Gli aforismi di Casaleggio in un libro di chiarelettere

71c94107-1faf-48cc-b6bd-ab9989534a29“Era un uomo di una conoscenza straordinaria, faceva collegamenti molto acuti fra i vari testi e aveva un modo di esprimersi riguardo alle diverse situazioni mai banale e prevedibile.” (DARIO FO)

“Ho visto poche persone cercare di cambiare il paese con il tuo stesso entusiasmo. Felice di averti conosciuto, Gianroberto.” (FEDEZ)

“Visionario apparentemente ruvido e diffidente, si svela pensatore dal cuore generoso nel condividere intuizioni sorprendenti. Casaleggio pone sempre l’uomo al centro di ogni scelta, nelle responsabilità e nei diritti. E da qui si riparte, tutti.” (GIANLUIGI NUZZI)

“Un uomo unico nel pensiero così come nel parlare, questo libro ne è la prova.” (ANTONIO DI PIETRO)


IL LIBRO

Questi sono alcuni giudizi, espressi da alcuni personalità di rilievo, su Gianroberto Casaleggio scomparso pochi mesi fa a causa di una brutta malattia. Casaleggio è stato un personaggio atipico nel panorama politico italiano. Non sempre è stato facile comprenderlo. Un visionario? Un innovatore? Sicuramente un innovatore. Questa raccolta di aforismi aiuta a comprenderlo. Casaleggio amava la creatività, l’innovazione, la profondità di pensiero e nello stesso tempo la chiarezza e la semplicità.

Lettore instancabile di generi diversi (dalla fantascienza al saggio storico ai classici), usava l’aforisma come chiave per esprimere in modo sinteticamente preciso riflessioni elaborate.


Un modo di comunicare che rispondeva anche al suo carattere.

Il libro è diviso in due parti. Nella prima sono raccolte le frasi e le dichiarazioni che Casaleggio ha concepito nel corso degli anni sotto varie forme, dal libro all’intervista, o durante la sua esperienza di lavoro, con i colleghi. Nella seconda è invece presente una raccolta di aforismi che Casaleggio apprezzava particolarmente e che usava a seconda delle circostanze. Tutti insieme questi testi brevi aiutano a capire l’armatura concettuale di un personaggio atipico, che si è imposto all’improvviso all’opinione pubblica e che in pochi anni ha segnato il modo di far politica del nostro paese. E questo va riconosciuto, quale che sia il giudizio politico sua “creatura” (il movimento 5Stelle).


Gli autori

Gianroberto Casaleggio (Milano 1954-2016) è stato un manager, studioso e stratega della Rete, ed esperto di dinamiche web. Inizialmente progettista di software per la Olivetti, nel 1985 è direttore generale e amministratore delegato di Logicasiel, società partecipata da Logica Plc e Finsiel, e dal 2000 al 2003 esercita la carica di amministratore delegato di Webegg Spa, partecipata da Telecom Italia e Olivetti. Ha ricoperto il ruolo di consigliere di amministrazione in varie aziende. Nel 2004 fonda la Casaleggio Associati, società di consulenza per lo sviluppo di strategie di Rete per le imprese. Dal 2005 è stato curatore del blog di Beppe Grillo, con il quale nel 2009 ha fondato il Movimento 5 Stelle.

Ha pubblicato diversi libri. Per Chiarelettere: “Siamo in guerra. Per una nuova politica” (con Beppe Grillo) e “Il Grillo canta sempre al tramonto. Dialogo sull’Italia” (con Dario Fo e Beppe Grillo).

Maurizio Benzi è un socio di Casaleggio Associati, esperto di strategie Internet e innovazione digitale. Laureato in Economia all’Università Cattolica del Sacro Cuore a Milano, si occupa professionalmente di Internet dal 1998. È specializzato nella definizione delle strategie online per le imprese e nei progetti di comunicazione e Digital marketing. Nel 2000 è entrato a far parte del team Digital Strategy di Webegg. Dal 2004 collabora con Casaleggio Associati, dove attualmente gestisce i progetti di consulenza nell’ambito delle strategie Internet di alcuni dei principali clienti della società.

PER GENTILE CONCESSIONE DELL’EDITORE PUBBLICHIAMO LA POSTFAZIONE DI LUCA EULETERI (AMICO E SOCIO DI CASALEGGIO).

