Ecco cosa c’è dietro la vendita di Magneti Marelli. Intervista a Giuseppe Sabella

(Gettyimages)

Come noto, FCA ha ceduto Magneti Marelli alla società giapponese Calsonic Kansei, per una cifra vicina ai 6 miliardi di euro. Sull’operazione c’è molto pregiudizio legato anche al fatto che FCA si priva di Magneti Marelli dopo la scomparsa di Sergio Marchionne e proprio all’inizio del nuovo corso guidato da Mike Manley. Ciò apre un interrogativo di fondo che va al di là dei motori: quale futuro per FCA e la sua produzione italiana? Ne abbiamo parlato con Giuseppe Sabella, direttore di Think-industry 4.0.

Sabella, cosa ne pensa di questa operazione?

Partiamo col dire che i giapponesi di Calsonic Kansei comprano per una cifra importante; secondo, sta nascendo uno dei più grandi gruppi mondiali nel settore della componentistica dell’auto, che apre opportunità per Magneti Marelli sui mercati asiatici e giapponesi dove oggi era poco presente, così come Calsonic Kansei è poco presente in Europa; terzo, l’headquarter resta in Italia (a Corbetta, provincia di Milano). Dobbiamo inoltre considerare che chi vende non è una società italiana, è FCA che italiana non lo è più da quasi 5 anni.

Quindi, la cosa importante – per noi – è capire qual è il futuro della produzione che è presente sul nostro territorio…

È questo il punto, e proprio su questo la direzione FCA e il Ceo di Magneti Marelli hanno incontrato in queste ore le organizzazioni sindacali nella sede di Milano. Mi pare ci sia un cauto ottimismo diffuso in ragione della prospettiva per gli stabilimenti italiani e per le sue garanzie occupazionali, anche in ragione del fatto che non ci sono sovrapposizioni di prodotto.

In sostanza, una buona operazione per FCA…

Si, anche perché se così non fosse, FCA rischierebbe l’implosione.

Può spiegare meglio questo punto?

La tecnologia Magneti Marelli è stata il cuore della rivoluzione industriale di Marchionne: con questi motori, Chrysler – che come GM e Ford nel 2009 era in piena crisi ma era quella messa peggio – riuscì a riposizionarsi sul mercato con veicoli totalmente nuovi. Val la pena di ricordare che Chrysler in quel periodo si era concentrata sulla produzione di veicoli di grandi dimensioni dalla bassa efficienza sotto il profilo dei consumi. Ora, avendo rivoluzionato la propria produzione con i motori Magneti Marelli, è chiaro che non può non aver avuto forti rassicurazioni da questa cessione, perché FCA non può prescindere oggi da quel motore.

E allora perché questa cessione?

Il primo giugno 2018 Sergio Marchionne presentava quello che è l’attuale piano industriale di FCA. È un piano complesso e ambizioso che punta – oltre che su elettrificazione e guida assistita – su una forte espansione della gamma di prodotto. Ciò comporta una forte innovazione delle linee della produzione, servono infatti nuove piattaforme e l’investimento è notevole. La cessione di Magneti Marelli permette proprio di rispondere a questa esigenza.

Quindi, anche Marchionne l’avrebbe avallata…

La questione è un po’ controversa. C’è chi dice di si e c’è chi dice invece che non l’avrebbe ceduta e che ne aveva in mente uno spin-off, anticipazione di una successiva quotazione in borsa. Io credo, anche, che Marchionne avesse un legame diverso con Magneti Marelli, perché sapeva bene che con quei motori ci aveva fatto la rivoluzione.

“L’uomo bianco è una regressione della nostra civiltà”. Intervista a Ezio Mauro

 Un libro intenso, scritto da un vero maestro del giornalismo italiano. Non è solo un reportage sull’Italia di oggi, sui rischi di degrado che corre il nostro Paese. Ma è anche una riflessione di un intellettuale che si interroga sulla nostra civiltà in preda alla paura e sulle colpe della politica che non ha saputo rispondere adeguatamente alle sfide di questo momento storico. Ezio Mauro nel  libro, pubblicato da Feltrinelli, ci offre spunti profondi. In questa intervista abbiamo sviluppato alcuni punti della sua riflessione.

