“Ecco tutti i nemici di Papa Francesco”. Intervista a Nello Scavo

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“Bergoglio lo sa. Alcune volte ne ha parlato in privato. Altre volte lo ha lasciato intendere in pubblico.  Dentro e fuori la Chiesa ci sono ostacoli, resistenze, lotte. I serpenti si annidano negli ambienti curiali come nei centri di potere internazionali”.  In questo libro-inchiesta ( i nemici di Francesco, pagg. 312  euro 19,00. Edizioni Piemme) , appena uscito in libreria,  il giornalista di Avvenire, Nello Scavo, ci fa conoscere dove sono e chi sono  i nemici di Papa Francesco. Ne parliamo, in questa in intervista, con l’autore.

Il suo  è un libro forte. Passa in rassegna tutti gli oppositori di Papa Francesco, e, francamente, non c’è da stare allegri. Anzi il libro afferma nel “prologo” che Francesco “rischia la vita”. Perché? Quanto rischia Papa Francesco?

Ogni pontefice ha rischiato la vita. Paolo VI fu accoltellato nelle Filippine, Giovanni Paolo II fu ferito in Piazza San Pietro, Benedetto XVI in almeno un paio di occasioni ha rischiato di essere aggredito da una donna sottoposta a cure psichiatriche. Adesso ci sono anche l’Isis e altre sigle del fondamentalismo. In ogni caso credo che, come sostengo e cerco di dimostrare nel libro, siano più forti le aggressioni ideologiche o le azioni di disturbo all’apostolato di Bergoglio. E proprio mentre si guarda alle ostilità interne alla chiesa, credo invece sia necessario non trascurare la frontiera esterna, quella di gruppi di interesse e agglomerati di potere che si sentono smascherati dalla parole di Bergoglio.

Lei, nel libro, fa un lungo elenco di oppositori e nemici di Francesco: “Potentati finanziari, multinazionali, mafie, terroristi islamici, trafficanti di armi, prelati arruffoni”. E, in questi giorni lo si è visto durante il Sinodo,  Francesco ha nemici anche all’interno delle mure vaticane…. 

Credo che si stia assistendo a due sinodi. Quello reale e quello dei giornali. Non voglio iscrivermi al partito dei complottisti né di quanti raccontano i lavori dei sinodali come fosse un derby di provincia. Ci sono naturalmente espressioni di dissenso, ma questo di per sé non è un’offesa. Il problema, semmai, sono i tentativi di disturbare i lavori con notizie fuorvianti o con il tentativo, da parte di alcuni ambienti intellettuali e giornalistici, di strumentalizzare anche chi, in buona coscienza, esprime opinioni differenti da quelle del Papa.

Non mancano neppure i Servizi Segreti. Che “compiti” hanno?

Gli 007 monitorano ovunque l’operato della Chiesa. E Bergoglio non ha fatto eccezione. Sin dagli anni argentini la Cia regolarmente trasmetteva dispacci sulle mosse dell’allora arcivescovo di Buenos Aires, arrivando a preconizzarne l’elezione già nel conclave del 2005. Dalla lettura di quei report, e da altri redatti da una potente agenzia di intelligence privata chiamata Stratfor, si intuisce la preoccupazione per una figura, come quella di Francesco, che può mettere in discussione i rapporti di forza nelle relazioni internazionali. Ma il papa, come ha dimostrato il capolavoro diplomatico di Cuba, ha dimostrato che il suo intento non è quello di dividere, ma semmai quello di costruire ponti e nuove alleanze improntate alla cooperazione tra i popoli.

Quali sono negli Usa i nemici del Papa?

Le ali estreme del partito repubblicano e gli ultraconservatori del Tea Party non risparmiano critiche a Francesco, soprattutto sul piano della critica economica e delle denunce per la difesa della terra. Un papa che dice che “questa economia uccide” e che insiste nel richiamare ciascuno alla salvaguardia del creato, risulta naturalmente scomodo a chi grazie proprio a questo sistema economico ha costruito ricchezze e spazi di potere, anche a costo di aumentare il numero dei poveri e depredare il pianeta.

E tra le Multinazionali e i potentati finanziari?

