La campagna elettore è partita. Nulla è scontato nel suo esito finale. Come conferma anche un sondaggio, relativamente alla Lombardia, di Renato Mannheimer pubblicato oggi sul Corriere della Sera. Di questi sviluppi ne parliamo con Marco Damilano cronista politico dell’Espresso.
Damilano, dopo quella sorta di “Truman Show” che è stata la trasmissione “Servizio Pubblico” di Michele Santoro, Berlusconi ha recuperato, stando alcuni sondaggisti, punti nei sondaggi. Davvero siamo nell’ora della rimonta?
«Credo che il Pd faccia bene a preoccuparsi. L’apparizione di Berlusconi da Santoro, con quell’audience perfino esagerata, ha avuto l’effetto di evitare al Cavaliere il destino che più temeva: la marginalità. Ora Berlusconi è di nuovo al centro del ring. E non solo per effetto della comunicazione, ma anche per la sua capacità di stringere alleanze e accordi dal nord al sud, dalla Lega alla Sicilia, dalla Lombardia a Lombardo…».
La trasmissione è apparsa alla maggior parte degli osservatori, giornalisti e critici televisivi, una sorta di spettacolo di cabaret (sintomatica la battuta di Santoro “ci siamo divertiti”). Insomma poco giornalismo, a parte l’inizio di Giulia Innocenzi. Insomma non è stata una bella pagina per giornalisti del calibro di Travaglio e Santoro. Per lei?
«Non credo che sia colpa dei giornalisti. Anzi, Santoro, almeno all’inizio, ha fatto una scelta pienamente informativa. Invece di “processare” l’ospite per vent’anni di berlusconismo l’ha portato a parlare di questa Italia del 2013, impoverita e disperata. E Travaglio, nel secondo monologo, è stato efficacissimo con la sua carrellata sulla pedagogia negativa del Cavaliere e sulle sue amicizie pericolose. Con questa scelta Santoro voleva anche chiudere l’anomalia di questi vent’anni, in cui il signore delle tv è stato a capo del governo e un giornalista alla guida dell’opposizione. È stato Santoro, meglio dei leader della sinistra, a capire che l’opposizione a Berlusconi non poteva essere condotta solo sul piano politico e parlamentare, che il terreno dello scontro, culturale, civile e mediatico. Nel prologo Santoro ha avvertito: «non ci sono tori e toreri, non tocca a noi ammazzare il toro». Sottinteso: non spetta più a me, stasera io sarò solo un giornalista, ora tocca a voi matare Berlusconi, tocca agli elettori, ai partiti, alla politica. Il problema è che poi tutto è scappato di mano: Berlusconi voleva trasformare il match in avanspettacolo, l’operazione è perfettamente riuscita».
Insomma il risultato di tutto questo è la conferma che il Cavaliere resta un grande imbonitore. Quali saranno le prossime mosse comunicative del Cavaliere? Accetterà il confronto a tre con Bersani e Monti?
«Penso di no, proverà a ripetere lo schema vincente del 1994, quando sfidò Achille Occhetto in un duello a due: l’obiettivo era uccidere il centro, i popolari di Martinazzoli e di Segni, consegnare al pubblico dei moderati l’immagine di unica alternativa alla sinistra. Per Berlusconi è fondamentale dimostrare che Monti non esiste, che chi non vota per la sinistra deve votare solo per lui. Ma sarebbe incredibile se Bersani cadesse ancora una volta in questa trappola».
Il PDL, o quello che rimane, spera nella rimonta. In realtà, ancora una volta, dietro le performance televisive del Cavaliere c’è il vuoto politico di questa forza. Insomma il PDL non esiste, esiste silvio Berlusconi. Non c’è una classe dirigente nuova. Come può essere credibile?
«Il Pdl non esiste, l’ha dimostrato Berlusconi tornando in campo dopo la surreale vicenda delle primarie convocate e poi disdette dal povero Alfano. Esiste però, ed è l’unica cosa che conta per Arcore, l’elettorato berlusconiano che rimprovera le promesse mancate ma non ha ancora trovato qualcosa di meglio. E forse non lo troverà mai, perché la specialità di Berlusconi è uccidere sul nascere le alternative alla sua leadership nel centro-destra».
Veniamo al PD. Due cose: che immagine si ha del PD ? come giudica la strategia di comunicazione politica seguita da Bersani fino a questo momento, deve cambiarla oppure no?
«Miguel Gotor, lo storico che è diventato il principale consigliere di Bersani e oggi è candidato al Senato con il Pd, ha utilizzato per il segretario tempo fa l’immagine del lottatore di sumo che fa leva sulla forza degli avversari. Tattica attendista e prudente. Sappiamo che quando poi arriva il momento di combattere Bersani non si tira indietro, vedi le primarie con Renzi. Però quel momento è arrivato. Di buono finora c’è la partecipazione messa in moto dalle primarie, di negativo una certa vaghezza sui programmi. Moralità e lavoro sono bellissime parole, ma da sole non bastano. Il Pd deve chiarire se propone una nobile conservazione dell’esistente o un radicale cambiamento».
Il Centro è ancora, per usare una metafora abusata di Bauman, “liquido”?
«È liquido nell’ala che sostiene Monti, lontana dalle grandi attese e speranze suscitate dall’agenda e dalla salita in politica del premier: le liste montiane sono modeste, non all’altezza del prestigio del Professore. Ed è fin troppo solido nei partiti di Casini e Fini che sono alleati con Monti».
Quale sarà lo scenario, al momento, più probabile?
«Alla Camera i giochi sembrano fatti e il distacco incolmabile, il premio di maggioranza andrà alla coalizione Pd-Sel. Al Senato, invece, sono più aperti che mai, con la prospettiva di un’alleanza post-voto Bersani-Monti. Ma il Berlusconi scatenato punta ora a conquistare la maggioranza di Palazzo Madama. Una Camera a testa, Parlamento spaccato: per il Pd sarebbe una mezza sconfitta e per Berlusconi una mezza vittoria. Per l’Italia, qualcosa di simile a un disastro».
Il pd deve reagire con programmi netti e comprensibili da tutti i cittadini.Per quanto riguarda le alleanze deve guardare al centro Montiano e stare attento a non tornare alla vecchia unione che impedì il governo a Prodi.Occorre inoltre una grande collaborazione di tutti all’interno del partito con una unità eccezionale nelle strategie elettorali.Occorre infine che torni in piena attività Renzi,grande comunicatore di nuove politiche.Questo penso io che sarò di sicuro un elettore fedele ed appassionato.