 

EZIO Mauro, lei ha scritto un libro “doppio”, come lo ha definito acutamente Adriano Sofri, in quanto si muove nel doppio registro tra la cronaca e la riflessione “lunga” di tipo socio-politico. Per cui il libro diventa una inchiesta sul mutamento antropologico del nostro vivere quotidiano. Come cambia la cosiddetta “normalità” italiana?

Cambia perché ci permettiamo delle cose che non ci saremmo mai concessi qualche anno fa: una metamorfosi dovuta alla paura, alla globalizzazione e dovuta alla crisi più lunga del secolo (anche più lunga della Grande depressione del ’29), la crisi economica finanziaria, perché il nostro paese è il più lento ad uscire dalla crisi e questo lascia uno strascico perché c’è la fatica ad entrare nel mondo del lavoro da parte dei giovani. Così lascia quel rancore che determina un mutamento nel linguaggio, nel comportamento degli italiani cui non eravamo abituati. Continua a leggere

Ma la difesa è “sempre legittima”? Una riflessione dalla parte delle vittime. Intervista a Elisabetta Aldrovandi  e Gabriella Neri

 

Il Senato ha approvato, nei giorni scorsi,  la nuova legge sulla legittima difesa. Il provvedimento passa ora all’esame della Camera. Il testo è passato con 195 favorevoli, 52 contrari e un astenuto. Il provvedimento è stato approvato grazie ai voti della maggioranza Lega-M5s a cui si sono aggiunti quelli dei senatori di Forza Italia e Fratelli d’Italia. Contrari gli esponenti del Pd (che però approva l’articolo 2 su chi “agisce in stato di grave turbamento”) e di LeU.  Il testo approvato pone non pochi problemi di etica-politica Il testo allarma, tra gli altri, l’Associazione Nazionale dei Magistrati. Altri osservatori pongono l’accento sulla regolamentazione dell’uso delle armi. I due temi sono correlati.  Infatti, secondo quanto evidenzia il “Primo Rapporto sulla filiera della sicurezza in Italia” del CENSIS, «Il rischio – scrive il CENSIS –  è di un aumento non controllato dei cittadini armati che, a fronte della presenza di una forte insicurezza tra la popolazione, potrebbe portare ad una pericolosa “americanizzazione” della società civile, con un aumento esponenziale di quanti sparano e di quanti uccidono». Il CENSIS avverte: «Con il cambio delle regole e un allentamento delle prescrizioni, ci dovremmo abituare ad avere tassi di omicidi volontari con l’utilizzo di armi da fuoco più alti e simili a quelli che si verificano oltre Oceano. Le vittime da arma da fuoco potrebbero salire in Italia fino a 2.700 ogni anno, contro le 150 attuali, per un totale di 2.550 morti in più». Un dato su cui a cui si dovrebbe prestare particolare attenzione prima di modificare la legge sulla legittima difesa.

Su questo tema, della regolamentazione, torneremo prossimamente. Oggi vogliamo offrirvi alcuni spunti di riflessione sulla legge a partire dalle vittime. Lo facciamo con due donne impegnate, sia pure da prospettive diverse, su questa frontiera. Si tratta di due donne che sono Presidenti di associazioni per le vittime (Aldrovandi per vittime di omicidi per rapine ecc,, Neri per le vittime di omicidi con armi da fuoco legalmente detenute). 

Avvocato Elisabetta Aldrovandi (Osservatorio Nazionale Sostegno Vittime)

Avvocato, Può presentarci in breve l’Osservatorio: Come nasce e quali sono le finalità?

L’Osservatorio Nazionale Sostegno Vittime è una grande famiglia, formata da decine di vittime di reati violenti, donne stuprate, familiari di persone uccise durante aggressioni o da ex compagni, vittime di lesioni gravissime.Il nostro scopo è cambiare il sistema normativo, modificandolo in quelle parti in cui non fornisce adeguata tutela ai diritti delle Vittime, le quali troppo spesso, oltre a subire il fatto di reato, subiscono anche la beffa dell’ingiustizia nelle aule dei tribunali. E questo per una stratificazione legislativa che nel corso degli anni ha concesso molteplici benefici a pioggia a imputati e condannati, assottigliando sempre più i diritti delle Vittime di reato. Scriviamo, pertanto, disegni di legge, che sottoponiamo all’attenzione di parlamentari disposti a sostenerci, e che vengono depositati alla Camera e al Senato, perché crediamo fermamente che le battaglie per le Vittime si vincano partendo non dal basso, con manifestazioni e cortei, ma dall’alto, andando a modificare ciò che a livello legislativo non funziona.

