Il Senato ha approvato, nei giorni scorsi, la nuova legge sulla legittima difesa. Il provvedimento passa ora all’esame della Camera. Il testo è passato con 195 favorevoli, 52 contrari e un astenuto. Il provvedimento è stato approvato grazie ai voti della maggioranza Lega-M5s a cui si sono aggiunti quelli dei senatori di Forza Italia e Fratelli d’Italia. Contrari gli esponenti del Pd (che però approva l’articolo 2 su chi “agisce in stato di grave turbamento”) e di LeU. Il testo approvato pone non pochi problemi di etica-politica Il testo allarma, tra gli altri, l’Associazione Nazionale dei Magistrati. Altri osservatori pongono l’accento sulla regolamentazione dell’uso delle armi. I due temi sono correlati. Infatti, secondo quanto evidenzia il “Primo Rapporto sulla filiera della sicurezza in Italia” del CENSIS, «Il rischio – scrive il CENSIS – è di un aumento non controllato dei cittadini armati che, a fronte della presenza di una forte insicurezza tra la popolazione, potrebbe portare ad una pericolosa “americanizzazione” della società civile, con un aumento esponenziale di quanti sparano e di quanti uccidono». Il CENSIS avverte: «Con il cambio delle regole e un allentamento delle prescrizioni, ci dovremmo abituare ad avere tassi di omicidi volontari con l’utilizzo di armi da fuoco più alti e simili a quelli che si verificano oltre Oceano. Le vittime da arma da fuoco potrebbero salire in Italia fino a 2.700 ogni anno, contro le 150 attuali, per un totale di 2.550 morti in più». Un dato su cui a cui si dovrebbe prestare particolare attenzione prima di modificare la legge sulla legittima difesa.
Su questo tema, della regolamentazione, torneremo prossimamente. Oggi vogliamo offrirvi alcuni spunti di riflessione sulla legge a partire dalle vittime. Lo facciamo con due donne impegnate, sia pure da prospettive diverse, su questa frontiera. Si tratta di due donne che sono Presidenti di associazioni per le vittime (Aldrovandi per vittime di omicidi per rapine ecc,, Neri per le vittime di omicidi con armi da fuoco legalmente detenute).
Avvocato Elisabetta Aldrovandi (Osservatorio Nazionale Sostegno Vittime)
Avvocato, Può presentarci in breve l’Osservatorio: Come nasce e quali sono le finalità?
L’Osservatorio Nazionale Sostegno Vittime è una grande famiglia, formata da decine di vittime di reati violenti, donne stuprate, familiari di persone uccise durante aggressioni o da ex compagni, vittime di lesioni gravissime.Il nostro scopo è cambiare il sistema normativo, modificandolo in quelle parti in cui non fornisce adeguata tutela ai diritti delle Vittime, le quali troppo spesso, oltre a subire il fatto di reato, subiscono anche la beffa dell’ingiustizia nelle aule dei tribunali. E questo per una stratificazione legislativa che nel corso degli anni ha concesso molteplici benefici a pioggia a imputati e condannati, assottigliando sempre più i diritti delle Vittime di reato. Scriviamo, pertanto, disegni di legge, che sottoponiamo all’attenzione di parlamentari disposti a sostenerci, e che vengono depositati alla Camera e al Senato, perché crediamo fermamente che le battaglie per le Vittime si vincano partendo non dal basso, con manifestazioni e cortei, ma dall’alto, andando a modificare ciò che a livello legislativo non funziona.
La vostra associazione si è fatta promotrice di varie proposte di modifica della legge sulla “legittima difesa”. Per quali motivi? E quali sono i punti più importanti che avete proposto?
Sosteniamo questo disegno di legge di modifica della legittima difesa e del furto in abitazione e con destrezza perché nella nostra associazione abbiamo Franco Birolo, Francesco Sicignano, Mario Cattaneo, Graziano Stacchio, tutte persone che, per essersi difese da aggressioni di malintenzionati entrati in casa loro, hanno subìto mesi o anni di gogne processuali e mediatiche, con conseguente gravissimo turbamento emotivo, psicologico, familiare, e ingente danno economico per le spese legali affrontate, e quindi conosciamo da vicino le storie di persone che, per essere state costrette a difendersi dal pericolo di essere uccise, si sono difese e per questo hanno avuto, di fatto, l’esistenza rovinata. In agosto 2018 sono stata audita assieme ad alcuni di loro in Commissione Giustizia al Senato in merito al disegno di legge di modifica dell’art. 52 del Codice Penale, proponendo, tra gli altri suggerimenti, il patrocinio a carico dello stato indipendentemente dal reddito in caso di proscioglimento o assoluzione, l’impossibilità per l’aggressore ferito o per i suoi familiari, se ucciso, di chiedere i danni in sede civile, e, per il furto in abitazione e lo scippo, la sospensione della pena subordinata al risarcimento del danno alla persona offesa. Tutte proposte accolte e inserite nel testo di legge approvato in Senato.
