La campagna elettorale è, praticamente, cominciata. Quali strategie metteranno a punto i partiti? Ne parliamo con Tommaso Labate. Labate è stato cronista politico del “Riformista”, del “Corriere della Sera” e di “Pubblico”.
Allora Labate la “salita in politica” di Monti, per qualche osservatore, segna la nascita di un nuovo bipolarismo. Ovvero non più la competizione tra PD e PDL ma, invece, tra PD e un Centro guidato da Monti. Relegando così Berlusconi nell’ambito della destra populista. Sarà questo lo schema della prossima campagna elettorale?
Mah questa è un’ipotesi. Che ci sia una battaglia nel fronte europeista, tra Monti e il Centrosinistra è evidente perché trattiamo di due gruppi che non hanno al loro interno degli elementi antieuropeisti, come in quello berlusconiano, quindi se consideriamo da Vendola estrema sinistra del fronte di centrosinistra fino a Fini che è la destra del fronte monti abbiamo partiti europeisti. Sul fronte elettorale c’è un altro schema su cui possiamo ragionare: perché se è vero che Monti può sottrarre al Pd pezzi di società, di opinione pubblica e voti è vero che in termine di seggi Monti può favorire Bersani perché prima della scelta di Monti, tolto Grillo, tutto il consenso nel Senato era catalizzato per la maggiore da Grillo e Berlusconi, invece ora c’è un altro che rischia di togliere voti al secondo e favorire Bersani che è favorito in tutti i sondaggi.
Veniamo a Monti. L’uomo sicuramente si è mostrato come un buon negoziatore. Si presenta come nuovo però si allea con Fini e Casini. Insomma quanto è credibile l’operazione Monti? Quali sono i suoi limiti?
Per quanto riguarda la credibilità dico che è molto credibile. Ora scendendo in campo in prima persona, viste le prime risposte che questo ha avuto, posso dire che ha tutto da perdere anzi rischia di dilapidare quel patrimonio che l’essere super partes, l’essere considerato l’unica vera risorsa della repubblica gli aveva consegnato. Quindi credo che abbia il merito di portare il dibattito sui temi concreti perché su quell’agenda tutti dovranno misurarsi. Detto questo dal punto di vista politico emergono due cose: a) lo schema di Monti, i suoi compagni di strada, Casini e Fini, sono gli stessi di Berlusconi del 94, se avesse Bossi Monti rifarebbe il “popolo della libertà” e questo non è un bene. Dal punto di vista della comunicazione, tolta la pessima scelta di un simbolo che è a metà strada tra il vecchio Ccd di Casini e un simbolo della Protezione Civile, l’unica cosa meritoria è il suo nome sulla lista. Però cosa succede se l’UDC prendesse più voti della Lista Monti? Monti rischierebbe di essere, per il Paese, il numero due di Casini e dilapiderebbe quel pezzo di patrimonio che ancora è riuscito a conservare che è quello della grande credibilità internazionale.
Parliamo del PD. Bisogna riconoscere a Bersani di avere, fino adesso, azzeccato le mosse con le “primarie” . Ma reggerà la competizione al “Centro” contro Monti?
Questo ce lo diranno solo le urne. Penso però che la tattica del Partito Democratico di questi ultimi giorni sia far marcare stretto Monti non dalla sinistra del partito, non da Fassina o Vendola, ma proprio dall’ala riformista della coalizione. Infatti chi più ha attaccato Monti, anche con parole forti, è stato Massimo Mucchetti Editorialista e vice direttore del Corriere della Sera, uno che difficilmente si può scambiare per un rivoluzionario. Potrebbe essere una tattica nuova, segno che Bersani gioca una partita con Monti al centro.
Di fronte all’offensiva mediatica di Monti e Berlusconi Bersani ostenta tranquillità. Non è un po’ troppo sicuro?
Non so se sia troppo sicuro, la stessa tranquillità che sta mostrando Bersani ora la ebbe anche nel 2009, quando più di un osservatore politico dava per scontata la vittoria di Franceschini, stessa cosa per la leadership delle primarie, quando molti più osservatori ancora scommettevano su una vittoria di Renzi. Non so se si sarà ancora un “non c’è due senza tre”, detto questo mostrarsi tranquillo fino ad ora ha portato bene a Bersani, ma se sarà ancora così lo sapremo solo il 25 febbraio.
E Il Cavaliere?
Dal punto di vista della credibilità di Berlusconi io non riesco ad immaginarmi come possa esserci ancora una fetta del Paese che creda alle promesse di Berlusconi dopo che per ben tre volte è stato al governo del paese. Parliamo del leader politico che aveva promesso meno Stato e meno tasse e ci ha lasciato più Stato e una pressione fiscale notevole. Non è detto che rivinca la quarta. Però è un leader che ha dimostrato che ha nella campagna elettorale la sua vera forza. È un uomo politico che è ancora in grado di convincere su un progetto desueto, fallimentare.
Ultima domanda: Quale sarà lo scenario più probabile?
Lo scenario più probabile? Dieci giorni fa avremmo detto che si sarebbe stato un pareggio al Senato e che quindi Monti sarebbe stata la riserva chiamata in campo per guidare il Paese. Adesso la situazione è cambiata perché la presenza in campo di Monti potrebbe aiutare, ripeto, il centrosinistra ad avvicinarsi alla maggioranza assoluta e in caso di maggioranza assoluta ovviamente Bersani sarebbe chiamato a formare il nuovo governo. Io difficilmente immagino leadership nel caso in cui il centrosinistra non arrivi a governare il Senato, in quel caso ci potrebbe essere il rischio di ritornare, a breve, alle urne.