 La vostra associazione si è fatta promotrice di varie proposte di modifica della legge sulla “legittima difesa”. Per quali motivi? E quali sono i punti più importanti che avete proposto? 

Sosteniamo questo disegno di legge di modifica della legittima difesa e del furto in abitazione e con destrezza perché nella nostra associazione abbiamo Franco Birolo, Francesco Sicignano, Mario Cattaneo, Graziano Stacchio, tutte persone che, per essersi difese da aggressioni di malintenzionati entrati in casa loro, hanno subìto mesi o anni di gogne processuali e mediatiche, con conseguente gravissimo turbamento emotivo, psicologico, familiare, e ingente danno economico per le spese legali affrontate, e quindi conosciamo da vicino le storie di persone che, per essere state costrette a difendersi dal pericolo di essere uccise, si sono difese e per questo hanno avuto, di fatto, l’esistenza rovinata. In agosto 2018 sono stata audita assieme ad alcuni di loro in Commissione Giustizia al Senato in merito al disegno di legge di modifica dell’art. 52 del Codice Penale, proponendo, tra gli altri suggerimenti, il patrocinio a carico dello stato indipendentemente dal reddito in caso di proscioglimento o assoluzione, l’impossibilità per l’aggressore ferito o per i suoi familiari, se ucciso, di chiedere i danni in sede civile, e, per il furto in abitazione e lo scippo, la sospensione della pena subordinata al risarcimento del danno alla persona offesa. Tutte proposte accolte e inserite nel testo di legge approvato in Senato.

La legge prevede che “…sussiste sempre il rapporto di proporzione quando qualcuno “usa un’arma legittimamente detenuta o altro mezzo idoneo al fine di difendere: a) la propria o la altrui incolumità; b) i beni propri o altrui, quando non vi è desistenza e vi è pericolo d’aggressione”. Pensa che possa esserci il pericolo che questa legge possa indurre i cittadini ad armarsi, con la conseguenza di avere ancora più vittime anche tra le persone che intendono difendersi da furti o rapine? Se sì, quali attenzioni andrebbero prese? 

Non ritengo che possa sussistere questo pericolo, poiché, se è vero che i casi principali di legittima difesa hanno visto l’uso da parte di chi si è difeso delle armi da fuoco, è altrettanto vero che in casa tutti noi possediamo armi atte a offendere, dai coltelli, alle forbici, a suppellettili di vario genere. In ogni caso, credo che si potrebbe pensare a una normativa che preveda l’introduzione di armi cosiddette da difesa “abitativa”, magari più leggere, meno offensive di quelle a uso sportivo o da caccia, seppure forse questa soluzione potrebbe, in realtà, avere l’effetto di aumentare considerevolmente il ricorso alle armi, anche da parte di chi, come per esempio le donne, nella maggior parte dei casi non le utilizza soprattutto per difficoltà nel maneggiarle e per il timore che un’arma da fuoco “classica” certamente provoca.

Gabriella Neri (“Ognivolta” onlus)

Signora Neri, ci può presentare in breve la vostra onlus? Come è nata e qual è l’impegno principale?

L’associazione “ognivolta – familiari e amici di Luca e Jan – Onlus” nasce nel 2012 in seguito ad un evento drammatico e luttuoso accaduto il 23 Luglio 2010 a Massarosa in provincia di Lucca, presso la Gifas Electric: mio marito Luca Ceragioli, direttore generale dell’azienda, e il suo collaboratore Jan Hilmer vennero uccisi a colpi di arma da fuoco dall’ex collega Paolo Iacconi, che poi si suicidò a sua volta nei bagni dell’azienda.

Quest’ultimo aveva alle spalle diversi tentativi di suicidio con psicofarmaci e altrettanti TSO e, nonostante questo, deteneva regolarmente un porto d’armi per uso sportivo e una pistola che quel giorno portò con sé per compiere quell’efferato omicidio.

