La Fine di un pontificato. Intervista a Marco Politi

Giovedì prossimo Papa Ratzinger lascerà , come si sa, il suo ministero di Vescovo di Roma. Dalle 20 di giovedì la sede apostolica, quindi, sarà vacante. Intanto Benedetto XVI ha emanato il “Motu Proprio” sul Conclave. Si tratta, ha detto il portavoce vaticano Padre  Lombardi, di “piccole modifiche” allo scopo di armonizzare l’Ordo Rituum Conclavis con la Costituzione Universi Dominici Gregis.

Il Motu Proprio, che letteralmente significa ‘di propria iniziativa’, dovrebbe ridurre i tempi minimi di durata della sede vacante per consentire di iniziare al più presto il Conclave che eleggerà il successore di Benedetto XVI.  La Chiesa cattolica sta vivendo un periodo difficile.  Ne parliamo con Marco Politi vaticanista del “Fatto Quotidiano”. Politi è autore anche del saggio, pubblicato da Laterza, “Joseph Ratzinger. Crisi di un papato”.

Politi, incominciamo dalle dimissioni di Benedetto XVI: “rivoluzione” o “fallimento”?

È una rivoluzione senza virgolette perché è un gesto studiato, deciso lucidamente e da un lato tiene conto con umiltà e nobiltà dei limiti stessi del Papa Ratzinger nel governare la Chiesa, dall’altro completa la riforma di Paolo VI che voleva ringiovanire la gerarchia ecclesiastica e quindi aveva decretato che i vescovi non potessero superare i 75 anni per il loro ministero, i Cardinali sopra gli 80 anni non potevano più  essere nel Conclave, e adesso il Papa indica anche per i suoi successori un cammino, cioè tenere conto che, di fronte agli sviluppi della società moderna, è bene che un Papa si ritiri se non è più nel pieno delle sue forze fisiche e spirituali. Poi c’è un terzo elemento che di fronte agli intrighi di fronte allo sbando della curia romana azzera tutto e permette al suo successore di ricostruire la Curia.

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