La legge prevede che “…sussiste sempre il rapporto di proporzione quando qualcuno “usa un’arma legittimamente detenuta o altro mezzo idoneo al fine di difendere: a) la propria o la altrui incolumità; b) i beni propri o altrui, quando non vi è desistenza e vi è pericolo d’aggressione”. Pensa che possa esserci il pericolo che questa legge possa indurre i cittadini ad armarsi, con la conseguenza di avere ancora più vittime anche tra le persone che intendono difendersi da furti o rapine? Se sì, quali attenzioni andrebbero prese?
Non ritengo che possa sussistere questo pericolo, poiché, se è vero che i casi principali di legittima difesa hanno visto l’uso da parte di chi si è difeso delle armi da fuoco, è altrettanto vero che in casa tutti noi possediamo armi atte a offendere, dai coltelli, alle forbici, a suppellettili di vario genere. In ogni caso, credo che si potrebbe pensare a una normativa che preveda l’introduzione di armi cosiddette da difesa “abitativa”, magari più leggere, meno offensive di quelle a uso sportivo o da caccia, seppure forse questa soluzione potrebbe, in realtà, avere l’effetto di aumentare considerevolmente il ricorso alle armi, anche da parte di chi, come per esempio le donne, nella maggior parte dei casi non le utilizza soprattutto per difficoltà nel maneggiarle e per il timore che un’arma da fuoco “classica” certamente provoca.
Gabriella Neri (“Ognivolta” onlus)
Signora Neri, ci può presentare in breve la vostra onlus? Come è nata e qual è l’impegno principale?
L’associazione “ognivolta – familiari e amici di Luca e Jan – Onlus” nasce nel 2012 in seguito ad un evento drammatico e luttuoso accaduto il 23 Luglio 2010 a Massarosa in provincia di Lucca, presso la Gifas Electric: mio marito Luca Ceragioli, direttore generale dell’azienda, e il suo collaboratore Jan Hilmer vennero uccisi a colpi di arma da fuoco dall’ex collega Paolo Iacconi, che poi si suicidò a sua volta nei bagni dell’azienda.
Quest’ultimo aveva alle spalle diversi tentativi di suicidio con psicofarmaci e altrettanti TSO e, nonostante questo, deteneva regolarmente un porto d’armi per uso sportivo e una pistola che quel giorno portò con sé per compiere quell’efferato omicidio.
Nel 2012 abbiamo fondato “ognivolta”, la cui mission è principalmente quella di fare pressione a livello parlamentare affinché la legislazione preveda controlli più efficaci in materia di rilascio e rinnovo delle licenze per porto d’armi, perché un’arma in mano a un soggetto disturbato psichicamente può essere fatale, come lo è stato per noi.
In questi giorni il Senato ha approvato la modifica della legge sulla “legittima difesa” che ora passerà all’esame della Camera. Come valuta le modifiche alla legge? Pensa che siano possibili miglioramenti?
Quello che percepisco dal testo di questa legge, che va a modificare e “allargare” maglie di una normativa già esistente, è un’eccessiva autonomia nella difesa in situazioni di pericolo di persone o beni (categorie associate in modo evidentemente improprio), che a mio parere può andare a scapito della fiducia nelle Istituzioni che operano per la sicurezza dei cittadini. Mi crea perplessità che in una situazione di “grave turbamento” che cita la legge, si autorizzi una reazione anche con un’arma da fuoco, perché proprio in uno stato emotivo alterato sorge il pericolo di reazioni incontrollate e di incapacità a gestire atti di difesa.
Nel disegno di legge è prevista l’assistenza legale a carico dello Stato per gli imputati che invocano la legittima difesa a seguito di un fatto di sangue nel proprio domicilio. Se questo nuovo provvedimento è ragionevole, devo però ricordare che lo Stato italiano non risarcisce in modo adeguato le vittime di reati violenti, tra cui le vittime di omicidi compiuti da legali detentori di armi. Sarebbe perciò necessario uniformare i diritti, o forse il “capitale umano” è vittima anch’esso di ideologie politiche?
C’è il pericolo che questa legge possa indurre i cittadini ad armarsi con la conseguenza di avere ancora più vittime, anche tra le persone che intendono difendersi da furti o rapine? Se sì, quali attenzioni andrebbero prese?
Anche se i mezzi per difendersi possono essere di diversa natura, è innegabile che la “pistola sul comodino” sembra dare più sicurezza a chi vive in uno stato di paura nella propria abitazione o posto di lavoro. Paura spesso dettata dal condizionamento mediatico che non di rado mette in secondo piano le conseguenze che possono devastare la coscienza di una persona che toglie la vita ad un’altra, qualsiasi sia il motivo. Dico questo con convinzione, nonostante la mia vicenda personale. Non posso pensare che le nostre case, i nostri posti di lavoro, i luoghi dove condividiamo affetti, amori, fatiche, progetti e princìpi etici, siano minati da oggetti che per loro natura possono togliere la vita a un essere umano.
In ogni caso, le leggi dovrebbero garantire che quanto meno chi sceglie di avere con sé un’arma sia monitorato più di frequente e qualora insorgano problemi psichiatrici vi sia un collegamento in tempo reale fra strutture sanitarie e forze dell’ordine per provvedere ad un ritiro cautelativo del porto d’armi e dell’arma stessa, per evitare un uso che esploda in tragedie come la nostra.
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