Nel 2012 abbiamo fondato “ognivolta”, la cui mission è principalmente quella di fare pressione a livello parlamentare affinché la legislazione preveda controlli più efficaci in materia di rilascio e rinnovo delle licenze per porto d’armi, perché un’arma in mano a un soggetto disturbato psichicamente può essere fatale, come lo è stato per noi.

 In questi giorni il Senato ha approvato la modifica della legge sulla “legittima difesa” che ora passerà all’esame della Camera. Come valuta le modifiche alla legge? Pensa che siano possibili miglioramenti?

Quello che percepisco dal testo di questa legge, che va a modificare e “allargare” maglie di una normativa già esistente, è un’eccessiva autonomia nella difesa in situazioni di pericolo di persone o beni (categorie associate in modo evidentemente improprio), che a mio parere può andare a scapito della fiducia nelle Istituzioni che operano per la sicurezza dei cittadini. Mi crea perplessità che in una situazione di “grave turbamento” che cita la legge, si autorizzi una reazione anche con un’arma da fuoco,  perché proprio in uno stato emotivo alterato sorge il pericolo di reazioni incontrollate e di incapacità a gestire atti di difesa.

Nel disegno di legge è prevista l’assistenza legale a carico dello Stato per gli imputati che invocano la legittima difesa a seguito di un fatto di sangue nel proprio domicilio. Se questo nuovo provvedimento è ragionevole, devo però ricordare che lo Stato italiano non risarcisce in modo adeguato le vittime di reati violenti, tra cui le vittime di omicidi compiuti da legali detentori di armi. Sarebbe perciò necessario uniformare i diritti, o forse il “capitale umano” è vittima anch’esso di ideologie politiche?

C’è il pericolo che questa legge possa indurre i cittadini ad armarsi con la conseguenza di avere ancora più vittime, anche tra le persone che intendono difendersi da furti o rapine? Se sì, quali attenzioni andrebbero prese? 

Anche se i mezzi per difendersi possono essere di diversa natura, è innegabile che la “pistola sul comodino” sembra dare più sicurezza a chi vive in uno stato di paura nella propria abitazione o posto di lavoro. Paura spesso dettata dal condizionamento mediatico che non di rado mette in secondo piano le conseguenze che possono devastare la coscienza di una persona che toglie la vita ad un’altra, qualsiasi sia il motivo. Dico questo con convinzione, nonostante la mia vicenda personale. Non posso pensare che le nostre case, i nostri posti di lavoro, i luoghi dove condividiamo affetti, amori, fatiche, progetti e princìpi etici, siano minati da oggetti che per loro natura possono togliere la vita a un essere umano.

In ogni caso, le leggi dovrebbero garantire che quanto meno chi sceglie di avere con sé un’arma sia monitorato più di frequente e qualora insorgano problemi psichiatrici vi sia un collegamento in tempo reale fra strutture sanitarie e forze dell’ordine per provvedere ad un ritiro cautelativo del porto d’armi e dell’arma stessa, per evitare un uso che esploda in tragedie come la nostra.

 

 

 

Manovra economica: “Stiamo diventando sempre meno credibili ed affidabili”. Intervista a Leonardo Becchetti

Con il declassamento di Moody per l’Italia la situazione economica si fa ancora più pesante. Una settimana davvero nera per l’economia italiana. Di questo parliamo con il prof. Leonardo Becchetti, Ordinario di Economia politica all’Università “Tor Vergata” di Roma

