Il futuro è nelle nostre mani: la grafologia e le nuove sfide post-pandemia. Intervista a Sara Cordella

Questi sono giorni difficili, e assai complicati, Ma sono, anche, giorni -di riflessione Sul nostro futuro. Ci interroghiamo pure su quali risorse mettere in campo per la “ricostruzione”(che è ancora tutta progettare). Il segreto, forse, di un percorso inedito sta, letteralmente parlando,  nelle nostre mani. Ne parliamo con Sara Cordella, grafologa forense. Molti sono gli spunti che ci vengono da questo dialogo con una persona molto originale… 

 

Sara, stiamo vivendo una situazione di crisi dovuta ad una gravissima pandemia. Il “Coronavirus” è devastante non solo per i nostri polmoni ma rischia di diventarlo (anzi per certi versi lo è già diventato ) anche per la nostra realtà sociale. Insomma ci imporrà scelte non facili da compiere . Un esempio il mantenimento della distanza (quella dei due metri nel rapporto “vis a vis”). Sono sconvolgimenti non facili da gestire……Tutto il nostro corpo è investito da questi cambiamenti. Il virus si diffonde attraverso le mani e la bocca (che sono gli strumenti basilari della nostra intimità umana). Ma forse è dall’avere le mani, pulite ovviamente, che può rinascere uno sviluppo di nuova profondità umana. E’ così Sara?

Le mani sono state il segno di ricostruzione dopo ogni tragedia. Pensiamo al dopoguerra, quando hanno ricreato, mattone dopo mattone, le città devastate dalle bombe o a quelle immagini storiche nelle quali una stretta di mano ha rivoluzionato il mondo. Il virus sta sicuramente modificando le percezioni e l’utilizzo di tutti i sensi e probabilmente sarà così per il futuro.

Anche quando si riprenderà, gradualmente, la vita, non potremo affidarci al “dove eravamo rimasti?” di Enzo Tortora. Questa volta non potrà essere semplicemente una ripresa, perché dovremo imparare un nuovo linguaggio del corpo che si rifletterà in ogni sfera relazionale, pubblica e privata.

Avremo nuove mani, ma avremo anche nuovi occhi e impareremo un diverso gusto della vita.

 

Anche la nostra organizzazione del lavoro sta facendo i conti con la pandemia. Stiamo sperimentando lo ” smart working” (ma forse si è trattato più di lavoro domestico), una modalità che può avere degli sviluppi interessanti, ma occorre una disciplina del lavoro non banale.. Tu da professionista che esperienza hai fatto?

Io, come credo tutti, non ero preparata a una situazione così repentina e imprevedibile. Quindi mi sono trovata, nel tempo di una settimana, a gestire una situazione di lavoro complessa, con la chiusura dei Tribunali, e due figlie con la didattica a distanza. Di conseguenza, anche la casa è dovuta diventare un ambiente di lavoro, di coworking, variegato con spazi e supporti informatici per tutti. Scrivendo ora mi accorgo di quanto la nostra impreparazione si veda anche dalla quantità di termini che abbiamo dovuto mutuare dall’inglese per dare corretta idea di quello che stiamo facendo a casa. Il lavoro domestico, infatti, fino a ieri era solo quello inerente la pulizia e le faccende di casa.

 

Dicevamo delle Mani e quindi della grafologia. Quale potrebbe essere  il contributo alla nuova organizzazione del lavoro ?

La grafologia è nata come scienza a servizio dell’uomo e, mai come ora, potrà contribuire a questa ricalibrazione degli spazi in quanto usa uno strumento non invasivo, la scrittura, che non necessita contatto diretto e nel quale il foglio di carta può divenire un filtro protettivo più di qualsiasi mascherina.

