non si è candidato. Mi aspetto intelligenza e generosità da tutti gli aspiranti segretari, in ogni caso. Ma prima di tutto la minoranza Pd dovrà capire se ci sono le condizioni per partecipare a questo congresso. Poi si discuterà di chi candidare e sostenere.

Molti osservatori affermano che la scissione sia più vicina. Nel week end si svolgerà l’assemblea per indire il Congresso. Pensi che la scissione avverrà platealmente in assemblea? 

Alzarsi e uscire con le bandiere come a Livorno nel 1921 dici? Scenario affascinante, non lo nego… Specialmente per una di formazione democristiana come me sarebbe un’esperienza nuova! Scherzi a parte, si entra in una fase in cui la forma è più che mai sostanza. L’assemblea deve svolgersi regolarmente secondo le procedure statutarie: numero legale, dimissioni del segretario, elezione di un reggente e della commissione congressuale nel rispetto del pluralismo interno eccetera. Questo è il minimo. Il rispetto delle regole comuni in questo passo d’avvio del congresso darà il tono a tutto ciò che seguirà poi.

Cosa dovrebbe succedere per evitare una scissione che farà molto male al popolo della Sinistra?  C’è una persona seria che sta cercando di evitare questo: Gianni Cuperlo. Come giudichi il suo ruolo?

Condivido sempre quello che dice Cuperlo, non sempre capisco la sua strategia. Mi auguro che non solo lui, ma tanti, stiano lavorando per evitare una scissione che sarebbe la fine di un progetto al quale ho creduto e lavorato per più di vent’anni e che continuo a ritenere una proposta giusta per l’Italia. Ho letto che qualcuno dice che la sinistra Pd cerca pretesti per rompere. Io dico che da tre anni, e non solo io, stiamo cercando pretesti per restare. Nonostante minacce, insulti, umiliazioni personali, politiche e professionali. In molti purtroppo non ne hanno potuto più e hanno già lasciato il Pd. Non parlo di deputati ma di elettori, militanti, gente che non ha più preso la tessera e non ci ha più votato. Ora questa idea politica può riprendere fiato o finire. In questi cinque giorni io guarderò e giudicherò cosa faranno coloro che ieri hanno taciuto o espresso critiche alla stagione renziana e poi gli hanno votato a favore, coloro che possono fermare la deriva verso la trasformazione del Pd in partito di Renzi. Credo che in molti come me pensino con le parole di De André: anche se voi vi credete assolti siete lo stesso coinvolti.