 

Lettera a un amico
di Luca Eleuteri*

Caro Roberto, non è passato poi così tanto tempo dall’ultima volta che ci siamo visti. Più si è lontani e più il tempo trascorre velocemente, dicono. Al tuo funerale c’era molta gente. Non so se ti ha fatto piacere, conoscendoti avresti voluto solo gli amici e magari neanche quelli. Ma loro sarebbero venuti comunque, proprio perché sono i tuoi amici. C’erano tante persone, parlamentari, ex colleghi, amici, conoscenti e gente qualunque. Andartene così, a sessantuno anni, mollandoci con tutto quello che c’era ancora da fare. Non puoi fare ’sto casino e poi chi s’è visto s’è visto. Con chi converso io per ore e ore del senso della vita, del futuro, del business, dei miei problemi e dei tuoi? Se ti rileggi in questo libro capirai che uno come te non lo si può trovare dietro l’angolo. Nella vita l’unico problema è il tempo, e il tempo che abbiamo è poco, pochissimo. Troppo poco per avere pentimenti o per sciuparlo. Mi ripetevi sempre questa solfa quando pensavo di essere all’angolo. Sarà, ma quel 12 aprile 2016 non riesco a buttarlo alle spalle. Intanto passo di fronte alla porta chiusa del tuo ufficio, la guardo e non la apro. Sai perché? Perché già basta a illudermi che, se avessi bisogno di te, potrei bussare e trovarti ancora lì. Un’illusione di qualche istante, è vero, ma non eri tu quello che si accontentava di poco?
Un abbraccio amico mio.

Socio di Casaleggio Associati.
Gianroberto Casaleggio, Aforismi, A cura di Maurizio Benzi – ED.Chiarelettere, Milano 2016. Prefazione di Davide Casaleggio

Matteo Renzi. Il prezzo del potere. Un libro di Chiarelettere

Matteo renzi il prezzo del potereIL LIBRO

Questa è la “storia” della carriera di un presidente, la fotografia di come funziona oggi il potere in Italia. Una storia in ombra. Dentro e dietro la cronaca, questo libro, appena uscito nelle librerie, supportato da documenti e testimonianze inediti, racconta tradimenti, retroscena, intrighi di palazzo che hanno segnato la scalata di Matteo Renzi. Dal gennaio del 2014 fino a oggi.

Le trame finora mai rivelate che hanno portato alle dimissioni di Enrico Letta. Incarichi, poltrone, appalti distribuiti come un conto da pagare. Le manovre per difendere gli indifendibili. I segreti e le carte più scottanti dello scandalo Banca Etruria, che ha visto coinvolti il padre dell’attuale ministro per le Riforme istituzionali Maria Elena Boschi e l’intero governo. I rapporti tra Boschi senior e l’onnipresente “buon amico” Flavio Carboni. La longa manus di lobbisti come Gianmario Ferramonti. Le strategie per coprire e ammorbidire la vicenda del padre, Tiziano Renzi, che ancora oggi resta misteriosa. La storia mai rivelata di Marco Carrai, il Richelieu del governo, con un ventaglio di società all’estero che a lui fanno riferimento e soci che risultano avere importanti interessi da difendere in Italia.

Ma il prezzo del potere non è pagato solo con favori e premi. Molti sono gli uomini eliminati. Amici diventati ingombranti o inutili e per questo fatti fuori. Storie che sembrano la trama di una fiction ma sono tutte documentate. Sono il ritratto della politica italiana.

L’Autore

Davide Vecchi, inviato de “il Fatto Quotidiano”, si occupa da anni di cronaca giudiziaria e politica e ha seguito tutte le principali inchieste che hanno riguardato il premier e l’attuale classe politica al potere. I suoi articoli sono stati ripresi dai principali media italiani. Per Chiarelettere ha scritto L’INTOCCABILE. MATTEO RENZI, LA VERA STORIA (2014), più volte ristampato, un libro di riferimento per chiunque voglia conoscere l’ascesa di Renzi fino all’arrivo alla presidenza del Consiglio. MATTEO RENZI. IL PREZZO DEL POTERE è il racconto più completo di come il premier ha gestito e sta gestendo il governo del paese. Un ritratto nitido e impietoso, un documento importante per scavare dentro il brusio della cronaca e ricavarne una fotografia indispensabile per capire la politica di oggi.