Di fronte ad una stroncatura della “manovra” da parte  di tutti gli enti competenti, dalla Banca d’Italia fino alla Commissione Europea, gli esponenti politici continuano ad affermare che la manovra è “molto bella” (???). E tutto questo avviene con uno spread alto. Dove nasce questa “incoscienza politica”? Sono dei kamikaze contro l’Unione Europea?
La critica verte sul fatto che con un deficit al 2,4% e non all’1,6% come proponeva all’inizio il ministro Tria molto difficilmente il rapporto debito/PIL non crescerà. Il governo ha ipotizzato effetti moltiplicativi molto elevati che difficilmente si realizzeranno con una manovra che punta su trasferimenti più che su stimolo agli investimenti. Si poteva fare tutto con più prudenza nspalmando l’intervento in più anni ma si è voluto forzare la mano. E il rischio che la fiducia nei nostri titoli venga meno soprattutto dopo il confronto con l’Europa e il probabile declassamento da parte delle società di rating è elevato. Si gioca purtroppo sul fatto che le competenze economiche in questo paese sono molto basse. E che gli italiani preferiscono portare a casa qualcosa (cinque anni in meno di lavoro ad esempio con quota 100) senza preoccuparsi delle conseguenze. Paradossalmente se è così si può fondare un partito che promette le baby pensioni a tutti e vincere le prossime elezioni. La maggioranza di fronte ai pericoli verso cui stiamo andando incontro è pronta a scaricare le colpe su qualcun altro. A cercare un nemico esterno se i problemi aumentano. Il Venezuela è precipitato in condizioni disastrose ma Chavez prima e Maduro poi hanno mantenuto il potere facendo leva sulla solidarietà popolare contro i “nemici esterni”. L’Italia sarà più matura del Venezuela o dell’Argentina ? Questo alla fine sarà un test sulla maturità del popolo italiano. Vedremo

Ieri sera l’agenzia Moody ha declassato l’Italia. Quali effetti negativi per la nostra economia?
Il rischio è un’ulteriore risalita dello spread all’apertura dei mercati. Il governo ora parla di possibilità di tornare indietro sul deficit ma il giudizio di Moody resterà per molto e ci porta un solo gradino sopra il rating spazzatura. Non è detto che le conseguenze siano particolarmente negative perché il declassamento di un gradino era in qualche modo atteso. Quello che è più preoccupante è che si è innescato un trend di deterioramento e che presto il paese rischia di essere preda della speculazione che si avventa sulla preda solo quando la stessa comincia ad essere in difficoltà. E noi ci siamo messi in difficoltà da soli.

Lei pensa che il vero obiettivo sia il famigerato “piano B”?
Ad alcuni nella maggioranza non dispiace la tattica del kamikaze. Diamo la colpa dei nostri limiti ai vincoli europei quando non c’è un paese dei 27 in questa situazione macroeconomica per l’Europa che si trovi nella nostra tempesta iniziata con l’arrivo di questo governo. Ci facciamo saltare in aria o minacciamo di farlo perché così faremo saltare in aria l’UE. In realtà l’Ue si scanserà e salteremo in aria solo noi. Speriamo che la ragionevolezza prevalga. Ho idea che alcuni più smaliziati ed esperti nella maggioranza di governo capiscano il rischio e vogliano consapevolmente correrlo. Altri proprio non capiscono e non hanno gli elementi per capire.

Quali potrebbero essere i danni economicI del “sovranismo”? 
Intanto ci arriva un conto anticipato di 3 miliardi in più di spesa per interessi per ogni 100 punti di spread per il solo effetto di annuncio della manovra. Si sta avverando la profezia Tria quando il ministro affermava che se avremmo superato l’1,6% di deficit le turbolenze si sarebbero rimangiate con l’aumento dello spread e della spesa per interessi le risorse stanziate. Se continuiamo su questa strada l’errore di confidare nella possibilità dell’autarchia finanziaria può portare il sistema al disastro.

Parlando ancora della sfida “sovranista” alla Unione Europea, quale potrebbe essere l’arma più efficace per contrastare l’ideologia isolazionista?
Bisogna spiegare che ci sono infinite vie per migliorare le nostre condizioni molto più sicure di quella che stiamo scegliendo. E che in un’economia globale profondamente integrata le filiere produttive e il sistema finanziario non consentono una soluzione autarchica. A pagare le conseguenze del naufragio in una nuova crisi finanziaria sarebbero come al solito soprattutto gli ultimi.

