Nasce un nuovo PD? Intervista a Marco Damilano

Marco DamilanoLe elezioni primarie del centrosinistra ci consegnano un PD galvanizzato, che ha dato prova, nel tempo dell’antipolitica, di grande tenuta. Ne parliamo con Marco Damilano, giornalista ed editorialista del settimanale L’Espresso.

Bersani ha vinto con grandissimo margine queste Primarie del Centrosinistra. Ora, però, vengono i problemi. Se è vero che ha dato di sé una immagine rassicurante, ma anche di leader combattivo, resto il punto che c’è quasi il 40% di elettori che ha scelto Renzi e che non è solo elettorato di centrosinistra.

Il compito di Bersani sarà quello di allargare il consenso oltre i confini tradizionali del centrosinistra, basterà la lealtà di Renzi?
«Per Bersani è la sfida decisiva. Gli studi del politologo Roberto D’Alimonte spiegano che il potenziale elettorato di un Pd guidato da Renzi avrebbe raggiunto il 44 per cento, quello di Bersani si ferma al 35. È grazie al duello tra il segretario e il sindaco che oggi il Pd nei sondaggi è tornato stabilmente sopra il 30 per cento. Renzi ha messo in movimento le energie e gli elettori finora mai raggiunti dalle varie formazioni del centrosinistra, ha saputo intercettare un popolo confuso dagli sconvolgimenti politici dell’ultimo anno (la fine del berlusconismo, la messa in mora dei partiti con il governo tecnico, la durezza della crisi economica) e in cerca di una nuova rappresentanza politica. Deluderlo, per Bersani, sarebbe un errore letale».

Veniamo alle Primarie. Il secondo turno ha fatto segnare una partecipazione del 90% di quelli che avevano partecipato al primo turno, il che è una buona partecipazione. Resta l’amarezza per regole rigide. L’oligarchia del PD quetse primarie le ha subite, le chiedo: torneranno alla carica oppure sono stati sconfitti dal popolo delle Primarie?

«Pochi minuti dopo l’annuncio dei risultati è ricomparso in tv D’Alema a dettare la linea. Eppure, fosse stato per lui, le primarie non si sarebbero mai fatte. La stessa cosa vale per Rosy Bindi e per Franco Marini. Ora Bersani deve riuscire a fare quello che ha promesso: un radicale rinnovamento della rappresentanza parlamentare e della squadra di governo. Tocca a lui evitare di ritornare nelle logiche del caminetto, di vecchie appartenenze correntizie che hanno dimostrato in queste primarie di contare davvero poco».

Ritorniamo a Bersani. Quali saranno i suoi principali avversari?

«Li ho chiamati i quattro cavalieri dell’Apocalisse. Il primo, Renzi, è l’avversario più leale perché più aperto e anche il più utile alla stessa causa di Bersani. Il secondo è l’anti-politica di Grillo che riprenderà fiato. Il terzo sono le resistenze del gruppo dirigente interno. Il quarto, il più insidioso, è il fantasma del Monti bis, di manovre centriste che svilirebbero il successo delle primarie. Il Quinto Cavaliere, il Cavaliere di Arcore? Lui no, non lo vedo. Però, attenzione: nel centrodestra c’è un vuoto, prima o poi sarà riempito».

Quale PD ci consegnano queste Primarie?

«Un Pd profondamente diverso da ieri. I dioscuri di vent’anni di storia, D’Alema e Veltroni, non ci sono più, contano come padri nobili ma la vita interna del partito sarà sempre meno condizionata dalle loro mosse e dalle loro ambizioni. Il corpaccione post-comunista si è indebolito nelle tradizionali roccaforti delle regioni rosse, in particolare la Toscana, e si è rafforzato nel Sud Italia, in regioni come la Campania e la Calabria che sono però governate dalla destra. Infine, la corrente ex popolare, Letta, Franceschini, Bindi, Fioroni, perde di peso perché ora c’è Renzi a rappresentare in modo innovativo quella cultura politica. Anche se il sindaco di Firenze rifiuta ogni etichetta del passato».

Ultima domanda: Quale sarà il futuro di Renzi?
«La sera del voto ha detto parole chiare. Ha riconosciuto la sconfitta ammettendo la sua responsabilità, un gesto raro nella politica italiana. Ha avvertito che la storia non finisce qui. E ha ripetuto che dalla sua parte ci sono tre cose: l’entusiasmo, il tempo, la libertà. Come dire che si terrà le mani libere rispetto a un tentativo di coinvolgimento in un organigramma romano, eventuali ticket ecc. E che dalla sua c’è il tempo: ha 37 anni, si è intestato una battaglia coraggiosa che ha già cambiato il Pd in profondità, può aspettare. Mentre Bersani, ora, ha da subito il dovere di non deludere i suoi elettori. E non può perdere neppure un minuto».

Commenti (10)

  1. Lui no, non lo vedo. Meno male che non lo veda. Come sempre lo vedrà il popolo italiano, che è cosciente della persecuzione subita dal leader, ma soprattutto dalla sua capacità di tenere assieme cani, gatti e volpi. Nessun altro ha le sue prerogative.

  2. Pingback: tvgossip&news » Bersani: "Renzi risorsa in grande squadrone". Lo sconfitto: "Lo … – La Repubblica

  3. Pingback: tvgossip&news » Pd: E. Letta, Bersani e' un leader che unisce – Agenzia di Stampa Asca

  4. Mi ritrovo al 100% in questa analisi , semplice ma efficace , che da esattemante l’immagini di quello che è successo. Personalmente spero davvero che Bersani tenga conto di quanto accaduto e che si liberi definitivamente di tutte quelle vecchie facce che ha intorno e lo dico da exDC , da ex margherita , da expartito popolare …( o perso il conto e l’ordine ) , BASTA con le facce della Bindi , di Marini etc….basta però che qualcuno riempia questi vuoti perche io in un PD fatto di ex funzionari del PCI e di giovani che giocano al collettivo non ci stò proprio….. Grazie Gigi per questa intervista

  5. Renzi dovrà essere il prossimo segretario del partito eletto con le solite primarie e quindi legittimato a rappresentare il PD alle successive elezioni dopo quelle prossime di primavera 2013.-

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