Il primo colpo lo ha battuto nel 2013 un economista di JP Morgan, poi sono arrivati giornali economici e gruppi di pressione i quali, come scrivo nel libro, si sono dati come scopo quello di screditare Francesco per difendere i propri interessi.

Con il “Giubileo della Misericordia” Bergoglio può diventare, come diceva prima, un obiettivo per gruppi terroristici come l’Isis. C’è paura?

Non credo che ci sia paura. Il Giubileo, come anche nel 2000, è una vetrina per gesti dal forte impatto mediatico, ma il livello di sicurezza di cui godono il papa e i fedeli hanno dimostrato di funzionare senza sbavature.

Ultima domanda: Cosa temono di Bergoglio i suoi nemici?

Il Papa ripete che il diavolo entra spesso attraverso il portafoglio. Potere e denaro sono certamente le “ricchezze” che “I nemici di Francesco” non vogliono perdere.

Un Sinodo Turbolento. Intervista a Valerio Gigante

Il Sinodo è nella seconda settimana di lavori. E’ una settimana molto importante per capire quale direzione prenderà l’assemblea dei vescovi. Su questo abbiamo intervistato Valerio Gigante, redattore dell’agenzia ADISTA e collaboratore della rivista Micromega. E’ un primo contributo sul Sinodo, altri ne seguiranno nei prossimi giorni.

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Siamo nella Seconda Settimana, molto decisiva, del Sinodo.

Ci sono stati episodi clamorosi, vedi la “Lettera”  dei cardinali rigoristi (con le successive smentite di alcuni di loro) che mettevano in discussione la “metodologia”sinodale , Hanno accusato  Bergoglio di manipolare il Sinodo. Una accusa grave e senza fondamento. Pensi che sia un boomerang per loro? Una accusa grave e senza fondamento. Pensi che sia un boomerang per loro?

A me pare che gli estensori della lettera, attraverso una sua pubblicizzazione presso l’opinione pubblica, abbiano voluto dare grande risonanza a contenuti che altrimenti non avrebbero avuto che l’attenzione del papa e di qualche esponente di Curia. È avvenuto con i libri, le interviste, le dichiarazioni dei mesi precedenti. La lettera ha solo ribadito, amplificandole a dismisura, tesi di cui eravamo a conoscenza. Dando semmai un quadro ancora più lacerato del Sinodo, funzionale forse, alla fine dell’assise, a giustificare presso l’opinione pubblica l’immobilismo che seguirà a due anni di dibattito, nelle aule sinodali come sulla carta stampata. Dopo di che, una voltapubblicata la lettera, qualcuno dei presunti firmatari si è sfilato, forse perché non sapeva che la lettera sarebbe stata data alla stampa; qualcuno ha invece confermato; altri hanno sostenuto di aver firmato ma che i contenuti erano diversi da quellipubblicati. Tutto prevedibile, tutto parte dei meccanismi che seguono ogni rivelazionedi documenti riservati.

Un altro episodio clamoroso è quello di Monsignor Charamsa. Per Leonardo Boff questo episodio è “una trappola montata dagli ambienti di destra che sioppongono al Papa”….Sarò un “complottista” ma la penso come Boff. Qual è il tuo pensiero?