Veniamo alla “manovra”. Una manovra giocata tutta in deficit ,con la strabiliante promessa di favorire la crescita. Perché è fallacie il ragionamento? E’ una manovra alla Keynes o alla Cirino Pomicino?
Il cuore della manovra sono trasferimenti per pensioni e lotta alla povertà finanziati prevalentemente in deficit. Aumentando il carico fiscale sulle banche che sono l’anello più delicato e nevralgico del nostro paese. Per aspettarsi un alto moltiplicatore dalla manovra che stimolerebbe la crescita e consentirebbe di ripagare il deficit bisognava puntare di più sullo stimolo al sistema produttivo. Paghiamo una visione errata per la quale le banche sono nemiche del popolo mentre sono i nostri risparmi e le finanziatrici degli investimenti delle nostre imprese. In questa fase vivono una concorrenza molto dura, stanno riprendendosi dal problema dei prestiti in sofferenza e sono chiamate a requisiti di patrimonializzazione molto severi dai regolatori. Calcare la mano su di loro può essere pericoloso.

Come giudica il ritorno allo “statalismo”?
Il futuro va in un’altra direzione ed è quello della sussidiarietà e delle partnership pubblico-privato. Soprattutto in un paese come il nostro la strada migliore è un pubblico che fissa le regole e che stimola energie di privati e terzo settore. Pensiamo solo alla questione dei centri per l’impiego. Ci vorrà molto per renderli efficienti mentre l’incontro tra domanda ed offerta del mercato del lavoro è un’attività oggi svolta da molte società private. Maggiori sinergie con il privato profit e not for profit sarebbero importanti.

Però non bisogna dimenticare la realtà esplosiva dell’aumento della povertà e del disagio sociale. Su questo non si può chiudere gli occhi. Il governo risponde con il reddito di cittadinanza. Una misura che esiste in altri paesi d’Europa. Può bastare questo? Cosa si potrebbe fare per renderlo Efficace?  C’è una misura alternativa?
Il reddito di cittadinanza è una misura in vigore in molti paesi europei e auspicata anche da pensatori liberali come Hayek e Einaudi. Il problema è che per promuovere dignità e inclusione sociale bisogna essere molto efficienti nella selezione di chi è veramente bisognoso. E imporre condizionalità severe che fanno venir meno il beneficio in caso di mancata adesione al progetto di formazione o di rifiuto di offerte di lavoro. Molto importante anche la presa in carico da parte di realtà del territorio perché la povertà è anche un problema di carenza di relazioni. Sarebbe anche il caso di non ricominciare da capo solo per motivi ideologici rifacendo una cosa molto simile. Proseguire il REI del precedente governo rinforzandolo con più risorse sarebbe stata la via migliore.

Poi c’è la vicenda del condono fiscale. IL governo “dell’onestà “che promuove i condoni fiscali … Insopportabile questo…
Ogni condono nasce con la promessa non credibile che sarà l’ultimo e che d’ora in poi gli evasori saranno puniti. Poi arriva il condono successivo. Il problema dunque è duplice. Di equità verso chi ha pagato e di coerenza intertemporale. Molto meglio sarebbe mettere in pratica il principio “pagare meno pagare tutti” con una lotta severa all’evasione attraverso gli strumenti che oggi conosciamo (riduzione del contante, fattura elettronica anche per i consumatori con contrasto fiscale). Indirizzando automaticamente le risorse ricavate con la lotta all’evasione alla riduzione delle tasse. Se tutti pagassero le tasse ci sarebbe spazio per una loro riduzione circa del 20% .

Ultima domanda : E’ una manovra, da quello che si è capito, che non guarda al futuro. Le risorse sugli investimenti sono poche. Che Italia vuole “disegnare” la manovra?
Per fortuna alcune delle misure importanti del governo passato (superammortamento) restano. Ma lo stimolo agli investimenti è insufficiente. Anche se il governo si propone giustamente di semplificare le procedure per l’utlilizzo di quei 150 miliardi stanziati per investimenti pubblici e ancora bloccati. Sarebbe la parte migliore di questa manovra totalmente sovrastata nell’agenda della comunicazione da altre questioni. Anche questo contribuisce ad aggravare il quadro e a peggiorare la nostra reputazione sui mercati. Stiamo diventando sempre meno credibili ed affidabili man mano che il tempo passa ed è questa la questione più grave.

“Per attuare gli interventi del governo l’Italia deve arrivare “viva” al 2019”. Intervista a Fabio Martini

La situazione politica italiana resta sempre incandescente. Il governo difende la manovra insensibile alle reazioni internazionali e ai mercati. Intanto sull’Italia si sta per abbattere il giudizio delle agenzie di rating. Si teme il declassamento. Con effetti pesanti per il nostro Paese.

