L’11 Ottobre 1962 si apriva a Roma, in San Pietro, il Concilio Ecumenico Vaticano II. Un evento straordinario, nella storia della Chiesa contemporanea. Desiderato e voluto dalla sapienza lungimirante di Giovanni XXIII. Così, per ricordare a cinquant’anni di distanza, abbiamo pensato di dedicare a quell’avvenimento una serie di approfondimenti. Incomiciamo, oggi, con una intervista al teologo Vito Mancuso. Mancuso è una delle voci più interessanti nel panorama teologico italiano ed europeo.
Professore, non si è ancora spenta nell’opinione pubblica la grande risonanza che ha avuto la morte del Cardinale Carlo Maria Martini. In particolare ha suscitato, e continua a suscitare polemiche l’”intervista-testamento” del Cardinale uscita sul “Corriere della Sera” dopo la sua morte. Lei, in un articolo su “Repubblica” di domenica scorsa, ha giudicato alcuni interventi di esponenti cattolici come “operazione-anestesia” sulla figura di Martini. Cosa intende esattamente con queste parole?
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Una ragionevole speranza…
Charles Peguy, il grande autore cattolico francese dei primi anni del ‘900, ispiratore di Emmanuel Mounier edi Jacques Maritain affermava che «La giovane e piccola speranza (…) Essa è il cuore della libertà».. La “giovane” e “piccola” speranza , rispetto, per chi crede, alla “fede” e alla “carità”. Per Peguy lasperanza fa da supporto, da motore, alle due grandi virtù. Se questo è vero nell’ambito delle virtù “teologali” lo è, laicamente, nell’ambito della politica.
Ora la casa editrice Chiaralettere ha pubblicato un libretto dal titolo “Il cammino della speranza”, scritto da due grandi testimoni, ormai novantenni, della politica e della cultura francese: il diplomatico Stephane Hessel (l’autore di “Indignatevi!”) e il filosofo-sociologo Edgar Morin.
A leggere questo libro si ricava una grande lezione di politica, o meglio di progettualità politica, aperto al futuro.
Alcune proposte possono essere criticate, o tacciate di “utopismo”, liberi di farlo.
Il punto non è questo ma è un altro: ed è quello che la politica diventi, nel suo limite, suscitatrice di speranza.
Max Weber affermava che la politica ha due gambe: l’etica della convinzione e l’etica della responsabilità. Lui, Weber, privilegia l’etica della “responsabilità” (ovvero il tener conto delle conseguenze dell’azione politica) rispetto all’assoluto della “convinzione”. Rimanendo in questo “schema” possiamo dire che i nostri autori riescono nell’intento di mantenere un equilibrio tra le due parti.
Equilibrio dinamico, che tiene conto del contesto in cui si muove la politica contemporanea: che è quello planetario. Parlano alla Francia, all’Europa ma il loro orizzonte è il Pianeta (la “Terra-Patria”): “dobbiamo prendere atto che condividiamo un destino planetario; (…) dopo capitalismo finanziario e in balia di ogni sorta di fanatismo e manicheismo etnico, nazionalista, religioso. Essa si scontra con una seriedi crisi che, prese nel loro insieme, formano la Grande Crisi di umanità che non riesce a pervenire alla Vera Umanità”. C’è, in questo, un riverbero dei grandi ideali della Rivoluzione Francese e della Resistenza. Il grande sogno di una “Terra-Patria” comune fa da sfondo alle loro proposte. Ed in questo contesto si inserisce la loro visione della globalizzazione, che diventa il paradigma delle loro proposte politiche:”dobbiamo prendere coscienza del fatto che la globalizzazione rappresenta allo stesso tempo il meglio e il peggio che sia potuto accadere all’umanità”. Il meglio perché la famiglia umana è tutta interdipendente, il peggio perché il capitalismo finanziario con la sua speculazione domina l’intero pianeta (e in questi anni tutti abbiamo capito cosa vuol dire questo). Il loro slogan:”globalizzare e deglobalizzare”. Una dialettica assaicomplessa. Globalizzare i diritti e le culture e dare spazio alle realtà locali (e in questo c’è grande consonanza con Latouche). Ma a differenza di Latouche, per gli autori, un grande ruolo, in questo cammino, lo può giocare l’Europa. Che auspicano che diventi un vero soggetto politico. Un soggetto, come nel Rinascimento, portatrice di una politica umanista.