Tutto è possibile, ma in assenza di elementi certi bisogna considerare i dati di realtà.Mi pare si possa consentire sul fatto che il papa sia nettamente e fermamente contrario ad ogni forma di riconoscimento dei gay. Lo ha dimostrato da arcivescovo di Buenos Aires, lo ha confermato come papa. Che poi abbia detto “chi sono io per giudicare i gay” riguarda la solita distinzione che il papa fa tra la dottrina e la misericordia e la considerazione che si può avere per il caso che riguarda il singolo omosessuale, non l’omosessualità. Voglio solo ricordare i suoi ripetuti accenni alla questione della cosiddetta “lobby gay” al’interno della Chiesa, ma soprattutto il caso dell’ambasciatore francese presso la Santa Sede. La Francia aveva indicato un diplomatico di lungo corso, Laurent Stefanini; il Vaticano ha opposto prima un imbarazzante silenzio, poi un rifiuto ad accreditare Stefanini. Un fatto grave, dovuto alla omosessualità di Stefanini, che però è cattolico, non ha mai partecipato ad iniziative per il riconoscimento dei diritti civili dei gay, ha sempre dichiarato di vivere incastità secondo i dettami della Chiesa. Oggi la Francia sembra orientata a non indicare al Vaticano altri nomi al posto di Stefanini. Il caso diplomatico è piuttosto serio. In un contesto del genere in che modo l’outing di mons. Charamsa metterebbe in difficoltà Bergoglio? I casi sono due: o il prete polacco ha deciso di rivelare il proprio orientamento sessuale ora che i media e l’attenzione dell’opinione pubblica è più alta e l’effetto delle sue dichiarazioni più dirompente. Un fatto del tutto legittimo, anche solo se il prelato avesse desiderato maggiore copertura mediatica alla sua rivelazione. Se poi in una seconda ipotesi l’intento era scoperchiare in modo ancora più clamoroso una questione come quella dell’omosessualità tra il clero che c’è, nonostante si voglia fare di tutto per nasconderla, la strategia è ancora più meritoria. Anche sul dibattito sinodale non mi pare che il fatto possa compromettere eventuali aperture, che certo non riguarderebbero i preti gay; semmai, nelle ipotesi più ottimistiche (e irrealistiche) una maggiore comprensione del rapporto tra fede ed omosessualità.

 

I circoli conservatori usano anche l’artiglieria mediatica per contrastare la lineadella “misericordia” di Bergoglio.  Infatti Sandro Magister, vaticanista dell’Espresso, una delle armi di questi circoli.  E’ così?

Magister è da diversi anni un giornalista assai vicino al cardinal Ruini ed al suo entourage, questo non è un mistero. Che si faccia portavoce di istanze che provengano da quel “think tank” è possibile, come anche è possibile che le rivelazioni fatte da Magister sull’enciclica papale e sulla lettera dei prelati che denunciavano presunte manovre sinodali provengano da quegli ambienti. In ogni caso se l’obiettivo della pubblicazione dell’enciclica era quello di depotenziarne gli effetti non mi pare sia riuscito. Anzi, le polemiche seguite all’anticipazione del documento non hanno fatto che amplificare la portata dell’enciclica. In merito alla recente rivelazione della lettera dei cardinali al papa non mi pare affatto che l’obiettivo sia il pontefice, semmai – come dicevo prima – il Sinodo.

Perché fa paura, secondo te, la linea della Misericordia?

Secondo me non fa nessuna paura. Il papa non piace ad alcuni, limitati, settori ultraconservatori. Ma questo è avvenuto molte volte nel passato. Per il resto questo pontefice usa la parola-chiave “misericordia” nel senso di ascolto e sollecitudine, anche pastorale, nei confronti delle vicende e delle storie individuali, ma sempre e soltanto all’interno di una cornice dottrinaria che però deve restare sostanzialmente inalterata. Insomma, disponibilità a sospendere il giudizio sul caso individuale, sulla vicenda che riguarda l’esistenza del singolo credente, ma rigidità rispetto ad ogni reale cambiamento della norma generale o della prassi ecclesiastica, o dei documenti magisteri ali, o degli equilibri fondamentali che governano la Chiesa e i suoi rapporti di potere. Nulla quindi c’è da attendersi né dal Sinodo né tantomeno dal papa su ruolo delle donne nella Chiesa, celibato ecclesiastico, gay, coppie di fatto, divorziati risposati, morale sessuale. Nulla di nulla. Per questo l’opposizione nei suoi confronti è più immaginaria che reale, ma il papa stesso ed i suoi collaboratori non fanno nulla per smentire quello che ormai è diventata una percezione radicata nell’opinione pubblica: il papa buono circondato da una Curia e da cardinali cattivi che non vedono l’ora di toglierlo di mezzo o di neutralizzarne la forza rivoluzionaria… In fondo la vera grande qualità di questo papa è di “bucare” come nessun altro – nemmeno Wojtyla – aveva fatto prima di lui, di rappresentarsi (e farsi rappresentare) in un modo diverso daquello che la realtà fattuale invece evidenzia.

Parliamo del Sinodo.  Quale sarà l’esito?