Per gentile concessione dell’editore pubblichiamo la prefazione di Marco Travaglio

Questa è la storia del prezzo che Matteo Renzi ha dovuto pagare per sedersi a Palazzo Chigi. Una storia in ombra che per la prima volta viene svelata grazie a intercettazioni, inchieste e documenti inediti, alcuni dei quali sono pubblicati in appendice. È la storia delle manovre di Palazzo ordite anche grazie alla complicità di imbarazzanti avversari politici poi lautamente ricompensati. È la storia degli intrighi, dei sotterfugi, delle strategie politiche attuate dal premier. La storia di incarichi, poltrone, appalti che ha distribuito in poco più di due anni di governo all’insegna di un incessante do ut des. È la storia di personaggi a lui fedeli e quindi premiati, a partire da Luca Lotti, passato da allenatore della squadra di calcio femminile di Montelupo Fiorentino a potente sottosegretario della Presidenza del Consiglio con delega all’Editoria, il ruolo giusto per tenere a bada i giornali e tutta l’informazione. È la storia degli uomini eliminati perché d’intralcio, dall’aspirante sindaco di Firenze Graziano Cioni, costretto a ritirarsi dalle primarie del capoluogo toscano per uno stato di famiglia che avrebbe dovuto rimanere segreto ma che stranamente viene fatto pervenire alla moglie nelle ore cruciali della campagna elettorale, fino a Massimo Mattei, l’assessore nonché spin doctor di Renzi poi diventato «superfluo» ed escluso dall’entourage del premier in seguito a un’inchiesta della magistratura sulle escort a Palazzo Vecchio in cui non è mai stato indagato.

È la storia dei ricatti, del Renzi privato che smentisce sistematicamente il Renzi pubblico. Basti citare l’episodio in cui, all’inizio di gennaio del 2014, poche settimane prima di far cadere l’esecutivo di Enrico Letta, il «rottamatore» proclama a tutto il paese l’intenzione di ricandidarsi come primo cittadino a Firenze nascondendo la sua reale aspirazione: la presa del governo senza passare dalle urne. In un colloquio telefonico col generale della Guardia di finanza Michele Adinolfi, Renzi spiega le mosse in atto per dare lo sfratto all’allora inquilino di Palazzo Chigi coinvolgendo anche l’ex capo dello Stato, Giorgio Napolitano. Ma non sa di essere intercettato. Di quella conversazione privata pubblichiamo alcuni passaggi esclusivi e rivelatori. Questo libro mostra tutta la spregiudicatezza di un premier che lotta senza tregua per rimanere in sella al governo, e dei suoi più stretti e fidati collaboratori, come il ministro per le Riforme costituzionali e i Rapporti con il parlamento Maria Elena Boschi, che cerca i voti perfino dei leghisti quando deve scalzare la mozione di sfiducia ricevuta a causa del padre, indagato per bancarotta fraudolenta dopo il fallimento della Banca popolare dell’Etruria e del Lazio. Alla corte del «capo» sono ammessi tutti purché siano utili allo scopo: conservare il potere. Ciascuno ha un prezzo. Renzi lo conosce ed è sempre pronto a pagarlo.

 

Davide Vecchi, Matteo Renzi. Il prezzo del potere. Prefazione di Marco Travaglio, Ed.Chiarelettere, Principio Attivo, pagine 192, € 13,00

 

Yes Web Can: come candidarsi alla Casa Bianca dall’Italia. Intervista ad Antonino Caffo

foto autoriUn libro sul clamoroso caso di “Alex Anderson” , la mega bufala che ha fatto discutere il web.

Alex Anderson ha preso in giro migliaia di americani fingendosi un repubblicano in corsa alle presidenziali. In realtà è un ragazzo di Como che da qualche giorno è anche in libreria Social network e politica, un binomio apparentemente poco funzionale ma che negli ultimi tempi si sta dimostrando più fruttuoso del previsto. Anche in Italia i politici, con qualche eccezione, hanno imparato a sfruttare l’onda lunga di post e tweet per esprimere il loro pensiero e divulgarlo alla massa di fan e sostenitori. Persino Hillary Clinton ha perentoriamente invitato l’opponente Donald Trump a “chiudere l’account Twitter” dopo che questi si era scagliato contro la decisione di Obama di appoggiare la corsa a Washington della donna.

