Le cronache di questi giorni ci consegnano ennesimi scandali politici. Vedi la vicenda della Lega. Due bravi giornalisti d’inchiesta, Claudio Gatti (Il Sole 24 Ore) e Ferruccio Sansa (Il Fatto Quotidiano), hanno pubblicato, per la casa editrice Chiarelettere, un libro che indaga sul “sottobosco”. Ovvero il “mondo” dell’affarismo trasversale. Ne parliamo, in questa intervista, con Ferruccio Sansa.
Sansa nel vostro libro scoperchiate un mondo nascosto, il “sottobosco” appunto, dove la politica e gli affari si intrecciano in maniera strutturale. Tanto che in nome del business si “superano” le rispettive appartenenze politiche (“dalemiani” e “berlusconiani” ed anche “centristi”). Insomma gli interessi affaristici hanno il sopravvento. Qual è la “logica” profonda che “anima” il sottobosco?
La logica profonda è che, in apparenza, centrosinistra e centrodestra si sono molto aspramente criticati, magari con toni durissimi, anche rispetto a quello che succede in altri paesi. Poi, dati alla mano, si scopre che questa differenza di tipo ideologico non c’è assolutamente, perché poi quello che conta di più è che invece sulle questioni di affari e denaro c’è una totale corrispondenza e l’elemento ideale – ammesso che ci sia – passa in secondo piano. L’elemento pratico, praticissimo è invece in primo piano. Ed è quello che noi abbiamo scoperto facendo questo lavoro.
Chi sono i “protagonisti” di questo sottobosco?
Noi abbiamo parlato sia del centrodestra che del centrosinistra che del centro. Ci siamo concentrati sul mondo politico che gravita intorno a Massimo D’Alema, perché questa è la figura del centrosinistra che raccoglie maggiori consensi dallo stesso Berlusconi, ma anche da Dell’Utri, che gli ha fornito molti attestati di stima. Soprattutto, lo si è visto nella disastrosa esperienza della Bicamerale, D’Alema rappresenta questa visione della politica (e quindi del potere) molto trasversale. Una visione che persone a lui vicine hanno trasferito anche agli affari. Se ci siamo tenuti Berlusconi per quasi vent’anni è dovuto anche al fatto che ci sono persone nel centrosinistra che gli hanno fornito una sponda. La cosa che ci ha colpito di più è stata proprio questa: che la sopravvivenza di Berlusconi è stata garantita da questo modo di fare politica e da questo modo di fare affari insieme. Ci sono due storie eclatanti su cui ci siamo concentrati: parliamo dell’affare del petrolio venezuelano in cui si trovano insieme Marcello dell’Utri, un latitante vicino alle ndrine calabresi, Massimo De Caro, persona che conosce dell’Utri e D’Alema. Ma all’affare si interessa attivamente anche Roberto De Santis, che definisce D’Alema il suo fratello maggiore. Poi c’è la storia delle escort baresi, in cui “Giampi” Tarantini procaccia le escort a Berlusconi e chiede in cambio molta attenzione agli affari dei suoi amici imprenditori, persone notoriamente in contatto con Massimo D’Alema e finanziatori della sua fondazione.
Lo stile di vita di questi “faccendieri” si assomiglia moltissimo (amanti del lusso, escort, ristoranti di pregio, ecc) . Insomma una “antropologia” della rapacità impressionante. E’ così?
È un punto fondamentale del libro: il berlusconismo non è più solo di centrodestra, ma anche di centrosinistra e questa vicinanza degli affari è solo conseguenza di una vicinanza prima di tutto antropologica e culturale. Queste persone fanno affari insieme perché fanno affari insieme e hanno gli stessi valori. Basti pensare che uno scandalo escort ha colpito il centrosinistra negli anni del governo Prodi, ben prima di quello di Berlusconi. Dalle dichiarazioni dei protagonisti emerge un modo di vedere la figura della donna come oggetto, che è molto simile allo “stile” berlusconiano. C’è una vicinanza culturale. Ci siamo tenuti Berlusconi per molto tempo perché dall’altra parte pochi potevano permettersi di scagliare la prima pietra, non si poteva fare cadere Berlusconi con lo scandalo escort, quando contemporaneamente c’era lo scandalo Enac in cui c’era coinvolto Franco Pronzato, che faceva parte del direttivo PD, e c’era Penati toccato da accuse pesantissime. È difficilissimo poter criticare gli scandali degli altri quando in casa ne hai altri uguali.
Nel libro affermate che l’amministrazione del nostro Paese dipenda dal “sottobosco”. E’ una affermazione assai forte. Perché dite questo?
Le grandi decisioni, è vero, sono prese a Palazzo Chigi, ma poi le gare di appalto, le nomine ai vertici di società, authority, magistrature ed enti sono spesso condizionate dal sottobosco. Ma non solo: il sottobosco e i suoi appetiti condizionano anche scelte economiche importanti. Un caso concreto: le grandi opere, le autostrade. Spesso c’è la percezione che si prediliga un’opera piuttosto che un’altra, non per l’utilità e il vantaggio dei cittadini, ma per favorire questo o quell’altro imprenditore, amico degli amici. Questo è un danno enorme perché falsa le regole della concorrenza, avvilisce l’impresa sana. E poi favorisce opere inutili, e a volte dannose, a discapito di opere che sarebbero necessarie. Infine il sottobosco con i suoi vincoli di “fedeltà” e appartenenza, con la sua voracità di poltrone è una delle cause principali del mancato rinnovamento della classe dirigente italiana.
A libro chiuso resta lo sconforto per una “politica” ormai ridotta a gestione dell’interesse privato. Il berlusconismo ha vinto? Vedi la possibilità di un riscatto?
Il berlusconismo ha vinto, ma non è più solo un fenomeno politico, bensì molto più profondo: sociale, culturale e anche antropologico. È entrato dentro di noi. Difficile rinnovare seriamente il Paese in queste condizioni, anche perché agli scandali degli ultimi anni non è mai corrisposto un esame di coscienza. Ora ci illudiamo – o ci inganniamo – pensando di voltare pagina senza cambiare né le persone, né i partiti. Senza chiarire cause e responsabilità. È un atteggiamento molto miope e, temo, anche decisamente pericoloso.
Rispondo dopo tanto tempo e chissa’ se un giorno leggera’ questa risposta. Maria Grazia, si e’ mai chiesta se le sue convinzioni rispondano alle sue esigenze psicologiche o abbiano un corrispettivo nella realta’? Aver fiducia di qualcuno, non implica evitare di vederne i difetti. Avere fiducia in una prospettiva politica, non implica non poter vedere cio’ che CI accade davanti agli occhi, e non ora, perche’ e’ storia vecchia.
Ma un pò di vergogna a dire certe cose, uno non riesce a provarla? mi riferisco a tutta quella sequela di “siccome conosce questo e quello allora significa che” “siccome ha avuto attestati di stima, allora vuol dire che…” “siccome ha detto che lo considera “suo fratello maggiore significa che”…ecc ecc…di cui è infarcita questa assurda inconcludente settaria e odiosa disanima politica. Io non so , penso che ci siano anche elementi per una querela per diffamazione. Però non mi interessa quello, come insegnante trovo veramente vergognoso che questo pensiero “corto” abbia la possibilità di successo editoriale. E siccome so che non è facile pubblicare saggi, libri e quant’altro mi chiedo davvero che cosa c’è dietro questo “sottobosco editoriale”. e chi paga e perchè.