Nessuno. Si tratta del secondo Sinodo organizzato per affrontare gli stessi temi. I risultati del primo sono stati sconfortanti. Non si capisce per quali ragioni quello che si sta celebrando dovrebbe dare risultati diversi. L’episcopato è teologicamente, culturalmente e pastoralmente arretrato, nella maggior parte dei suoi membri incapace di cogliere le sfide che pone la modernità. Anche nel caso del Sinodo, il papa è stato abilissimo: convoca i vescovi, li fa discutere fino allo sfinimento, litigare a colpi di lettere, libri, dichiarazioni ed interviste sui giornali, per poi poter dimostrare davanti all’opinione pubblica mondiale che di fronte alle lacerazioni prodotte nel corpo della Chiesa lui non è in grado di attuare quelle scelte riformatrici che invece desidererebbe intraprendere. È la rappresentazione di cui parlavo prima: il papa buono e rivoluzionario, i vescovi ed i cardinali cattivi e sordi ai segni dei tempi. La realtà, papale papale, a mio avviso è questa. Se veramente il papa avesse voluto che alcuni aspetti della dottrina fossero modificati lo avrebbe semplicemente fatto. Per una questione assai più dirompente, quella della contraccezione, papa Paolo VI prima avocò a sé la questione sottraendola al dibattito conciliare; poi nominò una commissione teologica ad hoc; infine, dopo che gli orientamenti espressi dalla commissione non lo convincevano, intervenne con una enciclica, l’Humanae vitae, le cui conseguenze ancora si ripercuotono nella vita di tanti credenti. Ma vi pare che su una questione come la concessione, in determinate situazioni e dopo un attento percorso penitenziale e di discernimento spirituale, sia così difficile per un papa dire che eventualmente, se il vescovo del luogo è d’accordo, un divorziato risposato può prendere l’ostia? Questo papa ha un seguito enorme presso l’opinione pubblica laica e cattolica. È adorato da masse sterminate di fedeli. Quale rischio correrebbe facendo una apertura del genere?  E se non lo fa lui con il sostegno enorme che ha, quale altro papa potrebbe mai farlo?

 

“Renzi? Ha stravinto. Così chiude la transizione italiana”. Intervista a Alessandro De Angelis

k0ek8z1jj8f2imx86oq0“Ma dai, ancora a parlare di commi e di cammino delle riforme. Andiamo al punto: Renzi ha vinto, stravinto. È il dominus del nuovo sistema politico. Punto”. Alessandro De Angelis, giornalista dell’HuffPost ha il pregio della chiarezza. E anche il gusto della provocazione. A telefono gli chiedi come vede il cammino delle riforme, lui scherza: “Non vorrai mica parlare di emendamenti. Lo sai, mi piace andare all’essenziale”.

E quale sarebbe l’essenziale, che la minoranza ha perso?

Questa non mi pare neanche una notizia. L’alternativa a Renzi non c’era e non c’è. Meglio di chiunque altro li ha descritti Crozza: sembrano chihuahua doppiati da orsi. Tu li senti ringhiare nel bosco e ti spaventi. Poi li vedi spuntare e dici: Ma vaffa…. Ecco, hanno ceduto su tutto: sui licenziamenti collettivi, sulla scuola, non hanno detto una parola sugli “impresentabili” nelle liste del Pd. Non c’è da stupirsi se, sulle riforme, sono passati dal denunciare la torsione autoritaria ad acconciarsi su un comma. Per poi farsi pure sfottere da Verdini.

Sei molto severo.

E ora vedrai ringhieranno sulla Tasi per poi votare tutto. È una sinistra che  fa un po’ di testimonianza, ma che non al paese dice poco.

Torniamo all’essenziale che dicevi.

Ecco, l’essenziale è che Renzi ha vinto, stravinto. Lo dico da osservatore: può piacere o no, e secondo me tutto l’impianto delle riforme è pasticciato, ma per la prima volta si sta chiudendo la transizione italiana. Ci provarono D’Alema, Veltroni, tutti, e andò male perché Berlusconi allora era vivo, mica come oggi. Ora, per la prima volta, c’è un nuovo sistema politico all’orizzonte di cui Renzi è artefice e dominus. Ha la legge elettorale, ha la riforma del Senato, a ottobre del prossimo anno incasserà il referendum. È chiaro che a questo punto avrà tutto l’interesse ad andare al voto in primavera.