Proprio la Clinton e Trump sono due degli avversari che uno sconosciuto cittadino della rete ha incontrato sul suo cammino. Si tratta di Alex Anderson, account da oltre 26 mila follower che da 8 mesi twitta i contenuti di un presunto vero programma politico e di una campagna sul microblog dai 140 caratteri. Cosa c’è di strano? Nulla se si trattasse di un vero americano aspirante congressman e non di un ragazzo italiano, nella fattispecie di Como.

Dietro Anderson c’è infatti Alessandro Nardone, romanziere e creativo che ha passato tante notti a dibattere sui temi cari agli americani, fingendosi appunto un candidato. Un gioco, uno scherzo che sarebbe potuto finire dopo qualche settimana, magari con un paio di retweet e che invece è andato avanti creando su un bel po’ di consensi e qualche dubbio agli elettori, tanto che del suo caso se ne è occupata addirittura la BBC, le testate internazionali DeMorgen e Globo e in Italia la trasmissione di Magalli “I fatti vostri”.

Lo strano caso del concorrente “fake” italiano alla Casa Bianca è oggi un libro dal titolo “Yes Web Can” (YouCanPrint, 2016) , scritto dallo stesso Nardone e dai giornalisti Carlo Cattaneo e Antonino Caffo, con prefazione di Luca Rigoni di TGCom 24. È curioso dunque capire, proprio da uno di loro, il giornalista di Panorama Antonino Caffo, come è riuscito Nardone/Anderson ad ottenere tutto questo successo in rete.

“Sembrerà ovvio, ma alcuni meccanismi che governano il web, e nello specifico i social network, possono risultare ancora dirompenti per molti. Attraverso l’impegno, la costanza e la determinazione, Anderson è riuscito ad ottenere non solo l’attenzione di una parte dell’elettorato statunitense ma anche la loro fiducia. Non si spiega altrimenti il perché sia stato invitato, realmente, a sedersi in talk show e tribune politiche televisive negli States, a partecipare in diretta a trasmissioni radio americane o a rilasciare interviste in giro per il mondo, proprio come i candidati reali. Quello specchio magico che è rappresentato dallo schermo del computer o del cellulare rappresenta l’evoluzione di un certo intrattenimento televisivo, con la differenza che qui si può andare ben oltre i 15 minuti di popolarità profetizzati da Andy Warhol” – dice Caffo.

Esistono delle regole o delle strategie ben precise usate per costruire il personaggio online?

“Nel libro ne ho individuate almeno cinque che sottendono, più in generale, le logiche del web 2.0. Si tratta dell’aumento, portato da piattaforme come Facebook e Twitter, al flusso delle informazioni, che rende spesso difficoltoso verificare la fonte. Ciò può permettere quel passaparola mediatico che da vita a vere e proprie star, come succede per i blogger e gli youtuber.

Poi la rimozione delle barriere sociali, grazie ad un contatto semplice e stimolante con i VIP che si trovano dall’altra parte e che, spesso, rispondono ai loro fan. Si tratta di una modalità impossibile ed estremamente limitata quando in giro c’erano solo televisione e radio. La creazione di nuovi leader è la dinamica che permette ai social di porre alcuni utenti come portatori di interesse di certi argomenti mentre il rinforzo degli altri media e la semplificazione delle conversazioni sono la diretta conseguenza della trasformazione dei processi comunicativi e sociali verso tipologie di linguaggio più vicine alle persone comuni”.

Possiamo dire che Anderson ha avuto successo perché incarna le ambizioni e le aspettative di ognuno di noi?

“Proprio così; solo riconoscendosi in una delle persone da votare si mettono in moto dinamiche di attrazione da parte degli elettori. Il cambiamento di paradigma introdotto anni fa da Twitter non è banale: nel mondo reale esistono ancora classi e gerarchie ben definite, mentre in rete vige una sorta di democratizzazione delle apparenze, grazie alla quale siamo tutti sullo stesso livello”.

