“Professione” Lolita: un romanzo di Chiarelettere sulla Roma marcia degli ultimi avvenimenti.

 

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Potere, corruzione, droga, sesso. Questa è Roma. La Roma marcia degli ultimi avvenimenti di cronaca: dalle baby prostitute del Parioli a Mafia Capitale. Scrive Roberto Bonini, giornalista di Repubblica, nella sua introduzione: “Il romanzo di Daniele Autieri ha il coraggio di raccontare non solo una generazione, ma cosa siamo diventati. Jenny e Lalla parlano di noi tutti e di una città, Roma, che è insieme metafora e sintomo dell’abisso italiano.”. Proprio così un romanzo sull’abisso in cui siamo sprofondati.

professione-Lilita-fascettaIL LIBRO

A quattordici anni JENNY e LALLA si prostituiscono in un appartamento dei PARIOLI.

Lo fanno per i soldi e per la coca.

A quindici anni FAIRY vomita per essere più magra e meno sola. Per essere ancora più bella. È così insicura che finisce nella rete di K, il fotografo delle minorenni adescate nei quartieri bene. K le convince a fare sesso tra di loro. E scatta. E vende.

A diciotto anni MALPHAS adora le lame, il Duce e CasaPound. Gestisce lo spaccio e la ricettazione nel cuore della capitale.

Deve tutto alla camorra e al patto con i bori di Tor Bella Monaca. Il prezzo che dovrà pagare sarà altissimo. Poi ci sono loro. POLITICI, IMPRENDITORI, GIUDICI.

Affamati di carne giovane e di potere. Pronti a sborsare centinaia di euro per una notte con una minorenne. Disposti a tutto per arrivare ancora più in alto. Poi c’è lui. Il CAMALEONTE. Il re di Roma. L’uomo a capo dell’associazione a delinquere che ha messo le mani sugli appalti pubblici assegnati dal comune e dalle sue società controllate. L’uomo responsabile di estorsioni ai danni di commercianti e imprenditori. L’uomo che vuole arricchirsi anche con il business della prostituzione minorile.

Un sistema criminale sul quale indaga il capitano del Nucleo investigativo dei carabinieri EUGENIO MARCHESI. Cresciuto in borgata e in borgata noto a tutti come Markio, oggi il capitano vuole salvare i ragazzini come un tempo è stato salvato lui.

Di notte perlustra le strade della capitale a bordo della sua Cbr 1000, nelle orecchie il Notturno di Chopin, sulle spalle un passato ingombrante che non vuole dimenticare. Le sue indagini lo portano sulle tracce di Lalla, Jenny e Malphas. Lui è l’unico che può salvarli e incastrare i burattinai che giocano con le loro vite.

 

 L’AUTORE

Daniele Autieri (Roma, 1977) è scrittore e giornalista de “la Repubblica”. Sua l’inchiesta che ha rivelato i retroscena della vicenda delle baby squillo dei Parioli: le sue indagini giornalistiche hanno condotto all’arresto di Furio Fusco, il cosiddetto fotografo delle minorenni, e hanno permesso ai carabinieri del Nucleo investigativo di smascherare un giro internazionale di produzione di materiale pedopornografico, legato al mondo delle minorenni della capitale. Ha già pubblicato Alemagno (Aliberti 2011) e Il saccheggio (Castelvecchi 2013).

Di seguito i personaggi del libro:

I violenti

Jenny
Quindici anni, una vita di coca, soldi, sesso. Una madre di cui non si fida, che gli ha nascosto perfino la morte del padre. A Jenny non resta altro che la ribellione. Non le resta che fuggire da chi le ha dato la vita e ha provato a rinchiuderla in una scuola di monache. Lei vuole il mondo ai suoi piedi. Il prezzo non conta.

Lalla
«Mamma» è una parola brutta da pronunciare. Perché richiama ricatto e urla che graffiano la pelle. Perché a casa i soldi non bastano mai. Ha quattordici anni, Lalla, e una sola amica, Jenny. Vuole fare come lei: vendersi e ricominciare a vivere. Vendersi e dire addio ai suoi dolori.

Chicca
Sedici anni, ricca e bellissima. Scambia il suo corpo con chi le promette droga, trasgressione e magari, nelle distrazioni della notte, una carezza. Non chiede soldi. Vuole solo vivere e superare i limiti. Ma alla solitudine non esiste antidoto.

I ribelli

Fairy
A quindici anni la solitudine è la sua condanna. Ignorata dai genitori, Fairy: troppo impegnato nel lavoro, lui; troppo frivola e indifferente, lei. La ragazza si chiude in bagno e vomita. Ma nessuno bussa a quella porta. Ha solo i suoi fantasmi, Fairy, i suoi aguzzini che le riempiono la vita di sogni e illusioni.
Meglio cercare quello che manca altrove. Fino a Dubai. E oltre.