In sintesi potrebbe intervenire in maniera efficace almeno in quattro fasi del percorso lavorativo:

  1. In fase di assunzione. Lo studio della grafia permette di identificare delle componenti fondamentali per le Risorse Umane. Si pensi all’intelligenza, la flessibilità, la precisione, la gestione dello stress, la capacità di lavorare in gruppo o da soli. Questo solo da un foglio scritto, senza la necessità di incontrare direttamente i candidati. La grafia permette di prevedere alcuni comportamenti a lungo termine e anche di vedere alcuni segnali di allarme. Come già avviene da molti anni in Francia e in altre nazioni Europee, la grafologia può essere un primo filtro, economico e in totale sicurezza, di valutazione di un candidato.
  2. Il rientro. Non possiamo non pensare al fatto che il lockdown sia stata un’esperienza inedita, complessa e lunga per tutti. Chi tornerà al suo lavoro, tornerà cambiato comunque, forse impaurito, forse disorientato. Affidarsi a figure per la comprensione e la gestione del proprio stato d’animo, percepite “sanitarie”, può non essere sempre facile da accettare. Lo strumento grafologico, che ovviamente non è curativo, ma solo di riflessione, può essere uno strumento meno invasivo che permette di parlare di se stessi con una chiave di lettura differente.
  3. La ricollocazione. Probabilmente alcune posizioni lavorative ed alcune mansioni andranno riviste. Mai come ora, diventerà importante avere l’uomo giusto al posto giusto. In confronto con il datore di lavoro sarà importante, lavorando sulle risorse del dipendente, capire, attraverso le competenze trasversali che emergono dall’analisi della scrittura, come valorizzare al meglio e nella giusta posizione il lavoratore.
  4. Lo smart working. Sicuramente questa parola, fino a ieri percepita lontana, diventerà di utilizzo quotidiano. Permettere al lavoratore di svolgere parte delle attività da casa offrirà una possibilità di gestire autonomamente i tempi di lavoro, fatta eccezione per le conference call che, comunque, saranno solo una parte dell’orario complessivo. Si passerà, in alcuni casi, da una condivisione di spazi di intere giornate, ad una riduzione, privilegiando il lavoro a distanza e andando a perdere il polso della situazione relativo allo stato di benessere o frustrazione del lavoratore. Anche in questo caso la grafologia può aiutare e facilitare un dialogo e la corretta percezione dello “stato di salute” delle persone che lavorano da casa.

 

La scrittura apre uno squarcio profondo sulla persona. Oggi, però, non sappiamo più scrivere con la nostra grafia (per colpa dei social). Bisogna riprendere confidenza con la nostra grafia…Un compito arduo! Non trovi Sara?

Ma forse è proprio questo il momento giusto! Ci troviamo, da genitori, a incoraggiare i figli ad usare strumenti che fino a ieri erano sinonimo di alienazione. Ora siamo noi stessi, per la scuola, ma anche per mantenere i rapporti con gli amici, a mettere in mano il tablet ai ragazzi. Allora perché non invertire i momenti? Perché non sconnettersi dal virtuale che ci riempirà anche in futuro la vita, per creare delle piccole oasi di benessere e intimità in cui ci troviamo in tre, senza assembramenti, noi, il foglio e una penna e riprendiamo confidenza con questa dimensione così privata e unica nella sua capacità di espressione? Stiamo riscoprendo il pane fatto in casa, e lo vediamo dal lievito che va a ruba, la manualità dell’acconciarci i capelli, noi donne private dell’indispensabile parrucchiere, perché non usare le mani come occasione per riprendere anche la penna in mano?

 

Ultima domanda: Tutti auspicano, per il dopo, una ricostruzione. Dal tuo punto di vista, di grafologa, da dove partiresti ?

Io, da grafologa, vorrei si ripartisse dalle piccole cose, dalle relazioni che sono sopravvissute alla lontananza e che richiedono tempo e pazienza, come quello della scrittura; dal percepire il foglio come filtro che arricchisce e non isola; dalla volontà di fare scorrere il tempo come scorre la penna, senza cristallizzarlo; dal non aver paura di lasciare un segno, anche andando contro corrente, perché i  fogli bianchi  non dicono nulla. Partiamo dalle mani per capire che ogni strumento diventa utile solo se lo sappiamo utilizzare.