Come si svilupperà il quadro politico italiano? Ne parliamo con Fabio Martini cronista parlamentare del quotidiano “La Stampa”.

Fabio Martini, l’azione politica italiana si sta sempre più collocando in senso sovranista e populista. A me pare evidente che il famoso “contratto di governo”, quello sottoscritto da Lega e 5Stelle, sta assumendo i connotati una vera e propria Alleanza politica. Siamo passati dal “partner” all’ “alleato”. Questo cambia la “natura” del governo. Ovvero si è compiuto il disegno di Salvini di un governo autenticamente “sovranista”. Per te è così?
Effettivamente le tante bocciature interne e internazionali al Def e la serrata difesa che ha impegnato Salvini e Di Maio fa segnare un salto qualitativo: i partner “per caso”, i partner che si erano presentati come avversari alle elezioni, ora sono alleati, al netto delle loro diversità ideologiche e di retroterra sociale. Alleati organici, si sarebbe detto un tempo. La discesa dei due leader, che l’altra sera davanti a palazzo Chigi hanno dichiarato “avanti tutta!”, conferma questa lettura. Certo, loro sono leader che – per la retorica propagandistica che li ispira – non potrebbero mai ammettere di tornare indietro. Per questo motivo, possiamo dire che oggi questo è un governo autenticamente sovranista.

Qualche osservatore ha affermato che “Salvini ha costruito il ‘sistema solare perfetto’”: ovvero al governo con i 5stelle e in “periferia” con i resti del centrodestra. Reggerà?
Per ora funziona. D’altra parte non è la prima volta che accade una cosa del genere. Per alcuni decenni il Psi governava a Roma con la Dc ma in periferia (Comuni e Regioni) guidava giunte rosse col Pci. Durerà questo doppio forno? Dipenderà in gran parte dalla evoluzione dentro Forza Italia.

Fa impressione l’assoluta “liquidità” di Forza Italia…Fine di quel partito?
Sotto traccia sta accadendo qualcosa: Berlusconi sta sganciando la propria immagine e la propria presenza fisica da tutto quello che è Forza Italia, che considera vecchia e superata. Se il vecchio Silvio riuscirà a riproporsi con “Comitati Berlusconi” attrattivi ed effettivamente rinnovati, la partita dentro il centrodestra potrebbe riaprirsi. Altrimenti Salvini farà quel che vuole.

La ”gara” mediatica, tra Salvini e Di Maio, continua. Una cosa appare evidente: la fine della leggenda metropolitana che affermava che Di Maio è un “moderato” , qualcuno lo aveva definito un ‘democristiano digitale’… Che ne pensi?
Sono i fatti a dimostrare quanto fosse fuorviante quella lettura dei Cinque Stelle come nuova Dc, riveduta e corretta alla luce dei tempi. Naturalmente la Dc ha avuto tante incarnazioni: De Gasperi, Fanfani, Moro, Andreotti, Donat Cattin, De Mita… Ma nel suo approccio moderato non c’è mai stato spazio per il populismo, ma semmai una concezione del potere incardinato su una solida classe dirigente, su un partito scalabile sempre e da chiunque: questo le ha consentito di rinnovarsi e di dominare il Paese per 45 anni. Nulla di tutto questo accade con i Cinque Stelle.

Guardando ai comportamenti e alle dichiarazioni anti UE dei due capi politici, Di Maio e Salvini, è evidente il disegno politico ed economico. Loro, ormai, perseguono un chiaro obiettivo: far saltare gli equilibri politici europei, lo dicono strillando sui media con toni pesanti e complottistici. E la manovra, ci torneremo sopra, serve per aumentare la propaganda anti-UE. Quindi quale Europa vogliono costruire? Può esistere una UE governata dai sovranisti? Non trovi che sia una contraddizione?
In effetti anche i meno dietrologi cominciano a convincersi che nella tenace tenuta del governo – impermeabile a qualsiasi critica – possa esserci un disegno destabilizzante: far saltare gli equilibri europei e dunque far nascer una Europa delle Nazioni, svincolate da un destino comune. Un’Europa di nuovo geografica e non più politica. Per coltivare un disegno di questo tipo occorre avere le spalle ben coperte. Le hanno? Oltre ai russi, anche i trumpiani stanno sostenendo con i loro dollari l’impresa giallo-verde? Se così fosse, nei prossimi mesi – prima delle elezioni Europee – potremmo veder giocare in Italia una partita strategica molto rilevante. Con armi non convenzionali, al momento imprevedibili.