La Guardia
Eugenio Marchesi è una guardia, ma l’Arma lo sa che il suo è un passato ingombrante. Di giorno indossa la divisa. Di notte torna nella periferia dove è cresciuto. Alla ricerca di una verità che nessuno vuole ascoltare.

Trilly
Sabrina vuole diventare showgirl. Cambia nome, dice addio alla provincia e al suo passato. Ma il compromesso è un patto di sangue con il carnefice.
E le vittime sono bambine, proprio come lo era lei.

I demoni

Il Boss

Pistola nei pantaloni e guardie del corpo alle spalle. A Roma chi vuole fare affari con la camorra deve parlare con lui. Altrimenti la pantera scatta, afferra la preda, affonda i denti nella carne. «Ce verimm’ ampress’, nenne’» esclama di fronte alla carcassa. «All’inferno» risponde lei.

Il Camaleonte
È lui il re del mondo di mezzo. Impartisce ordini, minaccia e ricatta. Quando serve uccide. Vive nascosto perché uscire allo scoperto sarebbe inutile: le anime nere non sbiadiscono al sole.

Malphas
Il demone è ragazzo. La vita lo vuole violento, la famiglia lo crede borghese. Il padre ha militato, ha conosciuto la strada ma il tempo gli ha fatto un regalo che si chiama politica.
Sotto la camicia bianca, i tatuaggi marchiano l’anima nera di Malphas. Roma Nord lo riconosce come il suo capo branco eppure la periferia ha regole diverse. L’abito inganna. Il volto truffa. Ma il sangue resta sulla lama.

Franca
La slot machine è la sua droga. Un’ultima scommessa e sarai ricca. Franca chiude gli occhi e tira la leva. Stavolta la posta è alta, perché sul banco della vita ha puntato Lalla, sua figlia.

I perversi

Il Giudice
Il corpo sudato e l’anima derelitta. Lo spirito corrotto e il piacere forsennato.
La legge non conta. L’onore non conta. Conta solo godere.

L’Onorevole
La politica è una puttana generosa. Va succhiata fino all’osso, fino al segreto del potere.
Per scoprire in quel momento che l’avidità non ha limiti. Ed è pronta ad azzannare la coscienza.

Il Presidente
La superbia veste un abito comodo. Un mantello che nasconde il volto del peccato. Alla sua età, il Presidente guida la grande azienda dello Stato con la tenacia del leone.
Ma sotto l’abito pubblico, l’animale scalpita. E il desiderio ha un nome che fa paura.

Gli infami

K
La mano del fotografo davanti al corpo della bambina. Ogni scatto è un’anima rubata. Il fotografo le vuole tutte giovanissime. Perché la carne giovane va forte al mercato degli insospettabili. E la lussuria è una signora senza età.

Tilde
Amava un uomo troppo vecchio. Matilde ora lo ha perso e con lui ha perso la rotta. Le resta solo la figlia, Jenny, e la sua rabbia.
Meglio chiudere gli occhi e non vedere quello che sta succedendo. Illudersi ed evitare di soffrire.

Toni
La iena ha fame ma non fa vittime. Sfrutta le ragazzine perché loro portano i soldi. Le fa battere e vive dei loro avanzi. Si lancia sulle carcasse e strappa quello che serve. Il resto marcisce sotto un sole infuocato.

Daniele Autieri, Professione lolita, Ed. Chiarelettere, Milano 2015, Pagg. 330. € 15,00

Il «Proscenio», che pubblichiamo per gentile concessione dell’editore, è di Vincenzo Bizzarri (Foggia, 1987). Autore di fumetti e illustratore, dopo sei anni di autoproduzione esordisce nel 2012 come disegnatore nel libro a fumetti Dal Risorgimento alla Resistenza edito dalla Regione Toscana. Collabora e pubblica con la casa editrice Double Shot, Kleiner Flug, la rivista «Lo Spazio bianco» e il Goethe Institut. Nel 2013 vince la Comics Jam indetta dalla Fondazione Ferragamo. Attualmente frequenta il biennio specialistico in Linguaggi del Fumetto all’Accademia di Belle Arti di Bologna.

Utilizzatori finali, Sesso, potere, sentimenti il lato nascosto degli italiani. Un libro di Riccardo Iacona

Il Libro

Utilizzatori finali_Iacona_piattoUn libro denuncia, da venerdì nelle librerie,  questo di Riccardo Iacona e dei suoi collaboratori di Presadiretta. Tratta della vita parallela e segreta di milioni di maschi italiani. Dopo Se questi sono gli uomini, il libro che ha documentato i tanti casi di violenza sulle donne da parte di mariti, compagni ed ex fidanzati, Riccardo Iacona, giornalista rai,  propone un racconto ancora più crudo e spiazzante, ma necessario.