Senza congresso del Pd.

Può farlo o no, ma a quel punto non è un congresso. È un plebiscito, un secondo referendum dopo quello costituzionale. Tieni conto che il segretario del Pd è il candidato premier. Chi è che a quel punto sfida il premier che ha fatto le riforme. Suvvia, per questo ti dico che è il dominus di un nuovo sistema politico: al centro il partito della Nazione, attorno le opposizioni quasi anti-sistema: Cinque stelle da un lato, Lega dall’altro. Con Forza Italia terra di conquista. E infatti ora fa la Tasi…

Spiegati meglio.

Incassata la cornice istituzionale del nuovo sistema politico, ora Renzi è impegnato a costruirne il blocco sociale. Fa la Tasi, l’Ires, tutti provvedimenti per conquistare quello che fu l’elettorato di Forza Italia. Mica ha proposto di abbassare le tasse sul lavoro. Berlusconi con l’abolizione della tassa sulla prima casa ci vinse le elezioni. E Renzi sa bene che è una misura di grande consenso politico. Quanto serva alla crescita è un’altro discorso.

E secondo te quanto serve? Il suo messaggio sull’economia è persuasivo?

Secondo me la Tasi serve a fare voti più che alla ripresa. Del resto è stata già abolita e sono usciti studi a riguardo che dimostrano questo. Sull’economia? Sai, il paese ha ripreso a crescere, anche se poco e sotto la media europea. E questo giova al governo. Il paese dice “eppur qualcosa di muove”, c’è un governo che fa qualcosa, mica dice che è merito di Draghi e del quantitative easing.  Per questo credo che, da abile surfista, Renzi sfrutterà l’onda puntando al voto nel 2017.

Tu parli di partito della Nazione. Il l ministro Boschi ha affermato che l’alleanza con Verdini è “Fantascienza” e lo stesso Verdini a Skytg24 ha affermato “che con il PD non ha nulla a che fare” e che non vuole entrare in quel partito.

Che non entri nel Pd è ovvio. Ma non è questo il punto. Verdini ha votato le riforme, voterà la Tasi e la riforma della giustizia. Si muove da alleato e Renzi lo ha coperto e sdoganato. Non è solo un fatto tattico, perché gli serve per piegare la minoranza. Verdini è il simbolo della mutazione genetica, da partito riformista a partito della Nazione. Perché nessuno dice che non sarà mai un alleato alle amministrative? Perché si ostenta una complicità con uno dei volti più discutibili della stagione berlusconiana?

Perché?

Perché il paradigma è vincere, non cambiare. Per vincere, come dice Giachetti, i voti non “puzzano”. Se invece vuoi fare la rivoluzione democratica devi dire che alcuni voti “puzzano”… Hai visto il bel programma di Iacona, sul partito della Nazione. In Sicilia, per dirne una, quelli che stavano con Cuffaro sono entrati nel Pd mentre escono quelli che si iscrissero con Berlinguer. Sai cosa mi ha colpito? Che quelli di Cuffaro dicevano: “Entro nel Pd perché ora è il partito di Renzi ed assomiglia a me. Non sono io che ho cambiato idea è il Pd che è cambiato”.

Sarà il Sinodo della Svolta? Intervista a Francesco Antonio Grana

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C’è grande attesa, nella Chiesa e nell’opinione pubblica, per il “secondo round” del Sinodo dei Vescovi sulla Famiglia che si aprirà domenica prossima in Vaticano. Come si Svilupperà? Quali sono i punti più controversi? Nel parliamo, in questa intervista, con Francesco Antonio Grana (vaticanista de ilfattoquotidiano.it) .

 

 

 

 

Grana, domenica prossima inizia il “secondo round” del Sinodo dei vescovi sulla “Famiglia”. La Chiesa è nel mondo ma non è del mondo (per usare un pensiero della lettera “A Diogneto”) ma non è neppure fuori dal mondo. E’ la chiesa estroversa di Papa Francesco: la Chiesa “ospedale da campo”.  Da qui la linea della “misericordia”. Questa linea pastorale è maggioritaria? Insomma come sono le “forze” in campo?

