Il Fattore “R” (Renzi) nella politica italiana. Intervista a Marco Damilano

La situazione politica italiana è sempre piena di tensioni. Il “caso Shalabayeva” è tutt’altro che chiuso. Intanto nel PD crescono tensioni. Matteo Renzi, Sindaco di Firenze, cresce sempre più come leader del Centrosinistra. Ne parliamo con Marco Damilano, cronista politico del settimanale “L’Espresso”.
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Fine del PD? Intervista a Giorgio Tonini

Grave è la crisi che sta attraversando il Partito Democratico. Le ultime vicende politiche (vedi l’elezione del Presidente della Repubblica) hanno fatto emergere un partito diviso. Ne parliamo con il senatore del PD Giorgio Tonini. Tonini è un esponente dell’anima liberal del Partito Democratico.
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Affarismo Trasversale. Intervista a Ferruccio Sansa

Le cronache di questi giorni ci consegnano ennesimi scandali politici. Vedi la vicenda della Lega. Due bravi giornalisti d’inchiesta, Claudio Gatti (Il Sole 24 Ore) e Ferruccio Sansa (Il Fatto Quotidiano), hanno pubblicato, per la casa editrice Chiarelettere, un libro che indaga sul “sottobosco”. Ovvero il “mondo” dell’affarismo trasversale. Ne parliamo, in questa intervista, con Ferruccio Sansa.

Sansa nel vostro libro scoperchiate un mondo nascosto, il “sottobosco” appunto, dove la politica e gli affari si intrecciano in maniera strutturale. Tanto che in nome del business si “superano” le rispettive appartenenze politiche (“dalemiani” e “berlusconiani” ed anche “centristi”). Insomma gli interessi affaristici hanno il sopravvento. Qual è la “logica” profonda che “anima” il sottobosco?
La logica profonda è che, in apparenza, centrosinistra e centrodestra si sono molto aspramente criticati, magari con toni durissimi, anche rispetto a quello che succede in altri paesi. Poi, dati alla mano, si scopre che questa differenza di tipo ideologico non c’è assolutamente, perché poi quello che conta di più è che invece sulle questioni di affari e denaro c’è una totale corrispondenza e l’elemento ideale – ammesso che ci sia – passa in secondo piano. L’elemento pratico, praticissimo è invece in primo piano. Ed è quello che noi abbiamo scoperto facendo questo lavoro.

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Una “Road Map” sul lavoro. Intervista al Senatore Tiziano Treu

La settimana politica e sociale, nel nostro Paese, è stata segnata, tra l’altro, dal dibattito sull’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori . Scatenato dalle dichiarazioni del Ministro Fornero (poi specificate meglio). Su questo, ed altri temi collegati al lavoro, abbiamo intervistato il Senatore del PD Tiziano Treu, ex-Ministro del Lavoro nel primo governo Prodi.

Sull’articolo 18 c’è un dato interessante che il quotidiano “Repubblica”, in questi giorni, ha pubblicato (Si tratta di un sondaggio Unioncamere-Excelsior). Ovvero che il problema più grave per le imprese italiane non è l’articolo 18, di flessibilità in uscita, ma è la mancanza di prospettive a breve termine…
Non c’è dubbio, perché il nostro primo problema è quello di riprendere a crescere poiché se non c’è una economia che riprenda a funzionare non ci sarà lavoro né per quelli attualmente attivi né soprattutto per i giovani, quindi, non è che l’articolo 18 aiuta, in generale, l’articolo 18 può essere visto in un contesto che permetta, da una parte, la crescita, e dall’altra che dia alle persone in caso di crisi e di difficoltà un sistema di ammortizzatori e di sicurezze e che quindi assicurino; questi sono i due problemi principali non certo la riforma dell’articolo 18.

La riforma del mercato del lavoro italiano è un tema troppo importante per il futuro del nostro Paese. Quale potrebbe essere una possibile “road map” di riforme?
Adesso vedremo quando il governo aprirà un tavolo, come ha promesso e come è scritto anche nella Manovra, con le parti sociali perché questa è una materia che va affrontata in questo modo. Credo che ci sia, innanzitutto, da considerare come affrontare le migliaia di persone che sono in difficoltà, molti sono addirittura senza lavoro, senza pensione perché c’è stato questo spostamento dell’età pensionabile: quindi il primo tema è quello di avere un ammortizzatore soprattutto per i giovani precari e per le persone anziane poiché questo mercato del lavoro che tutti gli altri paesi europei hanno e che da noi non è ancora sistemato, potrà permettere anche una maggiore mobilità che è altrettanto essenziale, poi dopo occorreranno delle misure specifiche per superare, soprattutto, quelle che sono le maggiori difficoltà come altri paesi hanno fatto; i giovani che sono usciti dalla scuola prematuramente e che sono quelli che avranno più problemi ad entrare nel mercato del lavoro che richiede più conoscenze del passsato. Questi sono, sicuramente, i temi che andranno affrontati per primi, poi dopo occorrerà, per tutte le professioni, rendere più facile l’accesso ai giovani e aumentare il contenuto di competenze.

Il premier Monti vorrebbe imitare in Italia il modello scandinavo. E’ possibile questo?
Il modello scandinavo non può certamente essere importato tale e quale perché è molto particolare però l’idea comune a tutto il modello sociale europeo, non solo ai paesi scandinavi anche alla Germania, la Francia è proprio questa che ci vuole l’economia più innovativa da una parte, quindi, come dicevo, imprese più innovative e lavoratori con maggiori competenze, dall’altra parte una maggiore mobilità che però si può fare solo se c’è la sicurezza data da servizi sul mercato del lavoro,da ammortizzatori sociali, quindi questa idea della flexsecurity, questa è la base del modello sociale europeo. Nei paesi scandinavi ha un livello di tutele che sono particolarmente alte ma in realtà la base è comune è questa flessibilità ma nella sicurezza.

Ultima domanda: Sulla riforma del mercato del lavoro un ruolo importante lo giocherà il PD. Troverà una sintesi tra le diverse posizioni?

Credo di si, ci stiamo lavorando, poi su molte cose si è già d’accordo, sulla necessità degli ammortizzatori universali, sulla necessità di semplificare i tipi di lavoro, i contratti che sono necessari, sono solo pochi e invece ci occorre renderli fruibili a tutti con costi uguali per evitare che si adoperino contratti precari perché costano meno. Su questi punti siamo largamente d’accordo;ci potrà essere poi qualche differenza nel momento in cui si arriverà a discutere su come gestire le crisi, sul problema dei licenziamenti ma io credo che arriveremo a un punto.

Il tramonto della borghesia

Il fenomeno della“scomparsa della borghesia, si è accentuato fino a diventare il nervo scoperto di un paese in affanno, sostanzialmente fermo, barricato a difesa del proprio alto livello di benessere e incapace di proiettarsi verso il futuro. L’eclissi della borghesia è il comune denominatore che ha investito, con eguale intensità, la politica, l’economia e la società. Un virus che ha contagiato tutto e tutti, non risparmiando nessuno dei punti nevralgici del sistema”. Continua a leggere