Un tempo (fine anni 80) avevamo Kohl e Mittterand. Autentici statisti che hanno fatto l’UE . Adesso i nuovi “architetti” sono Le Pen e Salvini…Un bel salto…all’indietro
Se sarà un salto all’indietro questo lo vedremo. Certo, è un bel salto. Kohl e Mitterrand esprimevano lo spirito di due popoli che avevano combattuto guerre sanguinarie e che volevano chiudere quella stagione. Loro stessi avevano vissuto per esperienza diretta e personale quelle vicende. In questo caso abbiamo due leader giovani: potremmo dire che sembrano totalmente privi di memoria storica, ma faremmo un’illazione. Sicuramente insensibili all’Europa cresciuta in questi anni: in pace e con un benessere diffuso, il più elevato in tutta la storia.

E in tutto questo disegno disgregatore Vladimir Putin sta a guardare?
Sempre difficile leggere bene quel che sta facendo Putin. La sua decisione di aumentare l’età pensionabile ci dice che anche la Russia fa fatica a quadrare i conti. Certo la Russia è tornata ad essere un grande player internazionale, probabilmente alimenta i movimenti populisti di mezza Europa, ma il suo Pil è più basso di quello dell’Italia e dunque i suoi disegni espansionistici hanno comunque un limite.

Tornando alla manovra del popolo: ha ricevuto, tra gli altri, tre colpi pesanti: uno da Banca Italia , dalla Corte dei Conti e l’altro dall’Ufficio parlamentare. Tre organismi importanti. La reazione di Di Maio nei confronti delle critiche di Banca Italia è stata stizzita. Il fuoco di sbarramento è stato impressionante . Ma per i due azionisti tutto ciò vale zero. Dunque si va avanti (spread permettendo). Dunque si è capito che è una manovra elettoralistica: potrà, forse, con molti dubbi, accontentare l’ elettorato di Di Maio, e , in parte, quello della Lega. Però resta il disegno velleitario che distribuendo soldi ci sarà la crescita. Insomma una politica economica grossolana?
Una manovra piena di suggestioni molto popolari, a cominciare dalla riforma della Fornero. Ma per attuare questi interventi, l’Italia deve arrivare “viva” al traguardo di inizio 2019. Un primo inciampo è dimostrato dai sondaggi: la popolarità delle forze di governo, pur in leggero calo, resta alta ma il gradimento sulla manovra si sta abbassando. Fanno paura i suoi effetti destabilizzanti. Il secondo inciampo sono i mercati: una prolungata tensione può indurre il governo ad ammorbidire alcune misure. Diminuendone l’ effetto elettoralistico.

Come ti spieghi il ruolo di Tria? E’ sempre meno autonomo…
Da più di 20 anni i governi hanno affidato la politica di bilancio a tecnici di alto profilo, con una autorevolezza tale da risultare condizionanti e non contestabili: Ciampi, Visco, Tremonti, Padoa Schioppa, Padoan. E ora? Ora sta per finire l’equivoco di un governo fortemente sovranista e fortemente contestatore della dottrina europeistica e nel quale alcuni tecnocrati garantiscono l’ordine costituito. Tria e Moavero hanno “retto” sino a quando Di Maio e Salvini non hanno spinto il pedale dell’acceleratore. Ora si trovano oggettivamente spiazzati. E si può persino immaginare che prima o poi Tria possa lasciare.

Ultima domanda sul PD. Martina dice: “abbiamo capito la lezione degli elettori”. L’hanno capita davvero?
Come battuta in un comizio è stata davvero efficace. Ma è restata lì: nessuno ha capito quale fosse la lezione mandata a memoria. La rimozione delle ragioni profonde della storica sconfitta del 4 marzo 2018 pesa sul futuro del Pd e ne mette in discussione la sopravvivenza come soggetto organizzato.