Che cosa stanno diventando le relazioni di coppia in Italia? Queste pagine registrano la voce più inconfessabile dei maschi italiani. Padri di famiglia, mariti all’apparenza integerrimi, fidanzati premurosi che frequentano abitualmente escort di lusso, prostitute di strada o bordelli oltreconfine.

Milioni di clienti. O ancora uomini che farebbero carte false pur di portarsi a letto una minorenne, fregandosene di rischi, denunce, controlli. Sono loro stessi a parlare, finalmente. Senza filtri. Tra cronaca e testimonianza diretta.

Dal caso delle “baby squillo dei Parioli” alle altre lolite che oggi riempiono le aule dei tribunali. E ancora i tantissimi minorenni, ragazzi e ragazze, incontrati fuori dalle scuole, per i quali il sesso è ormai pura merce di scambio, usa e getta.

Questo libro racconta un’emergenza di cui nessuno si cura. Scomparse le istituzioni, decimati i consultori e i servizi sociali, l’educazione sentimentale e sessuale è diventata un tabù, meglio tacere. Ed è proprio questo silenzio che produce mostri.

Gli Autori

Riccardo Iacona è giornalista da più di vent’anni. È autore e conduttore della trasmissione PRESADIRETTA su Rai3. Per Chiarelettere ha scritto l’italia in presadiretta (2010) e se questi sono gli uomini (2012).

Liza Boschin, Federico Ruffo, Elena Stramentinoli lavorano come inviati della trasmissione PRESADIRETTA.

Per gentile concessione dell’Editore pubblichiamo l’introduzione di Riccardo Iacona

 Questo libro è strettamente legato all’ultimo che ho scritto,

Se questi sono gli uomini (Chiarelettere 2012). Già

allora, durante le presentazioni in varie parti d’Italia,

avevo annunciato ai lettori che era mia intenzione andare

avanti nel racconto. E soprattutto più in profondità, per

cercare di capire meglio cosa c’è attorno alla questione

della violenza sulle donne. Ora, nessuno mette più in

dubbio il carattere endemico del fenomeno: basta leggere

le statistiche e, purtroppo, anche le pagine dei giornali

che quasi ogni giorno riportano casi di donne uccise dai

propri compagni o dagli ex. Ma i numeri ci dicono che il

territorio in cui questi comportamenti sono consentiti è

vasto, che non solo sono tanti, troppi, gli uomini che usano

concretamente l’arma della violenza, dell’intimidazione,

dell’oppressione psicologica, quelli capaci di «alzare le

mani», ma sono ancora di più i cosiddetti «simpatizzanti»,

quelli che le botte non le danno, ma vorrebbero che la

donna fosse sottomessa e, se potessero, qualche schiaffo

lo mollerebbero anche loro.

 

A questi si aggiungono i «negazionisti», quelli che pensano

che il tema non esista, che anzi la realtà sia radicalmente

diversa – sono le donne a opprimere gli uomini – e che

se si fa chiasso attorno al femminicidio o alla violenza di genere è solo colpa della lobby femminista, aiutata da una serie di maschi traditori, spesso apostrofati come «froci».

Ma rimane la questione: quanto grande è quella parte di

maschi nel nostro paese a cui piace come pazzi «tenere sotto»

le donne, da ogni punto di vista, quello sessuale prima di

tutto? Per rispondere occorre immergersi fin dentro la pancia

dei maschi italiani, sentirne tutti i borbottii e sopportarne

tutti i miasmi.

 

C’è un luogo dove le pance si esprimono al meglio ed è

quello della prostituzione, l’unico territorio dove gli uomini

sono contenti delle donne che incontrano. Ci sarà un motivo,

o no? Una cosa è certa: gli uomini italiani che vanno

a prostitute non sono pochi, al contrario sono milioni. I

numeri parlano di nove milioni di prestazioni sessuali a

pagamento all’anno e di una platea di due milioni e mezzo

di clienti. Una stima cui si è arrivati moltiplicando il numero

delle prostitute che operano in Italia per il numero di

clienti al giorno, ma che tiene conto solo delle prostitute

di strada – settantamila secondo il dipartimento per le Pari

opportunità della presidenza del Consiglio – e lascia fuori

dal calcolo quelle che lavorano a casa e quelle che utilizzano

i siti internet per negoziare incontri, tariffe e prestazioni. Di

questa nuova frontiera dello scambio sessuale a pagamento si

sa poco, anche se la cronaca ci dice che si tratta di un mercato

in enorme espansione, parallelo a quello della strada, con

numeri altissimi. Basta andare su internet per rendersene

conto: digitate sul motore di ricerca del vostro computer

la frase «cerco donna» e otterrete più di dieci milioni di

pagine e migliaia di siti specializzati. Adesso siate ancora

più espliciti e digitate «cerco escort»: i risultati saranno un

milione e centinaia i siti specializzati.