In quest’anno di maturazione tra il primo Sinodo dei vescovi sulla famiglia e il secondo che si svolgerà dal 4 al 25 ottobre prossimi sicuramente si è irrobustita l’ala dei presuli che guardano con grande convinzione alle aperture proposte da Papa Francesco. Aperture chiare che Bergoglio ha sviluppato nel corso di un lungo ciclo di catechesi alle udienze generali del mercoledì sulla famiglia proprio in preparazione al dibattito sinodale. Su tutte credo che l’affermazione più forte del Papa sia stata quella che “i divorziati risposati non devono essere trattati da scomunicati perché non lo sono”. La Chiesa deve fare in modo che questa affermazione diventi concreta nella pastorale quotidiana.

 

Questo Sinodo, voluto da Papa  Francesco, è un Sinodo “pastorale”.  Come si è sviluppato il dibattito all’interno della Chiesa? Ha visto emergere una maggiore consapevolezza del “popolo di Dio” verso la “linea della misericordia” per le situazioni “difficili”?

Fortunatamente questo Sinodo tocca la carne viva di ogni uomo, al di là del suo credo religioso. Si parla di persone, di famiglie, di matrimonio, di amore, di sessualità. In una parola di vita. Non si esaminano dogmi o questioni dottrinali lontane dalle persone, ma la vita quotidiana di ogni uomo, le sfide che tutti noi ci troviamo ad affrontare ogni giorno. Da qui nasce l’enorme attenzione per questo importante evento nella vita della Chiesa e nel pontificato di Francesco. C’è attesa, c’è fiducia e c’è anche speranza da parte delle persone che affrontano situazioni difficili e che attendono da troppo tempo una parola chiara e non contraddittoria della Chiesa.

 

Alcuni esponenti della parte conservatrice usano lo spauracchio dello scisma, più o meno sommerso, per fermare la linea di apertura. E’ una minaccia reale?

Parlerei più di “scisma mentale” che di “scisma reale”, ovvero di cardinali e vescovi, per fortuna molto pochi, che si professano fedeli alla Chiesa di Gesù e al suo vicario sulla terra, il Papa appunto, e poi lo attaccano. Ma il timone è ben saldo nelle mani di Bergoglio, così come lo fu in quelle del beato Paolo VI durante il Concilio ecumenico Vaticano II.

 

Quali sono, secondo lei, i punti di maggiore convergenza e quali quelli che segnano una grande distanza?

Non si può non registrare convergenza totale sull’indissolubilità del matrimonio sacramentale. Più problematica è la soluzione dell’accesso alla comunione per i divorziati risposati. La chiusura netta, invece, è per le nozze gay, anche se c’è una minoranza che vorrebbe riconoscere dei diritti alle coppie omosessuali. Nel Sinodo precedente si era parlato anche della possibilità dell’adozione dei figli per queste coppie. Ipotesi poi abolita.

 

Questo Sinodo ha un valore strategico per Bergoglio.  Papa  Francesco davvero si gioca il “tutto per tutto”?

Il Sinodo, come lo ha voluto il beato Paolo VI 50 anni fa, non ha nessun potere decisionale. E forse non è un caso. L’ultima, ma anche l’unica parola valida, è quella del Papa. Stop. Francesco non deve far passare una legge e quindi, come invece in un Parlamento laico, non ha bisogno del voto di fiducia altrimenti crolla l’impalcatura del suo pontificato. Bergoglio chiede alla Chiesa di “prestare attenzione ai battiti del tempo presente”, come ha detto nella veglia del Sinodo dell’ottobre 2014. Interrogarsi sulle sfide attuali della famiglia e cercare le soluzioni per rispondere a questi problemi sono già dei grandi passi in avanti.

 

Ultima domanda: come si è preparata la Chiesa italiana all’Evento?

Spero bene! La Chiesa italiana, fin dall’elezione di Bergoglio, e non di Scola come auspicato in un frettoloso e imprudente telegramma di auguri della Cei al neo Papa, ha avuto grande difficoltà a sintonizzarsi sul pontificato di Francesco. Non so se ciò sia finalmente avvenuto. Se sì, speriamo che il Sinodo lo metta in luce.

