Il Libro
Un libro denuncia, da venerdì nelle librerie, questo di Riccardo Iacona e dei suoi collaboratori di Presadiretta. Tratta della vita parallela e segreta di milioni di maschi italiani. Dopo Se questi sono gli uomini, il libro che ha documentato i tanti casi di violenza sulle donne da parte di mariti, compagni ed ex fidanzati, Riccardo Iacona, giornalista rai, propone un racconto ancora più crudo e spiazzante, ma necessario.
Che cosa stanno diventando le relazioni di coppia in Italia? Queste pagine registrano la voce più inconfessabile dei maschi italiani. Padri di famiglia, mariti all’apparenza integerrimi, fidanzati premurosi che frequentano abitualmente escort di lusso, prostitute di strada o bordelli oltreconfine.
Milioni di clienti. O ancora uomini che farebbero carte false pur di portarsi a letto una minorenne, fregandosene di rischi, denunce, controlli. Sono loro stessi a parlare, finalmente. Senza filtri. Tra cronaca e testimonianza diretta.
Dal caso delle “baby squillo dei Parioli” alle altre lolite che oggi riempiono le aule dei tribunali. E ancora i tantissimi minorenni, ragazzi e ragazze, incontrati fuori dalle scuole, per i quali il sesso è ormai pura merce di scambio, usa e getta.
Questo libro racconta un’emergenza di cui nessuno si cura. Scomparse le istituzioni, decimati i consultori e i servizi sociali, l’educazione sentimentale e sessuale è diventata un tabù, meglio tacere. Ed è proprio questo silenzio che produce mostri.
Gli Autori
Riccardo Iacona è giornalista da più di vent’anni. È autore e conduttore della trasmissione PRESADIRETTA su Rai3. Per Chiarelettere ha scritto l’italia in presadiretta (2010) e se questi sono gli uomini (2012).
Liza Boschin, Federico Ruffo, Elena Stramentinoli lavorano come inviati della trasmissione PRESADIRETTA.
Per gentile concessione dell’Editore pubblichiamo l’introduzione di Riccardo Iacona
Questo libro è strettamente legato all’ultimo che ho scritto,
Se questi sono gli uomini (Chiarelettere 2012). Già
allora, durante le presentazioni in varie parti d’Italia,
avevo annunciato ai lettori che era mia intenzione andare
avanti nel racconto. E soprattutto più in profondità, per
cercare di capire meglio cosa c’è attorno alla questione
della violenza sulle donne. Ora, nessuno mette più in
dubbio il carattere endemico del fenomeno: basta leggere
le statistiche e, purtroppo, anche le pagine dei giornali
che quasi ogni giorno riportano casi di donne uccise dai
propri compagni o dagli ex. Ma i numeri ci dicono che il
territorio in cui questi comportamenti sono consentiti è
vasto, che non solo sono tanti, troppi, gli uomini che usano
concretamente l’arma della violenza, dell’intimidazione,
dell’oppressione psicologica, quelli capaci di «alzare le
mani», ma sono ancora di più i cosiddetti «simpatizzanti»,
quelli che le botte non le danno, ma vorrebbero che la
donna fosse sottomessa e, se potessero, qualche schiaffo
lo mollerebbero anche loro.
A questi si aggiungono i «negazionisti», quelli che pensano
che il tema non esista, che anzi la realtà sia radicalmente
diversa – sono le donne a opprimere gli uomini – e che
se si fa chiasso attorno al femminicidio o alla violenza di genere è solo colpa della lobby femminista, aiutata da una serie di maschi traditori, spesso apostrofati come «froci».
Ma rimane la questione: quanto grande è quella parte di
maschi nel nostro paese a cui piace come pazzi «tenere sotto»
le donne, da ogni punto di vista, quello sessuale prima di
tutto? Per rispondere occorre immergersi fin dentro la pancia
dei maschi italiani, sentirne tutti i borbottii e sopportarne
tutti i miasmi.