C’è un altro limite alle ricerche degli studiosi: prostituirsi

non è un reato e neanche pagare una donna per fare sesso.

Solo l’induzione e lo sfruttamento della prostituzione lo

sono. Così le statistiche dei reati non ci dicono nulla sulla

dimensione del fenomeno e gli uomini che pagano le donne

rimangono nelle loro macchine, nel buio delle strade,

nelle case, davanti agli schermi dei computer, senza nome

e cognome, consumatori indistinti. È talmente difficile

individuarli che anche chi si occupa di questo fenomeno

da anni ne ha incontrati pochissimi, e tra questi si contano

sulle dita di due mani quelli disposti a raccontare la

loro storia.

Claudio Magnabosco, autore nel 2002 del bellissimo

libro Akara-Ogun e la ragazza di Benin City (Jaca Book),

in cui ha raccontato il suo incontro con una giovane prostituta

nigeriana poi diventata sua moglie, conosce da

vicino i clienti italiani. Nel suo impegno a favore delle

donne prigioniere del mercato sessuale, li ha incontrati

sulle strade o in gruppi di discussione che ha organizzato in

tutta Italia per cercare di sensibilizzare gli uomini sulle loro

responsabilità nella tratta delle giovani donne straniere che

riempiono a migliaia i marciapiedi della penisola. Tuttavia

anche lui, che fa questo lavoro da dieci anni, oggi fatica a

parlare con i clienti: «I gruppi che un tempo riuscivo ad

animare in tutte le regioni, oggi sono diminuiti» mi ha

scritto quando l’ho contattato. «Non ho persone che si

rendano disponibili a parlare in pubblico, come un tempo

succedeva e, quindi, ho pochissime possibilità di trovare

degli uomini che si facciano intervistare in quanto clienti.

Sto cercando di motivarne alcuni, indicando loro l’utilità

dell’intervista, ma è dura.»

Ecco, questo è il buio che avevamo davanti quando

abbiamo iniziato, talmente denso da scoraggiare chiunque

volesse cercare di addentrarsi. Con questo libro abbiamo

provato a squarciarlo un po’ e a intravedere qualcosa oltre.

L’abbiamo fatto con Liza Boschin, Federico Ruffo ed Elena

Stramentinoli, giovani giornalisti che sono cresciuti con

me nella squadra di Presadiretta. Non è un racconto facile

da mandare giù, ma è quello che siamo. E questo è quello

che abbiamo visto.

Riccardo Iacona, Utilizzatori Finali,

Con Lisa Boschin, Federico Ruffo, Elena Stramentinoli

Ed. Chiarelettere, Milano 2014, pagg. 208, €  13, 60

La Massoneria delle Superlogge internazionali. Un libro choc del “gran maestro” Gioele Magaldi

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Il Libro

Questo è un libro assai controverso. E’ il primo volume di una lunga “trilogia” che l’Editore Chiarelettere pubblicherà nei prossimi mesi. Una “trilogia” che vuole offrire un’inedita radiografia del potere. Ieri a Roma c’è stata la presentazione in libreria.

In questo volume TROVATE STORIA, NOMI E OBIETTIVI DEI MASSONI AL POTERE in Italia e nel mondo, raccontati da autorevolissimi insider del network massonico internazionale, che per la prima volta aprono gli archivi riservati delle proprie superlogge (Ur-Lodges).

LE LISTE CHE LEGGERETE SONO SCONVOLGENTI. Lo sapevate che Angela Merkel e Vladimir Putin sono stati iniziati alla stessa Ur-Lodge, la Golden Eurasia? E che l’Isis è manipolato da superfratelli assolutamente indifferenti all’Islam? Da Barack Obama a Xi Jimping, da Mario Draghi a Giorgio Napolitano, da Christine Lagarde a Pier Carlo Padoan, passando per Gandhi, Reagan, Mandela, Agnelli, Clinton e Blair, ecco i grembiulini che hanno segnato la storia del Novecento e dei primi anni Duemila.

UNA BATTAGLIA PER LA DEMOCRAZIA. Tra le Ur-Lodges neoaristocratiche, che vogliono restaurare il potere degli oligarchi, e quelle progressiste, fedeli al motto Liberté égalité Fraternité, è in corso una guerra feroce. L’ultimo atto è già iniziato, come rivela Magaldi per la prima volta, con la rottura della PAX MASSONICA stilata nel 1981: il patto UNITED FREEMASONS FOR GLOBALIZATION. UNA RILETTURA ESPLOSIVA del Novecento nei suoi momenti più drammatici – la guerra fredda, gli omicidi dei fratelli Kennedy e di M.L. King, gli attentati a Reagan e a Wojtyla – arrivando fino al massacro dell’11 settembre 2001 e all’avanzata dell’Isis in questi giorni.

Insomma sono “Superlogge sovranazionali che vantano l’affiliazione di presidenti, banchieri, industriali” in cui “nessuno sfugge a questi cenacoli”.

