“Penso che per il nuovo Centrosinistra il dialogo con il PD sia necessario”. Intervista a Bruno Tabacci

 Sono giorni complicati per la politica italiana. Giorni che fanno registrare riposizionamenti politici. Tra questi ci sono state le dimissioni del ministro centrista Costa.

Anche a nell’  ambito del Centrosinistra si registrano movimenti e azioni che dovrebbero puntare ad un ridisegno complessivo. Tra questi ci sono quelli di Giuliano Pisapia. Ieri l’ex Sindaco di Milano era a Roma dove ha incontrato diversi leader politici dell’area del centrosinistra. La famosa  “cabina di regia” di “Insieme” slitta ancora. Molto probabilmente la prossima settimana  il quadro sarà più chiaro.  Per parlare delle prospettive di “Insieme” e , più in generale, di un centrosinistra rinnovato (o allargato) abbiamo sentito uno dei leader politici che sta lavorando a questa prospettiva in stretta sintonia con Giuliano Pisapia: Bruno Tabacci.  Tabacci è deputato ed è leader di “Centro Democratico”.

Onorevole Tabacci, partiamo da una sua affermazione: per lei “Giuliano Pisapia è il nuovo Prodi”. Perché?

Diciamo che la sua capacità di tenere uniti, mettere insieme, di federare persone posizioni che vengono da culture diverse è stato sperimentata dalla primavera milanese del 2011 quando riuscì a conquistare il Comune di Milano e io, poi, mi trovai in giunta , nominato da lui (Pisapia) a fare l’Assessore al bilancio. Quindi questa sua capacità di mettere insieme, coagulare è dimostrata da un precedente che ha fatto storia e ,in Italia, ci sarebbe bisogno di una operazione analoga in questa fase.

Ora Prodi, che ha spostato la sua tenda ancora più distante dal PD, darà una mano a costruire il “centrosinistra allargato”. Non sono troppi due “federatori”?

Il contributo del Professor Prodi è determinante decisivo e lui tutte le volte che ne ha fatto cenno ha detto che non si sentiva in campo in prima persona ma che avrebbe a iutato cosa che poi lo ha fatto anche con i suoi interventi pubblici  e ha sempre tenuto questa linea, per questo noi gli siamo grati

“Insieme”,organismo che sta nascendo dopo la recente manifestazione di Piazza Santi Apostoli, a questo guardano, tra gli altri, anche due leader di Articolo 1 che pesano assai: D’Alema e Bersani. Come sappiamo questi leader hanno pensieri diversi, per meglio dire “sfumature” (chiamiamole così), sul destino del Centrosinistra italiano. Però con un punto in comune: l’avversione a Renzi. Pensa che il dialogo con il PD di Renzi sia impossibile?

Io penso che il dialogo con il PD sia necessario, ovviamente pensiamo ai milioni di elettori, alle migliaia di attivisti che hanno creduto e credono nel ruolo del Partito Democratico, questo a prescindere dal segretario, che di volta in volta è chiamato a rappresentarne la linea e le eventuali scelte conseguenti. Quindi non è una questione di pro o contro Renzi, noi vogliamo dialogare con il PD e con i suoi elettori e credo che questo sia possibile, e credo anche che “Articolo 1” debba togliersi dalla sindrome della scissione, hanno compiuto questa scelta ma adesso bisogna guardare avanti non indietro.

E’ superata la diffidenza di Articolo 1 nei vostri confronti?

Non so se ci sia mai stata diffidenza, ma se c’è stata da parte di Articolo 1 si è trattato di un errore di valutazione perché noi nasciamo proprio con l’esperienza delle primarie del 2012 e con le elezioni politiche del 2013 con “L’Italia Bene comune” che aveva tre soci che avevano sottoscritto quel manifesto, uno del PD, uno di SEL di Vendola, e poi c’eravamo noi. Quindi non credo ci sia posto per fraintendimenti, è bene però che Articolo 1 non creda di essere l’ombelico del mondo perché se fosse così sbaglierebbe.