Per gli autori è la politica la protagonista del cambiamento. Una politica rinnovata e umanista: la “politica del voler vivere assumerà i tratti di una politica del viver bene. Il voler vivere alimenta il viver bene, il viver bene alimenta il voler vivere; l’uno e l’altro, insieme, aprono il cammino della speranza”.
Ricordando L’Abbé Pierre…
Il 5 AGOSTO 1912 nasceva a Lione, in Francia, l’Abbé Pierre. All’anagrafe si chiamava Henri Grouès. Un grande della Francia del XX secolo. Prete cattolico, membro della Resistenza Francese, Deputato all’Assemblea Nazionale, fondatore della comunità di Emmaus (oggi presente in 36 Paesi). Continua a leggere
De Gasperi e il “Nuovo” Centro. Intervista a Guido Formigoni
Nella discussione politica di questi giorni torna il dibattito sul “centro”. Ne parliamo con lo storico Guido Formigoni, professore ordinario di Storia Contemporanea presso l’Università IULM di Milano. Fa parte del gruppo di consulenza scientifica della Società editrice Il Mulino nel campo della storia; del Comitato di consulenza del Centro studi su politica estera e opinione pubblica di Milano; del Consiglio scientifico dell’Istituto per la storia dell’Azione cattolica e del movimento cattolico «Paolo VI» di Roma (Isacem); del Gruppo di lavoro per la ricerca storiografica su Aldo Moro istituito presso l’Accademia Aldo Moro. E’ autore di numerose pubblicazioni sul Movimento Cattolico italiano.
Professor Formigoni, ormai è un classico: ogni anno, quando cade l’anniversario della morte del grande statista trentino, alcuni auspicano un ritorno della cultura degasperiana. E ci riferiamo, tra gli altri, al ministro Riccardi che, in questi giorni a Trento, ha affermato che “C’è bisogno di un soggetto terzo: il centro. Ma non sto pensando a un partito confessionale, bensì a un centro che governi una coalizione». Secondo lei che significa?
Non saprei fare l’esegesi del pensiero dell’amico Andrea Riccardi. Quello che mi pare chiaro è che anche lui si sia reso conto che un partito caratterizzato dall’identità cristiana è sempre più difficile da realizzare. I vertici ecclesiastici spingono all’impegno ma poi non vogliono delegare responsabilità. I cattolici che pensano o si organizzano sono da molto tempo divisi e lacerati. Quindi è impossibile resuscitare l’alchimia storica del modello di partito «di ispirazione cristiana», quale fu la Dc: una sintesi che teneva assieme l’unità sostanziale dei cattolici gerarchicamente accreditata a un certo margine di autonomia e mediazione politica riconosciuto al (o meglio conquistato progressivamente dal) partito. Mitologicamente il riferimento al concetto di «centro» sembra piacere a molte parti del mondo cattolico: da qui a vedere che qualche cattolico, assieme ad altri, sia capace di mettere assieme un progetto di formazione politica di centro solida e capace di raccogliere consensi, ce ne corre. Non vorrei che si ricorresse alla più consueta idea della «mosca cocchiera»: il centro sarebbe legittimato a guidare i consensi portati da altri, per ragioni in qualche modo strutturali. Una specie di diritto acquisito preliminare.
Nozze Gay? Un Si e un No (2). Intervista a Don Franco Barbero
Con questa intervista al biblista Franco Barbero offriamo il secondo approfondimento sul tema delle nozze gay. Don Franco Barbero, sacerdote di Pinerolo, è da sempre impegnato su tematiche di frontiera. Ricca la sua esperienza di accoglienza. Per il suo impegno, e per le sue posizioni teologiche, è un prete scomodo per il Vaticano. Così Il 25 gennaio 2003 viene dimesso dallo stato clericale e “dispensato dagli obblighi del celibato” con decreto (nel gelido burocratichese vaticano è il prot. n. 26/82) di Giovanni Paolo II, promulgato dall’allora prefetto della Congregazione per la dottrina della fede,cardinale Joseph Ratzinger . Nonostante tutto questo continua il suo ministero di accoglienza e di predicazione animando la Chiesa di base in Italia e in Europa.