Gli Autori

Gioele Magaldi (14 luglio 1971), storico, politologo e filosofo, ex Maestro Venerabile della loggia “Monte Sion di Roma” (Goi), già membro della Ur-Lodge “Thomas Paine”, è Gran Maestro del movimento massonico “Grande Oriente Democratico” (God). Fautore di un impegno solare e progressista della massoneria, ha dato vita anche a “Democrazia Radical Popolare” (Drp) e al Movimento Roosevelt (Mr).
Tra le sue pubblicazioni: UT PHILOSOPHIA POESIS (Pericle Tangerine) e ALCHIMIA. UN PROBLEMA STORIOGRAFICO ED ERMENEUTICO (Mimesis).

Laura Maragnani, giornalista (“Europeo”, “Panorama”), ha scritto LE RAGAZZE DI BENIN CITY (Melampo), ECCE OMO (Rizzoli), I RAGAZZI DEL ’76 (Utet).

Per gentile concessione della Casa Editrice pubblichiamo questa nota editoriale, che spiega il senso di questo libro

Un mondo tutto da scoprire, quello delle superlogge (Ur-Lodges), davvero l’altra faccia, la più nascosta e la più importante, del mondo che conosciamo: una prospettiva che ci mancava. Questo libro, la cui stesura ha comportato un lavoro di almeno quattro anni, arriva direttamente dall’interno del network massonico internazionale ed è stato reso possibile grazie all’accesso ad alcuni archivi privati e finora segretissimi. Non era mai accaduto. Le liste e i nomi dei massoni che leggerete sono esplosivi. Ma il libro non intende rispondere solo alla curiosità di chi vuole sapere chi c’è o non c’è negli elenchi degli affiliati, non è un’inchiesta giornalistica bensì un contributo testimoniale, un’occasione straordinaria per guadagnare una prospettiva inedita con cui guardare l’Italia e gli equilibri mondiali, dalla metà del Novecento a oggi.
Una nuova puntata di Chiarelettere sul potere e le sue trame. Una puntata certamente controversa perché i documenti su cui si basa non sono pubblicati all’interno ma, per un accordo tra le parti coinvolte nella stesura, sono depositati in vari studi legali (di Londra, Parigi e New York) con il patto esplicito di renderli pubblici solo in caso di contestazioni.
I brani di autori inseriti in pagina dipendono da una scelta di Magaldi, motivata dalla necessità di offrire un quadro complessivo del dibattito che negli anni si è sviluppato intorno al mondo massonico. Suoi i giudizi e le osservazioni critiche. Laura Maragnani ha collaborato all’intero progetto e ha firmato il capitolo Il potere in grembiulino, frutto di un lungo dialogo con Magaldi dal quale emergono i nodi centrali del volume. L’ultimo capitolo propone un confronto tra Magaldi e quattro autorevolissimi rappresentanti della massoneria internazionale, con riferimenti sorprendenti all’attualità (crisi dell’euro, attacco alle democrazie, conflitto mediorientale, Isis…). Per la novità dell’impianto (bastino le Dediche iniziali, i Presupposti dei vari capitoli, i lunghi elenchi di nomi di massoni) e l’eccezionalità dei contenuti (il libro è una dichiarazione di guerra all’ala più reazionaria della massoneria), Massoni. Società a responsabilità illimitata, di cui leggete qui il primo volume, La scoperta delle ur-Lodges, ci pare un unicum a livello mondiale. Ma, come sempre, sarà il lettore a giudicare: a lui l’ultima parola.

Gioele Magaldi (Con la collaborazione di Laura Maragnani), Massoni società a responsabilità illimitata. La scoperta delle ur-lodges, Ed. Chiarelettere, Milano 2014, pagg. 672 , € 19,00

L’usura della Terra. Riflessioni su un libro di Umberto Galimberti

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Mai come in questi ultimi tempi assistiamo, impauriti e colpevoli, sul nostro pianeta a fenomeni estremi naturali, provocati dai mutamenti climatici, con conseguenze devastanti per l’uomo e il suo ambiente. Chi ha portato l’uomo all’abuso della Terra e dunque alla sua usura? Quale è la base filosofica, culturale, su cui si basa la cultura del “dominare” la Terra (inteso qui come “dominio” assoluto, e quindi irresponsabile)?

Un’analisi interessante la svolge il filosofo, psicanalista, Umberto Galimberti in questo libretto, molto denso (in 50 pagine viene ripercorsa tutta la “storia della filosofia della natura” occidentale),
dal titolo emblematico L’Usura della terra (Ed. AlboVersorio, Milano 2014, € 6,90).

