Stiamo assistendo, da un po’ di tempo, nel dibattito pubblico e nei mass -media a una riscoperta della figura di Adriano Olivetti. Continua a leggere
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Scola e la laicità. Intervista a Stefano Ceccanti
La settimana scorsa Angelo Scola, arcivescovo di Milano, ha affrontato, durante il discorso di Sant’ Ambrogio, il tema della laicità dello Stato. Un discorso, quello del Cardinale ciellino, che ha suscitato molte discussioni. Vogliamo offrire ai nostri lettori una serie di interventi che ne evidenzino gli aspetti più controversi. Ne parliamo, oggi, con il senatore Stefano Ceccanti. Ceccanti è ordinario di Diritto Costituzionale all’ Università “La Sapienza” di Roma
Per un PD “liberal”. Intervista a Giorgio Tonini
Nel PD, in questi giorni, si discute molto di “Primarie”. Matteo Renzi, sindaco di Firenze, è già in pista da qualche giorno. Con il suo “camper” gira la penisola incontrando amministratori e simpatizzanti. Oltre al Segretario Bersani sono in campo altri esponenti del PD (Laura Puppato e Beppe Civati). Da segnalare la presenza in queste primarie di Bruno Tabacci e, quasi sicuramente (vuole garanzie che non siano un congresso “mascherato”), di Nichi Vendola. Altri, forse, se ne aggiungeranno (Rosi Bindi?). Insomma primarie affollate. Comunque saranno un’occasione di far conoscere la proposta di governo del centro-sinistra. E per il PD anche un modo per far emergere la sua anima riformatrice. Per parlare di questo abbiamo intervistato il Senatore Giorgio Tonini, esponente dell’area liberal del PD, autore- con il collega Enrico Morando – del libro, uscito in questi giorni edito da Marsilio, “L’Italia dei democratici”.
Don Primo Mazzolari: un profeta per l’oggi
Il titolo che abbiamo dato, a questo “pezzo”, non sorprenda ma leggere questo libretto, pubblicato da Chiarelettere nella collana Istant Book, dal titolo “antico”,infatti richiamano le parole del Vangelo, “Come pecore in mezzo ai lupi” (pagg. 150 € 7,00), fa un salutare effetto: la parola profonda di ogni testimone del Vangelo interroga sempre la nostra quotidianità. Continua a leggere
Grammatica dell’esistenza
Enzo Bianchi continua, con questo nuovo libro, a proporre una grammatica dell’esistenza profonda e antica.
L’itinerario iniziato con il bellissimo Il Pane di ieri, prosegue, ora, con Ogni cosa alla sua stagione
(Ed. Einaudi, pagg. 127, € 17,00). Libro profondamente laico, perché profondamente religioso.
Lui, monaco, fondatore della Comunità di Bose ( che si trova in Piemonte, vicino a Biella, ed è uno dei luoghi più preziosi del Cristianesimo contemporaneo), esprime così una profonda fedeltà alla terra, in quanto opera di Dio e del processo di umanizzazione della storia dell’uomo.
“Ora che avverto quotidianamente – scrive Enzo Bianchi – l’incedere della vecchiaia, la memoria mi riporta sovente a luoghi in cui ho vissuto o dove sono passato nei miei numerosi viaggi e che hanno
suscitato affetti o sentimenti diversi”.
Allora ecco il “mondo” dell’autore: il Monferrato, luogo dell’infanzia e dell’adolescenza (i bric, il paese situato sulle colline, con il suo dialetto, le sue usanze, i suoi “riti” laici (come il falò), con la vita dura della campagna – fatta di fatiche, di stenti ma anche di solidarietà (belle le pagine dedicate all’ospitalità dei viandanti). Il Monferrato, quindi, è il luogo della educazione ai valori essenziali della terra). Poi c’è Torino, la città degli studi universitari, Gerusalemme (dove ha studiato l’ebraico per comprendere in profondità la Parola), Santorini, con la sua luce forte, luogo del Mediterraneo. Tutti luoghi importanti per l’autore che ne hanno arricchito la sua umanità.
Ma il luogo “principe” è la cella: “è da lì che osservo il mondo, gli eventi, le persone che me lo rendono familiare e amato; ed è lì che assumo consapevolezza delle gioie e delle sofferenze che attraversano i miei giorni, ed è lì che prendono forma con cui tento di narrare qualcosa della mia vita e della mia fede nella compagnia degli uomini”. Enzo Bianchi è un uomo saggio e realista. Non c’è nulla di sdolcinato nelle sue parole sulla cella. “Tra quelle quattro mura la verità dell’uomo è messa alla prova nel rapporto nel rapporto
con il proprio corpo, con il cibo, con la propria sessualità, con il tempo, con gli altri, con l’avere, il fare, con Dio stesso, con tutte quelle presenze quotidiane che, paradossalmente, fanno percepire il proprio peso attraverso l’assenza”. Così la cella diventa luogo di “combattimento” e di benedizione, il crogiolo che libera dalle scorie dell’inessenziale per forgiare il monaco nella sua verità più profonda.
Così da quella cella passa in rassegna la sua vita, e il racconto si fa intenso.
Ecco, allora, che nel libro scorrono i personaggi che hanno reso uomo, nel senso più alto del termine, il nostro autore. Così si imbattiamo nel ritratto del padre, Pinèn, un socialista burbero, ateo, dotato di un forte senso della giustizia capace di leggere gli uomini con uno sguardo e con ironia, oppure in quello di una donna umile e povera, Teresina del Muchet, che produceva robiole,” un’icona della gratuità e della bontà dell’essere umano anche nella sua dimensione più selvatica”. Ma le parole più dolci sono quelle per Etta e Cocco, la coltissima maestra e la postina del paese, che sono state per l’autore più che due madri adottive. Grazie ai loro risparmi Enzo Bianchi poté studiare. Un’altra tappa fondamentale nella vita dell’autore. Senza dimenticare gli amici dell’infanzia e di gioventù con i quali “ha imparato a vivere”.
Il libro, poi, è un inno alla gratitudine e all’essenzialità della vita. In questo senso i piaceri della vita possono essere gustati in profondità (splendide, al riguardo, le pagine dedicate al vino).
Per vivere, dunque, bisogna imparare a vivere. “Si, imparare è una attività che ci accompagna per tutta la vita, non tanto perché ‘gli esami non finiscono mai’, ma piuttosto perché ogni giorno, anche a sessanta, a settant’anni e oltre, apprendiamo a vivere fino a imparare a morire. Si, per amare l’autunno della vita occorre
imparare l’ars moriendi, l’arte del congedo”. Così la vecchiaia non è una “dimunutio”, un diminuire, ma al contrario una intensità interiore con cui lo sguardo sul mondo fugge dal cinismo. Proprio
come scrive San Paolo : “Se il mio uomo esteriore si va disfacendo, c’è il mio essere interiore che può rinnovarsi ogni giorno”. Così, con questa saggezza umana e cristiana, si fa bella la terra.