“Così il Papa ha entusiasmato l’America”. Intervista a Massimo Faggioli

Massimo Faggioli (via Linkedin)

Massimo Faggioli (via Linkedin)

Papa Bergoglio sta concludendo il suo viaggio negli Stati Uniti, lascerà Philadelphia nella serata (alle 20 ora locale). Un viaggio che segnerà il Pontificato di Papa Francesco. Quali saranno le immediate conseguenze per la Chiesa cattolica? Facciamo con questa intervista a Massimo Faggioli, storico del Cristianesimo alla St. Thomas University, un primo bilancio del viaggio.

 

 

 

 

 

 

Professore, siamo alla fase finale del viaggio apostolico di Papa Francesco a Cuba e negli USA. Un viaggio che segna il Pontificato Bergoglio: la conferma, con il suo intervento all’Onu, della  sua leadership spirituale e “politica” a livello mondiale. E’  così?

Papa Francesco si e’ confermato nella sua identità teologica, spirituale e politica anche nel viaggio in America, che era il più’ difficile per la distanza tra la sua cultura di riferimento e gli estremi delle culture politiche e religiose americane. Il papa è oggi la autorità globale su povertà, giustizia sociale e ambiente. Ma è un altro discorso trasformare questa autorità in un cambio di rotta delle politiche sulle questioni concrete.

Il viaggio negli Stati Uniti, quello che pareva più “complicato”, è stato un successo. Quale è stata la “chiave” di questo successo?

La chiave è nello stile semplice e pastorale che lo caratterizza anche a Roma; una preparazione accurata del viaggio e dei discorsi; la scelta di incontrare la chiesa americana “dove essa e’”, senza pretendere che sia come quella italiana o sudamericana; allo stesso tempo la scelta di un messaggio che è diverso dalla retorica combattiva e rivendicativa dei vescovi americani, specialmente sulle questioni sensibili di matrimonio, famiglia, e omosessualità’.

Il ciclone Bergoglio ha investito la Chiesa americana. Una chiesa divisa. Cambierà la vita della Chiesa americana? 

Vedremo presto dai vescovi: da quelli americani che saranno al Sinodo che si apre la settimana prossima, e dalla prossima assemblea della conferenza episcopale americana. Bisognera’ attendere. Quello che e’ certo e’ che gli oppositori di Francesco appaiono un gruppo più sparuto e isolato oggi. Quella parte non piccola di vescovi americani che apprezza Francesco verra’ allo scoperto.

L’intervento  al Congresso Usa è stato un capolavoro politico. Come è stato vissuto dalla politica Usa? Avrà una influenza nella campagna presidenziale?

Non credo: la politica americana vive oggi in una bolla separata, anche a causa dei sistemi di finanziamento e di corruzione legale. Inoltre tutti e due i partiti oggi sono spaccati al loro interno, specialmente il partito più’ religioso, quello Repubblicano. Ma il discorso del papa al Congresso ha ricordato ai cattolici e specialmente ai politici cattolici una serie di questioni – non solo quelle di morale sessuale – che sono alla base dell’insegnamento morale e sociale della chiesa.

La minoranza “Hispanica” come ha vissuto la visita del Papa?

Come una benedizione e una conferma nel loro ruolo: e’ una minoranza forte che diventerà ben presto maggioranza, ma che è ancora largamente invisibile nelle stanze che contano della chiesa cattolica americana.

Quale è il messaggio che arriva a noi europei da questo viaggio?

Che la chiesa globale significa una chiesa anche post-europea e post-nordamericana. In questo Europa e Nordamerica sono in due situazioni simili (anche se l’Europa e’ più’ secolarizzata). Si tratta di riconoscere che non esiste più un monopolio culturale sul cattolicesimo globale da parte di una cultura sola.

Ultima domanda: l’altra sfida di Bergoglio sarà il Sinodo…vincerà la linea Bergoglio?

Nella visita in America il papa ha fatto capire il suo approccio non ideologico alle questioni del Sinodo. Resta da vedere tutto il resto. Credo che il Sinodo sarà una tappa importante nel corso di un processo che non si chiuderà il 25 ottobre.