Quello di Galimberti, filosofo milanese e tra i migliori allievi di Emanuele Severino, è un percorso speculativo centrato sulla riflessione sull’uomo “che in un mondo dominato dalla tecnica si sente un “mezzo” nell'”universo dei mezzi”, senza poter trovare un senso al suo esistere” (Cf. // www.treccani.it/enciclopedia/umberto-galimberti /).

Così collocata la sua “antropologia filosofica” si coglie con maggior precisione il senso della critica all’antropocentrismo occidentale sviluppato dall’autore in questo piccolo volume.

Per Garimberti il rapporto uomo-natura è stato regolato in Occidente da due visioni del mondo: quella greca e quella giudaico-cristiana che, per quanto differenti tra loro, convenivano nell’escludere che la natura rientrasse nella sfera di pertinenza dell’etica, il cui ambito era limitato alla regolazione dei rapporti fra gli uomini, senza alcuna estensione agli enti di natura. I Greci concepivano la natura come quell’ordine immutabile che nessuna azione umana poteva violare perché, come dice un frammento di Eraclito: “Questo cosmo, che è di fronte a noi e che è lo stesso per tutti, non lo fece nessuno degli dei né degli uomini, ma fu sempre, ed è, e sarà fuoco sempre vivente, che divampa secondo misure e si spegne secondo misure”. Avendo in sé la sua norma vincolata dal sigillo della necessità (anánke), la natura era quell’orizzonte inoltrepassabile, quel limite insuperabile a cui l’azione umana doveva piegarsi come alla suprema legge. Lo stesso Prometeo, l’inventore delle tecniche, non esita a riconoscere che: “La tecnica è di gran lunga più debole della necessità” (Eschilo). Quindi per i greci, nel loro “fatalismo”, l’uomo non può dominare la natura ma solo svelarla. Da qui “nasce la concezione greca della verità come svelamento (a-létheia ) della natura (phisis) , dalla cui contemplazione nascono le conoscenze che regolano l’agire e il fare umano” (L’Usura della terra, pag. 13).

Nella tradizione giudaico-cristiana siamo in presenza di un salto di prospettiva. Infatti si concepisce la natura come creatura di Dio, quindi come effetto di una volontà, della volontà di Dio che l’ha creata e dell’uomo a cui è stata consegnata. Leggiamo infatti nel Genesi: “Poi Iddio disse: facciamo l’uomo a nostra immagine, secondo la nostra somiglianza: domini sopra i pesci del mare e sugli uccelli del cielo, sugli animali domestici, su tutte le fiere della terra e sopra tutti i rettili che strisciano sopra la sua superficie”. In questo modo la natura non è più espressione di un ordine immutabile, ma semplice materia da dominare al servizio dell’uomo. Su questo percorso incontriamo la nascita della scienza moderna che, come vuole il programma, nel “Novum Organum”, di Bacone: “Scientia est potentia“, conosce per dominare, e nel dominio della natura scorge l’impronta di Dio e le condizioni del riscatto umano. Scrive infatti Bacone: “In seguito al peccato originale, l’uomo decadde dal suo stato di innocenza, e dal suo dominio sulle cose create. Ma entrambe le cose si possono recuperare, almeno in parte, in questa vita. La prima mediante la religione e la fede, la seconda mediante le tecniche e le scienze”.

Il dominio, dunque, caratterizza quasi tutta la riflessione sulla natura della filosofia moderna. Altro esempio in questo è la riflessione di Immanuel Kant, nella sua ottica la natura è a-morale , o pre- morale, il rispetto assoluto lo si deve solo all’uomo.

Nella riflessione contemporanea Hans Jonas (con il suo “Principio responsabilità) che riconosce la dignità “teleologica” della natura . Ma per Galimberti anche quella di Jonas rientra nell’antropocentrismo con le sue aporie.

La riflessione di Galimberti vuole colpire l’antropocentrismo di stampo teologico in quanto, secondo lui, non consente più all’uomo di conoscere i suoi limiti. E questo produce conseguenze dannose sulla Terra, provocandone così l’usura (per dirla con Heidegger) con tutto quello che ne consegue.
“L’antropocentrismo, da cui la tecnica è nata e in cui si è sviluppata, non è più il luogo in cui si possono decidere i destini dell’uomo, perché da questo luogo la tecnica già da tempo s’è congedata e, con questo congedo, anche l’uomo è diventato materiale della tecnica”.

Ora nella sua posizione Galimberti prende di mira, semplificando in maniera estrema, ed è questo il suo limite, una certa “teologia della natura”. Il suo sguardo quindi è volutamente polemico. La visione dell’uomo come Padrone della natura nella riflessione cristiana contemporanea è superata da quella della custodia del creato, e questo fa assumere all’uomo un altro tipo di etica teologica ed ecologica.

