La situazione politica italiana resta sempre incandescente. Il governo difende la manovra insensibile alle reazioni internazionali e ai mercati. Intanto sull’Italia si sta per abbattere il giudizio delle agenzie di rating. Si teme il declassamento. Con effetti pesanti per il nostro Paese.
Come si svilupperà il quadro politico italiano? Ne parliamo con Fabio Martini cronista parlamentare del quotidiano “La Stampa”.
Fabio Martini, l’azione politica italiana si sta sempre più collocando in senso sovranista e populista. A me pare evidente che il famoso “contratto di governo”, quello sottoscritto da Lega e 5Stelle, sta assumendo i connotati una vera e propria Alleanza politica. Siamo passati dal “partner” all’ “alleato”. Questo cambia la “natura” del governo. Ovvero si è compiuto il disegno di Salvini di un governo autenticamente “sovranista”. Per te è così?
Effettivamente le tante bocciature interne e internazionali al Def e la serrata difesa che ha impegnato Salvini e Di Maio fa segnare un salto qualitativo: i partner “per caso”, i partner che si erano presentati come avversari alle elezioni, ora sono alleati, al netto delle loro diversità ideologiche e di retroterra sociale. Alleati organici, si sarebbe detto un tempo. La discesa dei due leader, che l’altra sera davanti a palazzo Chigi hanno dichiarato “avanti tutta!”, conferma questa lettura. Certo, loro sono leader che – per la retorica propagandistica che li ispira – non potrebbero mai ammettere di tornare indietro. Per questo motivo, possiamo dire che oggi questo è un governo autenticamente sovranista.
Qualche osservatore ha affermato che “Salvini ha costruito il ‘sistema solare perfetto’”: ovvero al governo con i 5stelle e in “periferia” con i resti del centrodestra. Reggerà?
Per ora funziona. D’altra parte non è la prima volta che accade una cosa del genere. Per alcuni decenni il Psi governava a Roma con la Dc ma in periferia (Comuni e Regioni) guidava giunte rosse col Pci. Durerà questo doppio forno? Dipenderà in gran parte dalla evoluzione dentro Forza Italia.
Fa impressione l’assoluta “liquidità” di Forza Italia…Fine di quel partito?
Sotto traccia sta accadendo qualcosa: Berlusconi sta sganciando la propria immagine e la propria presenza fisica da tutto quello che è Forza Italia, che considera vecchia e superata. Se il vecchio Silvio riuscirà a riproporsi con “Comitati Berlusconi” attrattivi ed effettivamente rinnovati, la partita dentro il centrodestra potrebbe riaprirsi. Altrimenti Salvini farà quel che vuole.
La ”gara” mediatica, tra Salvini e Di Maio, continua. Una cosa appare evidente: la fine della leggenda metropolitana che affermava che Di Maio è un “moderato” , qualcuno lo aveva definito un ‘democristiano digitale’… Che ne pensi?
Sono i fatti a dimostrare quanto fosse fuorviante quella lettura dei Cinque Stelle come nuova Dc, riveduta e corretta alla luce dei tempi. Naturalmente la Dc ha avuto tante incarnazioni: De Gasperi, Fanfani, Moro, Andreotti, Donat Cattin, De Mita… Ma nel suo approccio moderato non c’è mai stato spazio per il populismo, ma semmai una concezione del potere incardinato su una solida classe dirigente, su un partito scalabile sempre e da chiunque: questo le ha consentito di rinnovarsi e di dominare il Paese per 45 anni. Nulla di tutto questo accade con i Cinque Stelle.
Guardando ai comportamenti e alle dichiarazioni anti UE dei due capi politici, Di Maio e Salvini, è evidente il disegno politico ed economico. Loro, ormai, perseguono un chiaro obiettivo: far saltare gli equilibri politici europei, lo dicono strillando sui media con toni pesanti e complottistici. E la manovra, ci torneremo sopra, serve per aumentare la propaganda anti-UE. Quindi quale Europa vogliono costruire? Può esistere una UE governata dai sovranisti? Non trovi che sia una contraddizione?