Torniamo al Pd. Renzi dice: parliamo di programmi e non di coalizioni…

Lui è preso da questa sindrome della cavalcata solitaria, per cui presume di interpretare da solo gli umori del paese e quindi diffida dall’opzione della coalizione, io invece credo che coalizzare anche esperienze diverse sia fondamentale se si vuole poi dar vita a delle maggioranze che siano capaci di governare un Paese come il nostro.

Adesso che Alfano ha rotto con il PD, per confluire nel centrodestra, questo potrebbe aiutare una  possibile riorganizzazione del centrosinistra? In questo il suo gruppo potrebbe giocare un ruolo…

Alfano intanto diciamo che ha reagito a delle provocazioni che ha subito nelle settimane scorse, Renzi, infatti, ha tentato di liquidarlo anche in malo modo dopo che lui in tutta questa legislatura era stato leale, prima al governo Letta, poi al governo Renzi e, adesso, a quello                              Gentiloni. Io dico questo perché cerco di tenere alta la mia tensione di onestà intellettuale, quindi non mi va di dire una cosa solo perché conviene dirla, la dico se ne sono convinto. Ora, lui ha reagito (alle provocazioni), ed è chiaro che non essendoci spazio per azzardare una collaborazione elettorale di centro-sinistra per tantissime ragioni, ha dovuto riprendere il percorso che ben conosce, cioè il ritorno da Berlusconi. Questo lo si può guardare come lo si vuole, ma la politica è un po’ geometria, se non ci sono le condizioni per andare in una direzione e si decide di rimanere in campo si è costretti a scegliere l’altra. Il problema del centro-sinistra però si pone ugualmente, noi crediamo di poter dare un contributo e lo diamo, non è perché se Renzi non crede alla coalizione in questo momento noi cambiamo campo, siamo in questo campo e speriamo quindi di riportare il centro-sinistra almeno ad essere competitivo, perché così com’è c’è il rischio di non giocare nemmeno la partita.

Dopo la manifestazione di Santi Apostoli si è parlato di “cabina di regia”. Finora non siè visto nulla. Chi, secondo lei, dovrebbe farne parte?

Noi il primo di Luglio abbiamo fatto questa manifestazione tutti convinti, per la verità se ci fosse stata qualche bandiera rossa in meno era pure meglio, non perché le bandiere rosse debbano essere espunte, ma per il fatto che se si concorda che si fa una manifestazione senza bandiere per mettere in evidenza il fatto che si tratta di un cosa nuova allora bisogna rispettare le scelte che si hanno. Sul terreno concreto è chiaro che la cabina di regia è la conseguenza anche di scelte politiche che devono essere nette, ad esempio nei confronti del governo Gentiloni io non credo che si possa lavorare per andare ad una rottura tanto più che in questo momento Gentiloni si muove con forte autonomia anche rispetto al Partito Democratico, quindi si possono fare le cabine di regia se non hanno opinioni troppo distanti, se no si fa solo confusione.

A lei andrebbe bene Paolo Gentiloni come prossimo premier per tutto il centrosinistra?

Paolo Gentiloni ha dato di sé una buona prova, è dotato di grande equilibrio, di grande serietà e credo che potrebbe essere il riferimento per il governo della prossima legislatura.

Ha un consiglio dare a Matteo Renzi?

È difficile dare dei consigli a Matteo Renzi anche perché normalmente non li sollecita e quindi a una persona normale non viene nemmeno in mente di darglieli. Se sfoglio il suo ultimo libro vedo che aveva detto che avrebbe parlato del “nuovo” Renzi ma in realtà ha parlato molto del passato e ha riconfermato tutti gli strascichi che hanno accompagnato la sua  , per molti aspetti straordinaria, esperienza politica ma anche fatta da punture eccessive che hanno finito per lasciare lungo la strada un sacco di avversari che via via gli sono diventati nemici.

Un giudizio sulle dimissioni del Ministro Costa?

Il governo può andare avanti senza problemi. Le dimissioni di Costa sono un po’ ambigue perché, se aveva queste ragioni insuperabili, sarebbe stato più saggio se lo avesse fatto prima . Quindi il governo può benissimo andare avanti.

 

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