Coop Connection. La prima inchiesta sulle Coop in un libro di Antonio Amorosi per “Chiarelettere”

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Coop Connection.  La prima inchiesta sulle Coop in un libro di Antonio Amorosi per “Chiarelettere”

IL LIBRO

La prima inchiesta sulle coop in Italia. Anni di silenzio, difficile mettere il naso dentro un mondo che garantisce lavoro, potere, soldi e continuità politica. Solo grazie agli ultimi scandali di Mafia capitale sono raffiorate le contraddizioni di un universo economico che da solo genera 151 miliardi di fatturato dando lavoro a più di un milione di persone. Grande distribuzione, grandi opere, servizi, alimentazione, assicurazioni: il mondo coop, frutto di una storia secolare, copre tutto il territorio, dal Nord al Sud, in nome della solidarietà, a difesa dei lavoratori.

Questo libro prova a smontare la propaganda che ha alimentato l’universo coop e racconta la realtà di un business protetto, in cui sfruttamento, corruzione, speculazione finanziaria sono ben presenti seppure mai denunciati perché coperti dal marchio della legalità. per fare del bene tutto è concesso, anche godere di un regime fiscale particolare (lo garantisce la costituzione), allearsi con le mafie locali, pilotare le gare d’appalto, pagare tre euro all’ora un lavoratore, persino arricchirsi sulle spalle degli immigrati.

Un vero blocco economico, politico, culturale che fa comodo a un’intera classe dirigente e che si basa sulla distrazione della magistratura in un intreccio di potere difficile da scalfire. Coop connection vuole dare voce a chi è solo a denunciare questo sistema, in nome di quei valori in cui credono tanti lavoratori e che hanno ispirato la nascita delle prime cooperative.

L’AUTORE

Antonio Amorosi, giornalista d’inchiesta, è nato a Ludwigsburg, in Germania, nel 1970. A trentaquattro anni, nel 2004, è stato assessore alle Politiche abitative del Comune di Bologna con Cofferati sindaco. Si dimette dopo appena diciotto mesi denunciando il sistema politico e amministrativo locale che dal 1986, scavalcando le graduatorie, assegnava una percentuale elevata di alloggi popolari per via politica. Si occupa della presenza della criminalità organizzata in Emilia-Romagna e dell’attualità politica come giornalista radiofonico. Nel 2010 è autore con Christian Abbondanza del libro TRA LA VIA EMILIA E IL CLAN edito dalla Casa della Legalità di Genova. Le sue inchieste per il quotidiano online Affaritaliani.it nel 2011 portano alle dimissioni di diversi politici emiliani e alla nascita di casi giudiziari nazionali. Nel 2013 ha collaborato con “Il Foglio”. Scrive e pubblica i suoi reportage sul settimanale “Panorama” e dal 2014 sul quotidiano “Libero”.

Per gentile concessione dell’Editore pubblichiamo un breve estratto del libro.

Questo libro nasce per fare chiarezza sul mondo delle cooperative, uno dei cardini dell’economia italiana che pesa 151 miliardi di fatturato, l’8 per cento del Pil, e che dà lavoro a più di un milione e centomila persone. Un universo economico che vale più del Prodotto interno lordo dell’intera Ungheria ma poco raccontato, frutto di una storia secolare e di un presente in cui non mancano luci e ombre. E contraddizioni di un sistema fondato sul mutualismo ma degenerato in un’azione mercantile incessante, che sa trasformare in ricchezza ogni debolezza sociale. Dove «fare il bene» è una dialettica commerciale che fa crollare qualsiasi muro e sa inglobare ogni cosa. Al punto che, come scrive Mediobanca, le coop guadagnano più dalla finanza che dalla vendita delle merci.(1)