In effetti anche i meno dietrologi cominciano a convincersi che nella tenace tenuta del governo – impermeabile a qualsiasi critica – possa esserci un disegno destabilizzante: far saltare gli equilibri europei e dunque far nascer una Europa delle Nazioni, svincolate da un destino comune. Un’Europa di nuovo geografica e non più politica. Per coltivare un disegno di questo tipo occorre avere le spalle ben coperte. Le hanno? Oltre ai russi, anche i trumpiani stanno sostenendo con i loro dollari l’impresa giallo-verde? Se così fosse, nei prossimi mesi – prima delle elezioni Europee – potremmo veder giocare in Italia una partita strategica molto rilevante. Con armi non convenzionali, al momento imprevedibili.
Un tempo (fine anni 80) avevamo Kohl e Mittterand. Autentici statisti che hanno fatto l’UE . Adesso i nuovi “architetti” sono Le Pen e Salvini…Un bel salto…all’indietro
Se sarà un salto all’indietro questo lo vedremo. Certo, è un bel salto. Kohl e Mitterrand esprimevano lo spirito di due popoli che avevano combattuto guerre sanguinarie e che volevano chiudere quella stagione. Loro stessi avevano vissuto per esperienza diretta e personale quelle vicende. In questo caso abbiamo due leader giovani: potremmo dire che sembrano totalmente privi di memoria storica, ma faremmo un’illazione. Sicuramente insensibili all’Europa cresciuta in questi anni: in pace e con un benessere diffuso, il più elevato in tutta la storia.
E in tutto questo disegno disgregatore Vladimir Putin sta a guardare?
Sempre difficile leggere bene quel che sta facendo Putin. La sua decisione di aumentare l’età pensionabile ci dice che anche la Russia fa fatica a quadrare i conti. Certo la Russia è tornata ad essere un grande player internazionale, probabilmente alimenta i movimenti populisti di mezza Europa, ma il suo Pil è più basso di quello dell’Italia e dunque i suoi disegni espansionistici hanno comunque un limite.
Tornando alla manovra del popolo: ha ricevuto, tra gli altri, tre colpi pesanti: uno da Banca Italia , dalla Corte dei Conti e l’altro dall’Ufficio parlamentare. Tre organismi importanti. La reazione di Di Maio nei confronti delle critiche di Banca Italia è stata stizzita. Il fuoco di sbarramento è stato impressionante . Ma per i due azionisti tutto ciò vale zero. Dunque si va avanti (spread permettendo). Dunque si è capito che è una manovra elettoralistica: potrà, forse, con molti dubbi, accontentare l’ elettorato di Di Maio, e , in parte, quello della Lega. Però resta il disegno velleitario che distribuendo soldi ci sarà la crescita. Insomma una politica economica grossolana?
Una manovra piena di suggestioni molto popolari, a cominciare dalla riforma della Fornero. Ma per attuare questi interventi, l’Italia deve arrivare “viva” al traguardo di inizio 2019. Un primo inciampo è dimostrato dai sondaggi: la popolarità delle forze di governo, pur in leggero calo, resta alta ma il gradimento sulla manovra si sta abbassando. Fanno paura i suoi effetti destabilizzanti. Il secondo inciampo sono i mercati: una prolungata tensione può indurre il governo ad ammorbidire alcune misure. Diminuendone l’ effetto elettoralistico.
Come ti spieghi il ruolo di Tria? E’ sempre meno autonomo…
Da più di 20 anni i governi hanno affidato la politica di bilancio a tecnici di alto profilo, con una autorevolezza tale da risultare condizionanti e non contestabili: Ciampi, Visco, Tremonti, Padoa Schioppa, Padoan. E ora? Ora sta per finire l’equivoco di un governo fortemente sovranista e fortemente contestatore della dottrina europeistica e nel quale alcuni tecnocrati garantiscono l’ordine costituito. Tria e Moavero hanno “retto” sino a quando Di Maio e Salvini non hanno spinto il pedale dell’acceleratore. Ora si trovano oggettivamente spiazzati. E si può persino immaginare che prima o poi Tria possa lasciare.
Ultima domanda sul PD. Martina dice: “abbiamo capito la lezione degli elettori”. L’hanno capita davvero?
Come battuta in un comizio è stata davvero efficace. Ma è restata lì: nessuno ha capito quale fosse la lezione mandata a memoria. La rimozione delle ragioni profonde della storica sconfitta del 4 marzo 2018 pesa sul futuro del Pd e ne mette in discussione la sopravvivenza come soggetto organizzato.