C’è un luogo dove le pance si esprimono al meglio ed è
quello della prostituzione, l’unico territorio dove gli uomini
sono contenti delle donne che incontrano. Ci sarà un motivo,
o no? Una cosa è certa: gli uomini italiani che vanno
a prostitute non sono pochi, al contrario sono milioni. I
numeri parlano di nove milioni di prestazioni sessuali a
pagamento all’anno e di una platea di due milioni e mezzo
di clienti. Una stima cui si è arrivati moltiplicando il numero
delle prostitute che operano in Italia per il numero di
clienti al giorno, ma che tiene conto solo delle prostitute
di strada – settantamila secondo il dipartimento per le Pari
opportunità della presidenza del Consiglio – e lascia fuori
dal calcolo quelle che lavorano a casa e quelle che utilizzano
i siti internet per negoziare incontri, tariffe e prestazioni. Di
questa nuova frontiera dello scambio sessuale a pagamento si
sa poco, anche se la cronaca ci dice che si tratta di un mercato
in enorme espansione, parallelo a quello della strada, con
numeri altissimi. Basta andare su internet per rendersene
conto: digitate sul motore di ricerca del vostro computer
la frase «cerco donna» e otterrete più di dieci milioni di
pagine e migliaia di siti specializzati. Adesso siate ancora
più espliciti e digitate «cerco escort»: i risultati saranno un
milione e centinaia i siti specializzati.
C’è un altro limite alle ricerche degli studiosi: prostituirsi
non è un reato e neanche pagare una donna per fare sesso.
Solo l’induzione e lo sfruttamento della prostituzione lo
sono. Così le statistiche dei reati non ci dicono nulla sulla
dimensione del fenomeno e gli uomini che pagano le donne
rimangono nelle loro macchine, nel buio delle strade,
nelle case, davanti agli schermi dei computer, senza nome
e cognome, consumatori indistinti. È talmente difficile
individuarli che anche chi si occupa di questo fenomeno
da anni ne ha incontrati pochissimi, e tra questi si contano
sulle dita di due mani quelli disposti a raccontare la
loro storia.
Claudio Magnabosco, autore nel 2002 del bellissimo
libro Akara-Ogun e la ragazza di Benin City (Jaca Book),
in cui ha raccontato il suo incontro con una giovane prostituta
nigeriana poi diventata sua moglie, conosce da
vicino i clienti italiani. Nel suo impegno a favore delle
donne prigioniere del mercato sessuale, li ha incontrati
sulle strade o in gruppi di discussione che ha organizzato in
tutta Italia per cercare di sensibilizzare gli uomini sulle loro
responsabilità nella tratta delle giovani donne straniere che
riempiono a migliaia i marciapiedi della penisola. Tuttavia
anche lui, che fa questo lavoro da dieci anni, oggi fatica a
parlare con i clienti: «I gruppi che un tempo riuscivo ad
animare in tutte le regioni, oggi sono diminuiti» mi ha
scritto quando l’ho contattato. «Non ho persone che si
rendano disponibili a parlare in pubblico, come un tempo
succedeva e, quindi, ho pochissime possibilità di trovare
degli uomini che si facciano intervistare in quanto clienti.
Sto cercando di motivarne alcuni, indicando loro l’utilità
dell’intervista, ma è dura.»
Ecco, questo è il buio che avevamo davanti quando
abbiamo iniziato, talmente denso da scoraggiare chiunque
volesse cercare di addentrarsi. Con questo libro abbiamo
provato a squarciarlo un po’ e a intravedere qualcosa oltre.
L’abbiamo fatto con Liza Boschin, Federico Ruffo ed Elena
Stramentinoli, giovani giornalisti che sono cresciuti con
me nella squadra di Presadiretta. Non è un racconto facile
da mandare giù, ma è quello che siamo. E questo è quello
che abbiamo visto.
Riccardo Iacona, Utilizzatori Finali,
Con Lisa Boschin, Federico Ruffo, Elena Stramentinoli
Ed. Chiarelettere, Milano 2014, pagg. 208, € 13, 60