E operano in Borsa, anche se non potrebbero farlo, tramite quote di una Spa come Unipol. L’inchiesta Mafia capitale, che ha sconvolto Roma, è uno spartiacque che per la prima volta ha cambiato la percezione collettiva che abbiamo delle coop. Ma è solo la punta dell’iceberg di un sistema liquido e complesso che muta ogni volta strategia, e ha alleati nella politica, nella giustizia, in ogni istituzione. Dall’Expo al Mose, da Mafia capitale alla Grande distribuzione, dai cantieri della Tav alla Val di Susa sono troppi i casi in cui imprese targate coop, come Cpl Concordia, risultano inquinate da rapporti con la criminalità organizzata e dalla corruzione. La crisi economica li fa emergere nonostante lo storytelling della sinistra, l’affabulazione che ieri si chiamava propaganda di partito. Per non parlare dei risparmi di molti soci affidati alle coop e andati in fumo in seguito a spericolate operazioni finanziarie. Delle ingiuste agevolazioni, non solo fiscali, che alterano il libero mercato annullando possibili concorrenti. O dei contratti da fame e delle condizioni capestro cui sono costretti molti giovani lavoratori. Un «sottomondo» di schiavi invisibili, manovalanza nell’agroalimentare, nella logistica, nel facchinaggio. Schiavi anche grazie a un articolo del Jobs Act voluto da Renzi e dal ministro del Lavoro – l’ex presidente di Legacoop Giuliano Poletti –, e passato nell’indifferenza generale, che abroga il reato di intermediazione fraudolenta di manodopera, il cosiddetto caporalato. Tutto nel silenzio. Cosa c’è sotto il mondo che eravamo abituati ad associare agli alti valori del mutuo aiuto, nato dalla solidarietà tra gli ultimi? E perché scopriamo solo ora scandali e speculazioni? Quali informazioni ci sono state nascoste?

L’Emilia-Romagna rappresenta il dna di questo sistema con uomini, capitali e strutture, però le indagini giudiziarie sulle coop non partono mai da qui e, se per caso si aprono, presto si dissolvono. L’ex procuratore capo di Bologna, Enrico Di Nicola, ha esaltato il modello giudiziario del capoluogo, fondato sull’«armonia»(2) tra giustizia e politica. Perché in Emilia non c’è separazione di poteri. In effetti è vero. Amministrazione pubblica, partito e pezzi del mondo della magistratura sono entrati in sintonia formando un sistema potente e legalmente inattaccabile in un intreccio difficile da riconoscere, che ha saputo riprodursi negli anni sempre uguale a se stesso e in cui il libero mercato è un’opzione limite, la legalità un’apparenza e la giustizia applicata da un corpo non indipendente. Dagli anni Sessanta e Settanta camorra, ’ndrangheta e mafia hanno  costruito su questo sistema imperi economici, crescendo con le istituzioni che ne negavano la presenza. Un sistema, quello delle coop, che vorrebbe espandersi a tutti gli angoli del paese e che ha in nuovi settori di mercato le sue punte di diamante. Come l’erogazione di servizi ed energia offerti dalla multiutility Hera o il successo nel settore alimentare di Eataly, la Disneyland del cibo di qualità, ma persino l’antimafia può diventare un business che assicura la vendita di prodotti confezionati con il marchio della legalità. Nuovi soldi, nuovi mercati, nuovo potere. Senza nulla togliere al valore del marchio delle cooperative e all’impegno di tanti lavoratori che hanno partecipato alla creazione di tanta ricchezza, è necessario entrare dentro le contraddizioni. Il viaggio nei fondali reconditi di questo pianeta non vuole mettere in discussione le tante persone che con correttezza lavorano anche nella cooperazione e nelle istituzioni. Anzi, questo libro è pensato anche a loro difesa, nella speranza che la spessa corteccia di omertà e indifferenza, unita alla buona fede di molti, possa essere scalfita e che i diritti principali dei soci vengano rispettati.

 

1 Annuario R&S Mediobanca, dicembre 2014.

2 A. Mantovani, «Corriere di Bologna», 30 settembre 2008.

Antonio Amorosi, Coop Connection. Nessuno tocchi il sistema. I tentacoli avvelenati di un’economia parallela, Ed.Chiarelettere, Milano 2016, pp. 304. € 16,90

Ce la farà Francesco? La sfida della riforma ecclesiale di Papa Bergoglio. Intervista a Don Rocco D’Ambrosio.

cop-Ce-la-farà-FrancescoSono passati poco più di tre anni dall’elezione al soglio pontificio di Jorge Bergoglio.

Papa Francesco ha impresso una svolta nella vita della Chiesa Cattolica. Facciamo il punto su questo cammino, nell’ intervista, con Don Rocco D’Ambrosio. D’Ambrosio è professore di Filosofia della Politica alla Pontificia Università Gregoriana di Roma. E’ autore di numerosi saggi, l’ultimo, “Ce la farà Francesco?”, è uscito pochi giorni fa, per le edizioni “”La Meridiana” di Bari.