Ma l’obiettivo polemico di Galimberti è l’atteggiamento di noi uomini occidentali nei confronti della terra vista solo come materia prima da sfruttare senza limite, e di conseguenza attraverso la tecnica “denaturalizziamo” la natura. E la tecnica anche quando soccorre la natura, anche quando la “ipernaturalizza”, in realtà la “denaturalizza”, perché crea un paesaggio così poco ospitale e così poco comunicativo, che persino una grande fabbrica offre un volto più umano. Ma la tecnica per Galimberti è anche quell’orizzonte totale cui al suo “interno religione, etica e politica, e più in generale, uomo e natura sono costretti a trovare i loro punti di mediazione” per la loro reciproca salvaguardia o “salvezza”.

Il punto è proprio questo!

Allora le domande che sorgono da tutto questo sono radicali: come diventare custodi responsabili della natura (o del creato)? La tecnica, anche quella più sofisticata, è sufficiente per questo scopo?

Domande radicali che esigono risposte radicali: dall’etica politica a quella economica. In una parola: non è venuto, finalmente, il tempo di un nuovo umanesimo del “custodire” che superi l’arrogante “cultura” della “voracità”?

L’intoccabile, la vera storia di Matteo Renzi. Un libro di Davide Vecchi

IL Libro
E’ un libro che sicuramente farà discutere, venerdì sarà nelle librerie. Uscirà per Chiarelettere. Questo di Vecchi, cronista del Fatto Quotidiano, è la storia dell’ascesa di Matteo Renzi sul “palcoscenico” della politica italiana. Tutto in dieci anni. Da anonimo segretario fiorentino della Margherita a presidente del Consiglio.
Questo libro racconta LA VERA STORIA DI MATTEO RENZI. La storia degli accordi, dei compromessi e di tutto ciò che muove la sua macchina politica.
LA STORIA DEI SOLDI, tantissimi soldi, che arrivano dalle fondazioni create ad hoc per autofinanziarsi e dalle società avviate a scopo puramente personalistico.
LA STORIA DELL’INTESA PROFONDA CON VERDINI E BERLUSCONI, che passa anche dalla testimonianza inedita di Diego Volpe Pasini, fedelissimo del Cavaliere (“Berlusconi mi chiese di stilare un programma per vincere le elezioni. La conclusione fu che l’unico erede possibile era Renzi”).
LA STORIA DELLA FAMIGLIA DEL PREMIER. Del padre Tiziano, indagato per bancarotta fraudolenta. Dello zio Nicola Bovoli, per anni in affari con l’universo berlusconiano, da Publitalia a Fininvest, che nel 1994 riceve la proposta di candidarsi con Forza Italia (“Segnalai io Matteo a Mike Bongiorno per partecipare alla Ruota della fortuna” rivela per la prima volta).
LA STORIA DEI FEDELISSIMI DEL PREMIER, tra cui l’amico di sempre, quel Marco Carrai che lo introduce nel circolo dei poteri forti che lo hanno reso un intoccabile.
LA STORIA DELLE INDAGINI DELLA CORTE DEI CONTI sulla gestione spericolata della provincia.
INFINE LIBRO CONTIENE UNA SEZIONE FINALE DI DOCUMENTI pubblicati per la prima volta integralmente, che restituiscono in maniera nitida le alleanze, le trame finanziarie e i lati meno noti di una carriera fulminante.

L’Autore
Davide Vecchi, giornalista, si occupa principalmente di cronaca giudiziaria e politica. Ha svolto inchieste su Renzi e il potere renziano, con articoli ripresi dai principali media italiani. Ha lavorato per l’Adnkronos e “l’Espresso”. Dal 2010 è a “il Fatto Quotidiano”.

Per gentile concessione dell’Editore pubblichiamo la Prefazione di Marco Travaglio