Professore nel suo saggio, “Ce la farà Francesco?”, tenta di fare una analisi istituzionale della Chiesa Cattolica sotto il Pontificato di Papa Francesco. Lei mette in guardia da due pericoli, ovvero dalla “deriva semplicistica” e dall’ideologia nell’analizzare le dinamiche ecclesiali e quindi il tentativo di Riforma di Papa Francesco. Può spiegarceli?

Per comprendere la vita ecclesiale, nei suoi risvolti istituzionali quanto teologici, va superata qualsiasi forma di superficialità e semplicismo. Mai come oggi abbiamo bisogno di studiare il contesto contemporaneo e le istituzioni, Chiesa compresa, incrociando le competenze, cioè usando strumenti culturali che attingono ai diversi saperi che investigano sulle realtà umane: l’antropologia, l’etica, la teologia, la sociologia, la psicologia, la scienza politica, il diritto, l’economia. Pertanto, soprattutto educatori ed intellettuali, non sono chiamati ad avere tutte le competenze – pretesa inconsistente e sciocca – ma una capacità di sintesi per aiutare l’interlocutore, specie se educando, a dotarsi di una mappa per districarsi nei vari labirinti di questo mondo e su cui, se vuole, costruire la propria personale competenza, concepita sempre in funzione del vivere bene, come persona e come credente.

Quali sono i punti principali della Riforma di Francesco?

Sono quelli più volte espressi nei suoi interventi. Nel discorso ai vescovi degli Stati Uniti, li ha così enunciati: ”Le vittime innocenti dell’aborto, i bambini che muoiono di fame o sotto le bombe, gli immigrati che annegano alla ricerca di un domani, gli anziani o i malati dei quali si vorrebbe far a meno, le vittime del terrorismo, delle guerre, della violenza e del narcotraffico, l’ambiente devastato da una predatoria relazione dell’uomo con la natura, in tutto ciò è sempre in gioco il dono di Dio, del quale siamo amministratori nobili, ma non padroni. Non è lecito pertanto evadere da tali questioni o metterle a tacere. Di non minore importanza è l’annuncio del Vangelo della famiglia che, nell’imminente Incontro Mondiale delle Famiglie a Filadelfia, avrò modo di proclamare con forza insieme a voi e a tutta la Chiesa” (23 settembre 2015). In un’intervista, invece, ha detto sinteticamente che i mali più grandi del mondo sono: “Pobreza, corrupción, trata de personas” (ovvero: povertà, corruzione e tratta di persone).

Qual è il bilancio di questi tre anni di Pontificato?

I bilanci sono sempre molto difficili perché la riforma è in atto e il papa continua a indicare mete e a confermare la sua linea. Si potrebbe affermare che gli intenti di papa Francesco sono stati esposti con chiarezza; ora è il tempo di renderli operativi con le riforme specifiche dei dicasteri vaticani e degli organismi diocesani e territoriali.

 Lei giustamente afferma che le riforme proposte da Francesco sono “conciliari”, ovvero si pongono come attuazione del Concilio Vaticano II. Per cui la posta in gioco non è la fedeltà al disegno del leader (il Papa) ma la continuità con il Concilio. A leggere certi avversari del Papa, per alcuni l’avversione a Francesco rasenta l’odio, siamo agli antipodi dell’ermeneutica conciliare. Quanto pesa questa avversione all’interno della Chiesa?

L’opposizione al papa è un fatto notorio. Bisogna, tuttavia, non cadere nella trappola del personalizzare il conflitto. Ciò che interessa, prima di tutto, è la riforma della Chiesa nello spirito del Vaticano II. La lettura evangelica, attualizzata dal Vaticano II, è quindi il criterio per valutare questo pontificato. Ovviamente per chi crede in un modello di vita cristiana e di Chiesa preconciliari riterrà la riforma di Francesco, a seconda dei casi, eretica, inconsistente, sprovveduta e via discorrendo. Per chi crede nel nella lettura evangelica del Vaticano II cercherà di valutare la riforma di Francesco spostando l’attenzione sui contenuti annunciati e incarnati, più che la persona del papa, il quale, come ogni essere umano, e come ogni leader, per quanto dotato e avveduto, commette errori.

 Uno dei tratti, di questi anni di Papa Bergoglio, è stato quello della lotta alla mondanità (con tutto quello che significa)  nella Chiesa. E questo presuppone uno stile di vita sobrio, ma c’è anche una lotta ad una certa idea di potere nella Chiesa. Ovvero ci sono delle virtù, necessarie per chi vuole servire la Chiesa di Cristo,  su cui il Papa si è soffermato spesso. Qual è l’idea di “Servizio” che ha il Papa?

Essa è espressa molto bene negli ultimi due discorsi natalizia alla Curia Romana. Sono da leggere e meditare! Succede nella comunità cristiana quello che accade spesso in tutte le istituzioni quando si toccano alcuni punti critici o deleteri, come la corruzione, gli abusi, il rinnegamento delle finalità fondamentali e cosi via. Soprattutto coloro che hanno responsabilità – siano essi cardinali, vescovi, presbiteri, religiose/i o fedeli laici – più che cambiare radicalmente, si sottopongono a quel processo per cui, secondo Jung, enfatizzano i propri pregi e negano, ponendoli in una zona d’ombra, i propri lati oscuri e problematici, quelli che compromettono l’identità di persona integra ed eticamente sana. Le “ombre”, in questione, sono quelle classiche, le si chiami “malattie” o in altro modo, ovvero: narcisismo, perfezionismo, superbia, avarizia, invidia, rabbia, masochismo, sadismo, istrionismo, arroganza, vendicatività, ambizioni sfrenate, demagogia, populismo, falsità, vanagloria, violenza, aggressività, sociopatia, cinismo, ipocrisia, ambiguità, cioè gli aspetti più deleteri che un uomo o una donna possano avere. Orbene si comprende la forza e spesso la violenza della reazione al papa che mette il dito nella piaga di questi mali, proprio perché queste persone hanno poco interesse a riconoscere le zona d’ombra e a rinnovarsi in fedeltà e giustizia.

“I gesti, le parole, gli interventi, le decisioni di Papa Francesco,- scrive nel suo libro – conservano tutti una prospettiva dal basso”. Questo è il cuore della riforma di Francesco. Cosa significa e quali implicazioni?

La “prospettiva dal basso” ci riportano a Jorge Mario Bergoglio, segnato da un dato indiscutibile: Bergoglio è sempre stato così, innamorato dei poveri, con intelligenza, passione, impegno. Alla sua elezione il dato è stato confermato: il suo collega cardinale Claudio Hummes gli ha detto “Non dimenticarti dei poveri!”. E il papa, commentando le parole di Hummes, ha precisato: “quella parola è entrata qui: i poveri, i poveri” (Discorso alla stampa 16 marzo 2013). E’ entrata nel suo cuore, ma già c’era. Ora deve entrare in tutta la prassi ecclesiale. Ha detto in un’intervista: “La Chiesa deve parlare con la verità e anche con la testimonianza: la testimonianza della povertà. Se un credente parla della povertà o dei senzatetto e conduce una vita da faraone: questo non si può fare. Questa è la prima tentazione”

 Ultima domanda: Lei, oltre che professore universitario, è un sacerdote impegnato nella sua Diocesi. Le chiedo come  si sta ponendo la Cei nei confronti della Riforma di  Papa Bergoglio? L’impressione personale è che faccia molta fatica ad adeguarsi al Papa…Per lei?

Anche nell’episcopato italiano c’è un grande dibattito sulla riforma di Francesco, per quello che ci è dato di sapere dalle cronache giornalistiche. Ci auguriamo che il dibattito aiuti a comprendere sempre più un principio etico fondamentale: ogni processo di riforma implica una scelta di campo di coloro che sono coinvolti. Tutti sono tenuti a offrire il loro sostegno alla riforma, con quello che sono e con quello che hanno. In altri termini non esiste una sorta di limbo in cui sostare in attesa che il tutto passi. Chi non sceglie, in fondo, ha già scelto, cioè ha scelto di non collaborare. E la posta in gioco qui non è la semplice sequela di un leader, ma l’attuazione del Vaticano II.