Questa è la vera storia di Matteo Renzi. È la storia degli accordi, dei compromessi, delle nomine, degli appalti e di tutto ciò che ha mosso e muove ancora oggi la macchina politica renziana. È la storia dei suoi fedelissimi, degli uomini che lo hanno aiutato e sostenuto anche senza apparire. Come lo zio Nicola Bovoli, amico di Mike Bongiorno, in affari con l’universo berlusconiano, da Publitalia a Fininvest. È lui a raccontarcelo, così come riferisce che nel 1994 gli era stato chiesto di candidarsi con Forza Italia e che nello stesso anno aveva portato il nipote Matteo in televisione alla Ruota della fortuna: «Lo segnalai io a Mike».
È la storia dell’intesa profonda fra Renzi, Verdini e Berlusconi, poi sfociata nel patto del Nazareno su cui si basa l’attuale governo. I presupposti di quell’accordo si trovano nel documento Rosa tricolore, elaborato nel 2012 da Diego Volpe Pasini in collaborazione con Dell’Utri e Verdini: «Il presidente mi chiese di stilare un programma per vincere le elezioni del 2013» confida qui per la prima volta Volpe Pasini. «Gli preparai una relazione dettagliata, e la conclusione era che l’unico erede possibile per Berlusconi era Renzi.» In quel progetto, che pubblichiamo integralmente nella sezione Appendice, c’è anche il programma dei primi cento giorni, la necessità di annunciare riforme da realizzare in date certe, e molto altro che poi si ritroverà nelle decisioni dell’esecutivo Renzi. È la storia della fulminante ascesa renziana, dalla Provincia di Firenze a Palazzo Chigi, agevolata anche da alcune inchieste giudiziarie. Quella sull’area Castello, per esempio, che esplode nel 2009, a pochi mesi dalle primarie del Pd per la scelta del sindaco, togliendo di mezzo il candidato più forte del centrosinistra cittadino, Graziano Cioni.
È la storia della famiglia naturale del premier, di suo padre Tiziano e delle aziende che nascono e muoiono a Rignano, che assumono Renzi come dipendente e poi falliscono. Come la Chil Post, per cui Tiziano Renzi è indagato per bancarotta fraudolenta, con l’accusa di aver ceduto l’azienda con i debiti a un prestanome dopo averla spogliata dei beni. I contratti contestati dai magistrati e l’elenco dei debitori sono riportati integralmente nella sezione finale del libro.
È anche la storia della famiglia allargata di Renzi e del suo amico fraterno Marco Carrai, secondo molti l’eminenza grigia che ne ha favorito l’ascesa: «Gli ho messo a disposizione le mie conoscenze, certo» afferma Carrai in un lungo colloquio esclusivo in cui ripercorre le tappe più importanti del suo rapporto con Matteo.
Nel corso dell’inchiesta e del lavoro di ricerca svolto per risalire alle origini del renzismo è emerso in modo sempre più chiaro l’appoggio di cui ha goduto negli anni: è riuscito a gettare le basi di rapporti solidi e proficui anche e soprattutto con i mondi a lui più distanti, come quei «poteri forti» che lui stesso a parole dice di voler rendere inoffensivi. In particolare, a cavallo tra dicembre del 2013 e l’estate del 2014, Renzi, nonostante gli errori compiuti nei primi sei mesi di governo e le promesse rivelatesi false e propagandistiche, è apparso chiaramente come un intoccabile.
Sostenuto da quasi tutti i giornali, «benedetto» dagli imprenditori, difeso, nel momento di necessità, persino dai grandi industriali come De Benedetti. E chi si è permesso di mostrare dissenso è stato liquidato come gufo, rosicone o professorone.
Quando la voce contraria si è levata all’interno del partito, come ha fatto Pippo Civati, l’armata renziana ha minacciato la cacciata dell’eretico. Strano modo di trattare chi denuncia la mancanza di democrazia interna al partito, uno dei cavalli di battaglia iniziali dell’attuale premier.
Il silenzio attorno all’intoccabile Matteo è stato rotto il 24 settembre 2014 sul «Corriere della Sera». Quel giorno il direttore Ferruccio de Bortoli ha pubblicato un editoriale che suona come
una bocciatura: «Devo essere sincero: Renzi non mi convince. Non tanto per le idee e il coraggio, apprezzabili, specie in materia di lavoro, quanto per come gestisce il potere. Se vorrà veramente cambiare verso a questo paese dovrà guardarsi dal più temibile dei suoi nemici: se stesso. Una personalità egocentrica è irrinunciabile per un leader. Quella del presidente del Consiglio è ipertrofica.
Ora, avendo un uomo solo al comando del paese (e del principale partito), senza veri rivali, la cosa non è irrilevante».
Al fianco di Renzi, in quel momento in visita negli Stati Uniti, si è subito schierato Sergio Marchionne, che è nella proprietà del «Corriere» attraverso la Fiat. «Solitamente non lo leggo» ha detto l’ad del gruppo torinese, mentre il diretto interessato non ha commentato né si è difeso. Le parole di De Bortoli sono un invito alla chiarezza: «Il patto del Nazareno finirà per eleggere anche il nuovo presidente della Repubblica, forse a inizio 2015. Sarebbe opportuno conoscerne tutti i reali contenuti. Liberandolo da vari sospetti (riguarda anche la Rai?) e, non ultimo, dallo stantio odore di massoneria. Auguriamo a Renzi di farcela e di correggere in corsa i propri errori. Non può fallire, perché falliremmo anche noi. Un consiglio: quando si specchia al mattino, indossando una camicia bianca, pensi che dietro di lui c’è un paese che non vuol rischiare di alzare nessuna bandiera straniera (leggi troika). E tantomeno quella bianca».
In questo libro spieghiamo come e perché Renzi è diventato intoccabile, rendendo più nitidi gli aspetti sfuocati della sua ascesa alla presidenza del Consiglio.

Davide Vecchi, L’intoccabile, Matteo Renzi la vera storia. Pref. di Marco Travaglio, Ed. Chiarelettere, Milano 2014. Pagg. 208